Esplorare l'impero del sapere cinese

Esplorare l'impero del sapere cinese LA MONUMENTALE OPERA DI NEEDHAM Esplorare l'impero del sapere cinese Cinquantanni fa, proprio in questi primi giorni d'estate, si svolse a Londra il Secondo Congresso internazionale di storia della scienza e della tecnologia. Si sarebbe avuta la solita tranquilla riunione di studiosi, se non fosse stata movimentata dalla inaspettata partecipazione di una numerosa delegazione sovietica, guidata da Nikolaj Bucharin, il fidato compagno di Lenin già espulso dal Politburo a opera di Stalin, quale capo dei «deviazionisti» di destra. Non è ben chiaro perché i dirigenti russi avessero scelto quel convegno e quegli uomini per propagandare gli sviluppi scientifici e tecnologici sotto il marxismo. Parecchi di quei delegati, del resto, come Bucharin, Boris Hessen e N. I. Vavilov furono in seguito eliminati nelle «purghe» staliniane. Ma quella partecipazione ebbe notevole importanza per i successivi sviluppi nella storiografia della scienza. I recenti dibattiti tra «internalisti» ed «esternalisti» — ossia, tra coloro che connettono lo sviluppo della scienza a un movimento interno di concetti e di idee e coloro, invece, che lo riportano alla struttura sociale ed economica — hanno la loro origine, infatti, in quel lontano convegno. ** ' La relazione di Hessen sulle radici sociali e economiche dei Principia di Newton, pur piena di inesattezze, offrì un provocatorio modello dell'«esternalismo» marxista, facendo di quell'opera una risposta ai bisogni pratici della nascente società capitalistica e una risonanza di problemi sorti con la matematica applicata, l'idrodinamica, la balistica, la metallurgia. Era davvero stimolante l'indicazione che la scienza è, in parte, un prodotto sociale, sebbene Hessen non scorgesse che la ricerca è condizionata anche da un'esigenza ideale di verità non riducibile alla particolare organizzazione della società , In contrasto con la freddezza generale dei congressisti, quell'indicazione venne accolta con interesse da un gruppo di studiosi inglesi, già da qualche anno simpatizzanti per il marxismo, come J. D. Bernal, Lancelot Hogben, Joseph Needham. Fu quello il primo germe della tendenza di storiografia scientifica, affermatasi poi in Inghilterra, che ha ripreso e rielaborato, in forma più raffinata, il tema «esternalista» nei propri lavori. Tra essi primeggia la monumentale Science and Civilisation in China di Joseph Needham, pubblicata a Cambridge dal 1954, e di cui ora l'editore Einaudi presenta il primo volume della traduzione italiana: «Lineamenti introduttivi». Ad esso ne seguiranno altri sei, sulla storia del pensiero scientifico cinese, della matematica e delle scienze del cielo e della terra, della fisica, ingegneria e tecnologia, della chimica, della biologia, agricoltura e medicina, concludendo con l'esame dell'ambiente sociale Quest'opera mette a disposizione del lettore non specialista un immenso «impero» di conoscenze, sinora poco esplorato, frutto sia di erudizione (le bibliografie del primo volume occupano ottanta pagine) sia di esame diretto del mondo e della cultura studiati, poiché Needham, conoscitore del cinese, è stato anche a Chungking come funzionario britannico negli anni della seconda guerra mondiale. Al tempo del Congresso londinese, il trentunenne Needham, già noto per la svelta originale data all'embriologia con l'applicazione della biochimica, sentiva anche un vivo inte¬ resse per la storia della scienza, tanto da premettere alla sua Chemical Embriology (1931> un'ampia prefazione sulla storia della embriologia. L'incontro con Hessen fu determinante: quando nel '35 ripubblicò quella prefazione come volume a sé (A History of Embriology), Needham era convinto di poter arrivare a «fare per i grandi embriologi quello che è stato fatto così bene da Hessen per Isaac Newton». * * > Anche lo studio della civiltà e della scienza cinesi, su cui concentrò le sue