Gioielli, titoli e conti della Bonomi ieri protagonisti nel processo Calvi
Gioielli, titoli e conti della Bonomi ieri protagonisti nel processo Calvi I giudici respingono per la terza volta le richieste di libertà provvisoria Gioielli, titoli e conti della Bonomi ieri protagonisti nel processo Calvi MILANO — Per la terza volta i giudici del Tribunale di Milano hanno respinto ieri sera la richiesta di libertà provvisoria presentata dai legali di Roberto Calvi, Giorgio Cappugi e Antonio Tonello: i tre finanzieri restano in carcere. L'udienza di ieri, l'ultima di dibattimento al processo contro Calvi, Carlo Bonomi e altri otto accusati di esportazione illecita di capitali, aveva avuto come «protagonisti» i conti aperti su garanzie reali (gioielli e titoli) a favore di Anna Bonomi Bolchini presso il Banco Ambrosiano. L'argomento interessa l'accusa perché potrebbe provare come i rapporti tra i gruppi •Centrale» e «Invest» non sono saltuari come sostengono gli imputati e perché la conferma di alcuni particolari darebbe forza ad altri dettagli di un appunto trovato a Licio Gelli non favorevole alla difesa. Roberto Calvi, nel raccon¬ tare degli accordi sottoscritti con Anna Bonomi, ha ammesso di avere firmato un documento in cui accetta, a garanzia delle aperture di credito concesse alla signora, gioielli e titoli, ma ha spiegato di non avere mai avuto «nozione» di titoli. 'Apprendo ora — ha risposto a una contestazione del pm — che c'erano dei titoli in custodia presso il Banco Ambrosiano, ma non so se ci fosse la possibilità di venderli». Sempre a proposito dell'accordo con Anna Bonomi, Calvi ha insistito sul fatto che è stato sollecitato dalla signora, che era a carattere personale e 'Connesso con una costante necessità di finanziamenti». La difesa di Carlo Bonomi, dopo lunghe insistenze del cliente, ha rivolto a Calvi una domanda alla quale il finanziere ha risposto: «Una delle preoccupazioni di Anna Bonomi era che suo figlio non sapesse nulla dell'accordo e io aderii a questo desiderio, cosa di cui oggi mi rammarico». Infine il presidente della Centrale ha raccontato che al momento della firma del «patto di buon vicinato» chiese a che titolo la signora siglava l'accordo, se cioè a nome del gruppo o solo suo personale. La risposta fu che non se ne doveva preoccupare. Carlo Bonomi ha quindi voluto precisare quanto da lui accertato dopo aver conosciuto il capo di imputazione: e cioè che i gioielli di cui si parla come garanzia per l'apertura di credito erano e sono effettivamente di sua madre, Anna Bonomi, e che Giuseppe Marinoni, intestatario dei conti, nell'occasione era stato prestanome della signora. Sono seguiti gli interrogatori di alcuni funzionari del Banco Ambrosiano, dai quali si è appreso che non tutte le carte riguardanti le linee di credito concesse alla signora Bonomi attraverso 11 suo prestanome, Giuseppe Marinoni, sono state ritirate dagli inquirenti recatisi all'istituto di credito per il sequestro. Il presidente ha quindi dato ordine che si ovviasse subito all'inconveniente con un nuovo sequestro. Infine è stata la volta di Giuseppe Marinoni, il quale ha confermato come, vecchio amico della signora Bonomi, si sia prestato volentieri a farle da prestanome per 1 due conti aperti al Banco Ambro¬ siano. m. f.
Luoghi citati: Milano
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