La parola ai «pentitissimi» di Prima linea In carcere hanno rinnegate il terrorismo

La parola ai «pentitissimi» di Prima linea In carcere hanno rinnegate il terrorismo Al processo ripeteranno le deposizioni fatte al giudice istruttore? La parola ai «pentitissimi» di Prima linea In carcere hanno rinnegate il terrorismo Nel processo contro gli uomini di •Prima linea» è l'ora della deposizione dei •pentitissimU. Imputati di banda armata, carichi di ■mandati di cattura per un'infinità di reati, Sergio Zedda, Roberto Vacca e Roberto Sandalo hanno rinnegato, in carcere, la politica del terrorismo e hanno cominciato a raccontare tutto quello che ricordavano dell'organizzazione. Al processo vogliono ripetere, punto per punto, le deposizioni rese a verbale al giudice istruttore. Nelle prime due gabbie, con un gruppo di ragazze, imputate di minore conto, hanno ascoltato sema battere ciglio gli insulti dei duri efie, poco-poco, li chiamano •infami». Fanno orecchie da mercante quando sentono che «il proletariato li ha già condannati a morte» e che «la sentenza verrà eseguita al più presto». Dicono che la loro dissociazione dalla lotta armata è ormai definitiva: sperano soltanto che i giudici applichino con generosità la 'legge Cossiga» che consentirebbe loro di avere un abbuono decisivo sulla pena da scon¬ tare in carcere. «Il loro contributo — ammettono gli stessi magistrati — è stato, fin dalle prime battute, di eccezionale Importanza». Pezzo dopo pezzo, hanno fornito i tasselli di un 'puzzle» che ha messo gli inquirenti nelle condizioni di smantellare •Prima linea». Avevano un'enorme quantità di particolari da riferire. I covi, le basi di appoggio, i militanti, gli irregolari e i fiancheggiatori sono stati scoperti. Sergio Zedda, 21 anni, Val di Susa, dirigente della •Ronda di Orbassano» con la promessa di essere nominato colonnello nell'esercito dell'insurrezione comunista, viene arrestato il 19 marzo 1980. Con Giuseppina Cevrero tenta di entrare nella soffitta di piazza Vittorio 21. Non sa che la «base» è già stata •bruciata» dalle confessioni di Vittoriano Mega e invece dei complici trova i carabinieri di Dalla Chiesa. Parla subito. A Torino ci sono una decina di •Ronde» che vengono coordinate da un comando di ronda. E, come per certi versi accade anche nei partiti politici, si ri¬ trovano amici, parenti, cugini, fidanzate. Cosi fra i soldati di •Prima linea» c'era anche il cugino di Sergio Zedda, Guido Manina che stava con Olga Girotte ed era compagno di scuola di Marco Fagiano. Tutti erano grandi amici di Fabrizio Giai il quale, a sua volta, era molto legato a Stefano Milanesi (che stava con Marilena De Matteis) e a Matteo Caggegi ucciso in un conflitto a fuoco. D'altra parte i vertici del¬ l'organizzazione avevano parlato chiaro: «Per la clandestinità reclutiamo soltanto gente di cui conosciamo bene 11 passato, il temperamento e l'affidabilità». Cosi Rosetta D'Ursi è sorella del latitante Francesco; Donatella Di Giacomo è sorella di •Pio» Lucio e stava con Franco Albesano che durante la prima udienza ha mandato a quel paese il presidente della Corte di assise e si è fatto cacciare dall'aula. Roberto Vacca, 20 anni appena compiuti, cagliaritano trapiantato a Torino, aderisce a •Prima linea» dopo avere frequentato il circolo •Barabba». Lo inizia Gian Carlo Scotoni. Roberto Vacca — nome di battaglia Alfio — affitta un alloggio in via Tallone che serve come base dal primo gennaio 1979 per qualche mese; ospita Bruno Laronga, ferito dopo l'attentato di via Millio; ruba auto, due vengono utilizzate per la rapina a Druento. Di queste cose racconta tutto: nomi di protagonisti e di complici, circostanze ed episodi. Dice che Zambianchi e Rosso lo hanno incaricato di «instaurare dei rapporti politici con gli operai» dopo la sua assunzione in Fiat. Ma il personaggio più importante, il Patrizio Peci di •Prima linea», è Roberto Sandalo che ai tempi della sua militanza nel partito armato era ^Robby il pazzo». Quando 'PieUe» nasce è fra i fondatori. Partecipa all'omicidio del barista Civitate, spara al vigile Mona durante l'assalto alla banca di Druento, è nel commando che assassina il dirigente Ghiglieno. •Prima linea» gli sembra tuttavia organizzazione di poco conto e prende contatti proprio con Peci per passare fra le •Brigate rosse» che dovevano essere considerate una specie di università del terrorismo. Fa il sottotenente fra gli alpini (per raccomandazione) poi, arrestato, fa i nomi di una trentina di ex amici fra cui Laronga, Bignami, Sergio Segio, Silveria Russo, Michele Viscardi. Indica anche fra i dirigenti del comando nazionale Marco Donat-Cattin e, dopo poco, mette nei guai anche DonatCattin padre e fa tremare il presidente del Consiglio Cossiga nei confronti dei quali si ventila l'ipotesi di favoreggiamento. Svela l'organigramma dell'organizzazione, le basi, i covi, gli obiettivi. Dice: «Se da un bel pezzo non ammazzano più nessuno a Torino lo si deve a me e a Peci», ma teme di essere fatto fuori, magari con una pillola di 'yeleno a effetto ritardato. Scrive un libro di memorie e si lamenta perché gli inquirenti dopo avergli fatto ponti d'oro con promesse e assicurazioni gli hanno fatto vedere fino a ora soltanto II Ponte sul fiume* Kway. Lc-rtJHK) Del Boca Roberto Sandalo

Luoghi citati: Druento, Orbassano, Torino