La stoffa degli eroi di Oreste Del Buono

La stoffa degli eroi TOM WOLFE: INCREDIBILE ROMANZO-VERITÀ* La stoffa degli eroi Naturalmente, a inaugurare i voli spaziali fu la scimmia. Una scimmia pelosa, una delle centonovantadue specie pelose tra lecentonovantatré specie di scimmie viventi. La centonovantatreesima, quella non pelosa, la cosiddetta scimmia nuda (l'uomo, secondo lo zoologo Desmond Morris) avrebbe imitato, copiato poi com'è sua abitudine. La prima pelosa prescelta era uno scimpanzè maschio catturato nell'Africa Occidentale, acquistato da un fornitore del Camerari, contrassegnato in allenamento in centrifuga dal numero 61, ma, il giorno del volo, presentato alla stampa assatanata con il nome di Ham, le iniziali di Holloman Aerospace Medicai Center. Ham fu svegliato prima dell'alba del 31 gennaio 1961. Lo fecero uscire dalla gabbia, gli dettero da mangiare, lo sottoposero a visita veterinaria, gli applicarono i biosensori e le placche ai piedi, quindi lo inserirono nel suo cubicolo, chiusero il portello e lo depressurizzarono. Ham aveva tutte le ragioni per presentire un altro terribile giorno a disposizione degli aguzzini in camice bianco che da ventinove terribili giorni esigevano da lui e da sei altri suoi simili un determinato conportamento, pena scosse elettriche alla pianta dei piedi se non abbassavano o alzavano a comando luminoso questa o quella leva o se non se ne stavano tranquilli. Il cubicolo fu trasportato alla rampa di lancio in riva al mare. Un enorme razzo bianco con una capsula Mercury in cima scintillava al nuovo sole. Erano presenti un centinaio di ingegneri e tecnici della Nasa addetd al controllo della consolle e una squadra di veterinari incaricati di spiare sui quadrano le pulsazioni, la respirazione, la temperatura di Ham. Era la prova cruciale dell'intera storia del programma spaziale. D razzo fu lanciato solo poco prima di mezzogiorno, con quattro ore circa di ritardo a causa della tendenza a riscaldarsi di un invertitore. Si affannavano per il funzionamento capriccioso dell'apparecchio destinato a impedire gli sbalzi repentini di energia nel sistema di controllo della capsula, erano tutti preoccupati, a eccezione della scimmia. Ham era calmissimo. Se ne stava lì, sdraiato nel suo cubicolo, ogni ora di ritardo era una pacchia per lui. Nessuna luce lampeggiante comandi, nessuna possibilità, quindi, per lui di mancare, e, dunque, nessuna scossa elettrica punitrice. Il razzo salì in ritardo, con un'angolazione leggermente più alta del previsto, facendo accelerare il ritmo cardiaco di Ham. Ma la scimmia non si lasciò prendere dal panico. Aveva provato molte sensazioni analoghe in allenamento in centrifuga, e sapeva che, se si emozionava troppo, beccava pure quelle atroci scariche elettriche. Premette così i pulsanti, girò manopole come comandavano le luci, fece quanto lo avevano istruito a fare e non fece quanto lo avevano istruito a non fare. I retrorazzi del Mercury vennero sparati automaticamente, e la capsula tornò giù attraverso l'atmosfera con la stessa angolazione dell'ascesa. Di nuovo, Ham dovette badare a non emozionarsi troppo, anche se gli occhi parevano venirgli fuori dalle orbite. Quell'esperienza l'aveva già sopportata in allenamento in centrifuga, reagire era inutile, anzi nocivo. L'angolazione sbagliata implicò la caduta della capsula un duecento chilometri più in là della zona stabilita. Ci vollero due ore prima che un elicottero l'avvistasse nell'Atlantico. L'acqua cominciava a filtrare all'interno e la capsula sibilava, gorgogliava, minacciava di andare a picco per sempre ;Hara si godette la prosecuzione "della pacchia. Quando porta rono la capsula a bordo del Donner, l'aprirono, ne es trassero il cubicolo e poi aprirono anche il portello del cubicolo, Ham apparve pacifico, a braccia conserte. Gli porsero una mela, e lui la accettò con aria di sovrana degnazione. I guai vennero il giorno dopo, quando la scimmia fu riportata a Capo Canaveral, < data in balla a cronisti e fotografi che la stavano aspettando con smania di possesso. Quando scese dal furgone, condotto per mano da un veterinario, Ham impazzì per i flash dei fotografi e il vociare dei cronisti, e andò al contrattacco, tentando