Quando lo Stato spreca e ruba
Quando lo Stato spreca e ruba L'economista Rota accusa: «Ci sottrae migliaia di miliardi» Quando lo Stato spreca e ruba Quasi metà della ricchezza prodotta dagli italiani finisce nelle casse dell'amministi-azione - Solo una piccola parte è impiegata per i fini istituzionali - L'inefficienza dei servizi pubblici costringe a creare doppioni privati Sprechi e furti di Stato, un «affare» da decine di migliaia di miliardi, forse centinaia di migliaia di miliardi. Oggi se ne può parlare senza troppi sospetti, con la speranza di non essere accusati di incentivare l'evasione fiscale: è l'ultimo giorno per la consegna dei «740» e dei «101»; la stragrande maggioranza degli italiani il suo dovere di contribuente l'ha assolto, un'altra volta, mugugnando più che protestando. Sulla spesa pubblica non ha mancato di esprimere critiche molto dure persino la Banca d'Italia, l'altro ieri. Gli sprechi e i furti di Stato alimentano l'inflazione, vanificano tanti sforzi, provocano ingiustizie e la perdita di fiducia dei cittadini verso le istituzioni. .Ecco perché quando si dice che l'evasione fiscale è oggettivamente eversiva, si dovrebbe aggiungere che anche il prelievo fiscale può essere oggettivamente eversivo, e lo è quando copre sprechi e inefficienze.. La precisazione è di Giorgio Rota, professore di Economia all'Università di Torino, uno dei maggiori esperti d'inflazione e spesa pubblica. Quest'anno, soltanto le entrate tributarie si prevede ammonteranno a poco meno di novantamila miliardi di lire, quasi certamente la pressione fiscale si manterrà sopra il 40 per cento. Metà della ricchezza che il Paese produrrà finirà allo Stato, il quale di ogni cento lire incassate ne utilizzerà soltanto sei per l'istruzione, per la difesa, per la giustizia, per quella parvenza di ordine interno. E il resto? E' una domanda legittima per tutti gli onesti, per quelle categorie che sono diventate le più tartassate del mondo industriale, che sono arrivate al limite oltre il quale non conviene lavorare di più. Il parlamentare Piero Bassetti ha denunciato che l'Italia spreca circa quarantamila miliardi; a causa dell'inefficienza della pubblica amministrazione finanziamo una polizia pubblica e una privata, una giustizia pubblica e una privata (il ricorso all'arbitrato), una sanità pubblica ed una privata. Siamo tassati per le poste, ma quando vogliamo che una lèttera arrivi in tempo siamo costretti a pagare un corriere privato. Lo stesso vale per i trasporti e per tanti altri servizi. L'italiano ne è consapevole; per questo si lamenta quando deve pagare le tasse o vede le trattenute sulla bustapaga. «La demagogia delle tariffe basse ci costringe a pagare i servizi due volte, ribadisce il professor Rota. Secondo lui. queste le soluzioni: ridurre l'area dell'intervento pubblico, far crollare tutti i monopoli di Stato possibili, mettere in concorrenza anche i medici Saub, gli ospedali, le scuole, e che ognuno fosse libero di scegliere. Lo Stato dovrebbe limitarsi ad assegnare ai cittadini i «buoni» per pagare l'iscrizione alla scuola, la par¬ cella del medico. Il singolo li verserebbe a chi gli offre il servizio migliore. Cosi trionferebbe l'efficienza e la qualità, naturalmente dopo che lo Stato avesse imposto il rispetto delle leggi di mercato a tutti, anche gli enti pubblici che resterebbero in funzione soltanto a condizione di avere i bilanci in attivo. Qualche Paese il sistema dei «buoni», dei «voucher», l'ha già adottato. Oltre ad essere sprecone e pappone, il nostro qualche volta è persino uno Stato ladro. Rota fornisce prove: ruba quando espropria, quando sui soldi avuti in prestito paga interessi in media dell'11 per cento, mentre l'inflazione galoppa sul 21 per cento. I dieci punti di differenza, migliaia di miliardi, vanno a vantaggio dell'amministrazione statale. Una beffa per i risparmiatori, un regalo per gli spendaccioni. Lo Stato ruba anche quando colpisce redditi inesistenti. Tipico il caso dell'imposta del 3 per cento sui rendimenti finanziari: gli interessi vengono tassati non considerando che tenere i soldi in banca oggi non dà guadagni, ma costa, perché le cento lire depositate .in banca l'anno dopo valgono soltanto novanta. Anche questa è una truffa da migliaia di miliardi l'anno. La lista dei furti legalizzati è lunga. Non si comporta da ladro, lo Stato, quando non paga gli interessi di mora ai dipendenti pubblici? Oppure quando non tiene fede alle promesse sulle pensioni? Quando, ancora, stabilisce effetti retroattivi per certe leggi e non restituisce l'ilo;- a chi l'ha versata prima che venisse dichiarata •anticostituzionale»? Rodolfo Bosio
Persone citate: Giorgio Rota, Piero Bassetti, Rodolfo Bosio, Rota
Luoghi citati: Italia
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