Ma lo statuto regionale dopo 10 anni va rivisto
Ma lo statuto regionale dopo 10 anni va rivisto Palazzo Lascaris ha commemorato una data già storica Ma lo statuto regionale dopo 10 anni va rivisto La de ha presentato una legge di modifica - Benzi: «Pur con limiti e errori abbiamo fatto molto» - Elmetti: «Risolvere i problemi, non riproporli» - Medaglie ai consiglieri Lo Statuto della Regione Piemonte ha compiuto ieri dieci anni essendo entrato in funzione il 29 giugno 1971, sei mesi dopo l'approvazione da parte del Consiglio regionale. In dieci anni ha dimostrato le sue screpolature e ieri, nella seduta celebrativa a Palazzo Lascaris, sono state denunciate. Vlglione, capogruppo del psi, ha invitato a •ripensare alcune procedure che risultano eccessivamente complesse, che erano giustificate rispetto a una concezione statica degli obiettivi programmatici»; la signora Vetrino (pri) ha parlato della .necessità di rimeditarlo-, di dare maggiore incisività alla coscienza che •l'avvenire democratico dell'Italia è legato in modo indissolubile, in un quadro internazionale di pace e cooperazione, all'avvenire dell'Europa-. Analoga necessità per Carazzoni (msi) che vuole una completa •rimeditazione di tutti gli istituti di questa repubblica.; mentre il liberale Bastianini non parla di rimeditazione, ma avverte la necessità di .adeguamento ai nuovi problemi che richiedono fantasia e flessibilità.. La Regione, per il capogruppo del pli, .è fondamentale nell'impegno generale per dare all'Italia un governo che costi di meno e faccia di più... Il capogruppo de Paganelli è andato oltre, ha presentato un progetto di legge per modificare lo Statuto, .per assicurare alla Regione efficienza operativa, rapidità decisionale, coerenza e omogeneità d'indirizzo e di scelte politiche, effettivo e tempestivo controllo.. Non hanno accennato a modifiche Mignone (capogruppo psdi) il quale afferma comunque che .l'assetto del poteri locali finirà per consolidarsi secondo termini molto diversi sia dal modello costituzionale sia dal modello tracciato dagli Statuti, né Montefalchesi (pdup): .Dalle Regioni, dai loro programmi si devono costruire le scelte nazionali.; né Bontempi, capogruppo pei. Per lui le Regioni sono •la spinta alla trasformazione dello Stato, che sta dimostrando clamorosamente le sue pecche.. Questo dibattito è avvenuto alla presenza di invitati tra cui il sindaco di Torino, prefetti e questori delle sei Province, il gen. Lodi comandante la Regione militare Nord-Ovest, il rappresentante del cardinale, parlamentari di cui molti sono ex consiglieri. La seduta è stata aperta dai presidenti del Consiglio, Benzi e della giunta, Enrietti. Non discorsi agiografici, ma reali- sticl. .Pur tra limiti e qualche errore — ha detto Benzi — le Regioni hanno già fatto molto e più ancora possono e debbono fare perché la riforma regionale diventi veramente un modo nuovo di governare.. Lo strumento per raggiungere questo obiettivo è visto da Enrietti soprattutto nella Conferenza permanente dei presidenti, .interlocutrice del governo e del Parlamento per scelte ragionate e realizzabili.. Aggiunge: .Al di là della questione di una Camera delle Regioni che rappresenterebbe una giustificazione storica del bicameralismo, una legge che sancisca il ruolo della Conferenza dei Presidenti appare ormai indilazionabile.. Un obiettivo dal quale dipende la riforma delle autonomie locali .che risolva i problemi e non li riproponga come è accaduto nel trasferimento dei poteri tra Stato e Regioni.. La conclusione che emerge dai nove discorsi è che tutto sommato la Regione non ha operato male. A titolo di ringraziamento per l'impegno sempre dimostrato sono state consegnate 115 medagliette d'oro ai consiglieri attuali e a quelli decaduti o scomparsi. E una targa ai 22 funzionari presenti 10 anni fa alla formazione dello Statuto. d. garb.
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