di mordere. «Era li, di ritorno sul luogo dove lo avevano lamentato per un mese intera. In una delle foto scattate durati te quella scena pazzesca si vedeva Ham con un'espressione che pareva una sorta di sorriso... Quell'immagine, trasmessa per telefoto, fu pubblicata da tutti i giornali americani... Così manifestava, il bravo scimpanzè, la sua gioia per essere la prima scimmia dello spazio: un gran sorriso soddisfatto... Così la stampa riesce sempre a travisare le cose alla perfezione... ». Così scrive in una memorabile pagina di La stoffa giusta (The Righi S tuff, 1979, National Book Award 1980, appena pubblicato in attenta versione italiana di Pier Francesco Paolini da Sperling & Kupf er), Tom Wolfe, grande giornalista americano che non vorrebbe travisare le cose mai, e tanto meno alla perfezione. ' * *" Il dandy Tom Wolfe è del 1933, quindi comincia ad avere i suoi annetti e a essere vicino all'odiosa cinquantina. Eppure per lui pare sempre valido quello che disse delle sue cronache d'esordio l'acuto Seymour Krim: «Tom Wolfe è per il reportage americano contemporaneo ciò che il primo Salinger è stato per la narrativa... ». Anche il secondo o terzo, non solo il primo, Jerome David Salinger, che è del 1919, ha smesso da quasi un'eternità di pubblicare, probabilmente di scrivere, e, chissà, persino di pensare nel suo volontario, frustrato, irrinunciabile ritiro dal mondo. Tom Wolfe, invece, insiste con temerarietà. Già, perché il secondo o terzo Tom Wolfe è magari migliore del primo quanto a temerarietà nella scelta degli argomenti da perseguire. Se nelle folgoranti cronache tipo La baby aerodinamica kolor fiammella (The Kandy - Kolored Tangerine - Flake Streamline Baby 1965, che fornì il titolo alla prima raccolta di pezzi wolf iani nel congeniale italiano di Attilio Veraldi in edizione Feltrinelli) si occupava con perdizione degli uomini rappresentativi della nuova, per allora, sgargiantissima cultura pop; se nell'ambiziosa e spericolatamente lirica saga L'Acid Test al rinfresko elettriko (The Electric Kool - Acid Test 1968, ancora una micidiale versione di Attilio Veraldi reinventore di gergo e ritmi per l'edizione Feltrinelli) si spingeva a tracciare, grazie alla conoscenza di Ken Kesey, i lineamenti della religione allucinogena diffusa dai Burloni, i Pranksters; se nello sconcertante pezzo di satira Lo chic radicale {Radicai Chic & Mau Mauiing the Flak Catchers 1970, che quelli della Feltrinelli non si sentirono più di pubblicare per l'anticonformismo con cui vi era descritta la collusione tra borghesia e terrorismo, e venne, dunque, pubblicato da Rusconi nella fedele versione di Floriana Bossi) arrivava a denunciare l'idiozia della gente alla moda quando pretende di occuparsi di politica, la vergogna dell'aggiornamento culturale a spese della decenza, oggi Tom Wolfe si occupa maggiormente della gente che possiede la stoffa giusta. La stoffa giusta, dice lui. «In che cosa consiste questa ineffabile qualità? Beh, ovviamente, c'entra anche il coraggio. Ma non nel senso di essere pronti a rischiare la vita. Qualsiasi cretino può essere disposto a rischiarla, se è solo per questo. No, si tratta di ben altro, all'interno della confraternita: un uomo deve essere in grado di salire in cielo... ». Insomma, scandalosamente, Tom Wolfe parla di eroi. Ma, sì, di quegli eroi che sono in grado di fornirci i nostri tempi grami. A esempio, dei primi astronauti, di Alan Shephard, John Glenn, Gus Grissom e gente del genere. La stoffa giusta non ha nulla a che fare con quanto è stato stampato sino a oggi in proposito. Tom Wolfe è di un'indiscrezione unica. Non ignora la minima pecca dei suoi personaggi e ritiene di dovercene informare, ci narra i risvolti più segreti di questi eroi troppo pubblicizzati. Ma, a forza di indiscrezione antieroica, ci regala la possibilità di ammirare la lotta testarda, patetica, orgogliosa della scimmia nuda per andare oltre la naturalezza funzionale di quell'altra scimmia, il peloso protcastronauta Ham dal dubbio sorriso. Un incredibile romanzo-verità. Oreste del Buono Tom Wolfe visto da Levine (Copyright N.Y. Review of Books. Opera Mundi e per ntaBa .La Stampa).

Luoghi citati: Africa Occidentale, Ham