forze a partire dagli Anni Quaranta, fu da lui visto alla luce del dibattito tra «internalisti» ed «esternalisti». Nella prefazione ad una nuova edizione di Scienza al bivio (1971; tr. ital., De Donato Ed., 1977), ove sono raccolte le relazioni dei sovietici al Congresso del '31, Needham afferma che gli «internalisti» si trovano in difficoltà a spiegare perché «la Cina e l'India non siano riuscite a sviluppare autonomamente una scienza moderna, nonostante avessero sopravanzato l'Europa per i precedenti quattordici secoli», soprattutto nella priorità di tante invenzioni tecnologiche, che vanno in Cina dalla bussola alla carta, dalla stampa alla polvere da sparo. La causa di ciò non sono, per lui, i sistemi intellettuali, filosofici, teologici e culturali. Infatti, «alcuni di questi sistemi, come il taoismo e il neo-confucianesimo, sembrano essere molto più vicini alla scienza moderna di quanto lo fossero i sistemi europei, soprattutto la teologia cristiana. Toccherà dunque agli esternalisti studiare tutte le caratteristiche sociali ed economiche delle civiltà cinesi, indiane, arabe ed europee e vedere, ad esempio, quale importanza possa rivestire il rifiuta di dare alla classe mercantile un ruolo statuale, per spiegare il fatto che la scienza galileiana è potuta nascere a Pisa ma non a Patna o a Pechino». Nonostante l'immenso patrimonio di informazioni, nella grande opera di Needham rimane qualcosa dell'unilateralità interpretativa di Hessen. E ciò sebbene lo stesso Needham, già nel primo volume, osservi che «l'atomismo, abbia esso avuta origine in India o altrove, non mise mai radici in Cina». Pur senza negare l'importanza che può avere avuto, nel bloccare la nascita autonoma in Cina di una scienza galileiana, la mancata emergenza di un ceto mercantile e del capitalismo, non deve quindi essere del tutto esclusa neanche una motivazione «internalista» di tale blocco. L'atomismo infatti, con le sue varie espressioni, ha avuto parte importante nel sorgere della scienza moderna; ed esso è espressione di sistemi filosofici e schemi intellettuali che ben poco hanno a che vedere con l'organizzazione sociale In ogni cultura umana, probabilmente, sono presenti temi comuni; ma ciascuna cultura è individuata dalla prevalenza dello sviluppo dell'uno o dell'altro di essi. Forse la mancanza di teorie atomistiche nel pensiero cinese è connessa con la particolare struttura della stessa lingua cinese, che rende inessenziali il rapporto grammaticale soggetto-predicato, la corrispondente logica che fu su esso elaborata dalla cultura greca, e lo schema intellettuale del sostrato e della sostanza. Le strutture linguistiche orientano in qualche modo il pensiero. E sarebbe forzato trascurare in nome dell'«esternalismo» la possibilità che sia stata la lingua cinese, che ispira una logica correlazionale, ad avere favorito uno sviluppo culturale più accentuato in direzione socio-politica ed epica a scapito di quella dimensione «scientifica», che è stata in Occidente favorita da linguaggi in cui la copula ha una funzione essenziale Ma su questo tema insisterà anche l'ultimo volume dell'opera di Needham il quale rifugge sempre, con grande onestà intellettuale, dal trarre conclusioni affrettate secondo il suo punto di vista. Quale possa essere il contributo che tale opera dà al dibattito tra «internalisti» ed «esternalisti» essa apre senza dubbio orizzonti nuovi di conoscenza. Tra Seicento e Settecento, la scoperta della Cina fu per l'Europa un mito entusiasmante soprattutto in funzione ideologica e politica. Ma ancora Voltaire pensava che «nelle scienze i cinesi sono fermi al punto dove eravamo noi duecento anni fa». Needham ci permette una nuova scoperta della Cina, senza infondati orgogli e con miglior comprensione per i vari tentativi culturali dell'umanità. Francesco Barone GH eroi culturali divinizzati Fu-Hsi e la sorella-consorte NiiKna: rilievo della tomba sacrario di Wu Liang (II Secolo d.C.)