Il Sid doveva fare indagini su Selli, ma che cosa scoprì?
Il Sid doveva fare indagini su Selli, ma che cosa scoprì? Un giornalista l'aveva denunciato come spia Il Sid doveva fare indagini su Selli, ma che cosa scoprì? Gli alti ufficiali dei servizi segreti facevano parte anche essi della Loggia P2 • Oggi il magistrato interroga il capitano Labruna ROMA — L'obiettivo torna sul Sid, sui suoi segretissimi rapporti finiti nelle mani di Lido Gelli, sulla fraterna collaborazione tra gli uomini-chiave dei servisi e il capo della Loggia P 2: oggi, al Palazzo di Giustizia di Roma, tocca nuovamente ad Antonio Labruna, già capitano e componente l'ufficio «JD» (sicurezza interna). Avrebbe dovuto essere interrogato sabato scorso, ma si era presentato senza difensore, convinto di dover essere ascollato solo come testimone. Un breve incontro col giudice Sica gli aveva tolto ogni illusione: già indiziato di reato per il trafugamento del fascicolo -M. Fo. BialU (finito poi, con tutte le possibili anticipazioni sullo scandalo dei petroli, nelle mani del giornalista Mino Pecorella Labruna potrebbe essere formalmente coinvolto, già da oggi, anche nell'inchiesta sulla fuga degli altri fascicoli coperti da segreto distato. I giudici hanno già recuperato quello sugli italiani, anche illustri, che lavorarono con i nazisti. Gli elementi da contestare a Labruna, e subito dopo allo stesso Viezzer, che attende da giorni un secondo interrogatorio, non dovrebbero mancare, dunque. A mettere suo parente. Ma la dichiarazione del giornalista sembra riferirsi soprattutto a un altro aspetto della vicenda: a quel documento, cioè, che, redatto da lui e ritrovato in casa di Viezzer, indicava Gelli come un personaggio al servizio di potenze dell'Est. Coppetti ha ricordato di aver svolto per molti anni ricerche legate all'ufologia e alla parapsicologia: nei suoi interessi, afferma, entravano però anche i servizi d'informazione. Parte di queste ricerche sono state tradotte in articoli: «Altre, a partire dai primi degli Anni Sessanta — ha proseguito il giornalista — coinvolgendo fatti e personaggi che non mi risultavano chiari né documentabili, le ho rese note a chi di dovere». 17 riferimento diventa subito dopo più esplicito: «Su alcuni giornali, mi si indica come informatore del Sid: ritengo e voglio ribadire che, come avviene in molte altre nazioni anche a sistemi politico-economici opposti, io mi sono sentito, mi sento e mi sentirò sempre in dovere, ogni qualvolta dovessi scoprire cose del genere, di rivolgermi a chi di dovere. In altre nazioni questa non è una colpa, ma un merito». g.z. a punto i dettagli, ha pensato poi, ieri a Firenze, Marcello Coppetti, il giornalista dell'Ansa che di Gelli e dei suoi traffici si era in questi anni lungamente occupato. Pier Luigi Vigna, il magistrato che sta conducendo la parte fiorentina dell'inchiesta, e Domenico Sica lo hanno nuovamente sentito ieri pomeriggio. Coppetti si era presentato come testimone volontario, e poco prima della sua deposizione aveva chiarito in una lunga dichiarazione il senso e i limiti del suo intervento nella vicenda .P2.. E' stato lui, si dice, a fornire ai giudici dopo le prime indicazioni giunte da Viezzer, riferimenti più precisi per giungere alle due valigie, depositate, sembra, nello studio professionale di un
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