«Si avvicinò al terrorismo perché amava Donat-Cattin» di Claudio Giacchino

«Si avvicinò al terrorismo perché amava Donat-Cattin» Al processo di Torino parlano gli avvocati difensori «Si avvicinò al terrorismo perché amava Donat-Cattin» Giuseppina Viriglio aiutò a trasportare il Laronga, ferito nell'agguato a una «Volante» - Anche Rita Cevrero «era contro la violenza» TORINO — Terminata la requisitoria-fiume del pubblico ministero Alberto Bernardi, nel processo delle Vallette contro Prima linea la parola passa al difensori. Sono una quarantina, parleranno fino al 20 luglio: poi, se il rappresentante dell'Avvocatura dello Stato che si è costituita parte civile contro 1 94 imputati, avv. Argan, ed il pm non replicheranno, la Corte potrà entrare in camera di consiglio per la sentenza. Apre le arringhe l'avvocato Tortonese, patrono di Giuseppina Viriglio, ex amica del comandante politico di Prima linea Marco Donat-Cattin. La ragazza deve rispondere di partecipazione a banda armata, per lei Bernardi ha chiesto una condanna a 4 anni. Al dibattimento la Viriglio aveva accettato il contraddittorio con il presidente della Corte, Bonu, e aveva ammesso: «Ho aiutato a trasportare, nel marzo del 79, a Milano Bruno Laronga che era rimasto ferito nell'agguato teso ad una Volante della polizia in via Millio. Io però seppi di ciò dopo l'arresto: all'epoca di quel fatto ero all'oscuro di tutto, agii soltanto per fare un favore a Donat-Cattin-. Per il resto la giovane aveva respinto qualsiasi addebito, difendendosi però in modo abbastanza confuso. L'avv. Tortonese contesta le accuse alla sua assistita, sostiene che contro di lei non ci sono prove che giustifichino una condanna per banda armata. «Se ha fatto qualcosa l'ha fatto unicamente per la simpatia che portava a Donat-Cattin». Critica il pm, che .ha divìso gli imputati tra buoni e cattivi», quelli cioè che non hanno confessato, mettendo tra quest'ultimi la Viriglio. •Giuseppina non ha potuto collaborare con gli inquirenti per la semplice ragione che lei di Prima linea non sapeva nulla. Addirittura non aveva un nome di battaglia, è estranea alle vicende terroristiche». Il difensore conclude invocando una pena mite e la sospensione condizionale Tocca all'avvocato Falletti, patrono di Pier Girgio Crosetto, per il quale Bernardi ha chiesto 5 anni di reclusione. Secondo Falletti, il giovane va assolto per non aver commesso il fatto, o in su bordine condannato a una pena minima con la concessione delle attenuanti generiche. .Crosetto non è un partecipe di banda armata, lui non militava nella Ronda della Falcherà ma in un collettivo autonomo dove si svolgevano solo dibattiti politici. Il mio cliente è stato messo nei guai da una dichiarazione di Sandalo: dichiarazione che il pentito aveva sentito da Francesco D'Ursi (considerato personaggio di spicco di PI e latitante, n.d.r.). Non metto in dubbio la credibilità di Sandalo, ma è tutto da dimostrare che d'Ursi abbia raccontato la verità». Conclude l'udienza l'arringa dell'avv. Marina Vaciago in favore di Rita Cevrero, figura minore in questo processo, per la quale il pubblico ministero ha chiesto il castigo minimo, 2 anni, e l'immediata libertà. «La Cevrero si è tenuta ai margini dell'eversione, è stata trascinata in questa brutta storia dal suo ragazzo, Sergio Zedda. Lei però non condivideva le idee di Sergio, persino il capo di PI Fabrizio Giai parlando di Rita ha detto: "Era contraria alla violenza". La mia cliente merita l'assoluzione». Claudio Giacchino

Luoghi citati: Milano, Torino