La trasfusione di sangue portò l'infezione al Papa

La trasfusione di sangue portò l'infezione al Papa Intervista con il prof. Tresalti, direttore del «Gemelli» La trasfusione di sangue portò l'infezione al Papa «Non se ne ha la certezza assoluta, ma è la maggiore probabilità; è un caso frequente» La malattia polmonare, già superata, non è dipesa dal virus - Ancora da stabilire la data del secondo intervento chirurgico - La guarigione non prima di cinque mesi ROMA — Quali sono esattamente le condizioni attuali del Papa? Ne parliamo con il prof. Emilio Tresalti, direttore sanitario del Policlinico «Gemelli», anche per decifrare aspetti non chiari del bollettino medico che, mercoledì, ha rivelato la «recente infezione da Cytomegalovirus, il cui andamento appare benigno». Dove può aver preso, il S. Padre, questo virus? Tresalti: «E' difficile accertarlo, ma la maggior probabilità è nella trasfusione di sangue che dovemmo eseguire durante l'intervento del 13 maggio'. I flaconi di sangue e plasma non sono controllati? 'Esiste una serie di esami da fare al donatore, ma per la ricerca del Cytomegalovirus non esiste un esame prestabilito dalle leggi e dalla prassi sanitaria. E ciò per due motivi: primo, perché di solito questo tipo di virus non è dannoso, anche se non è raro come si crede e da qualche anno si manifesta con una certa frequenza; secondo motivo, non sarebbe facile eseguire anche questi esami su ciascun donatore-. E' vero che questo virus può provocare anche l'epatite? •Questo Cytomegalovirus può provocare una forma di epatite che non è quella conosciuta come epatite virale. E' più precisamente un risentimento epatico che, nel caso specifico del S. Padre, non c'è». Qual è la localizzazione precisa del virus nel Papa? ' »Non si ha una precisa localizzazione». Quindi lei esclude che l'affezione pleuropolmonare destra sìa dipesa da questo virus? »Il bollettino medico ha riferito che il processo infiammatorio pleuropolmonare destro è regredito rapidamente con terapia adeguata. Quindi esso non è collegato al Cyto- megalovirus che, in altri casi, può dare manifestazioni polmonari, ma non in questo». Entro quanto tempo pensa che si risolverà l'infezione? «La prognosi è abbastanza buona: potrà risolversi in brevissimo tempo. Una settimana, ma non ci stupiremmo se occorressero anche quindici o ventigiorni». Quando potrà essere eseguito il secondo intervento plastico intestinale? ..Lo decideremo a suo tempo; di norma va effettuato non prima di un mese né oltre tre mesi dal primo intervento». Quale può essere la prognosi complessiva per il ritorno del Pontefice alla normalità? -Dopo la prognosi iniziale di sessanta giorni si sono verificati due episodi: il fatto pleuropolmonare, che è ormai concluso, e l'infezione che è in via di superamento. Dire quanto questi due episodi cambino la prima prognosi è difficile». Fra attuale infezione, nuovo intervento e convalescenza è esagerato ritenere che. per la ripresa completa del Papa, occorrano quattro o cinque mesi? 'E'unaipotesi fondata». Non mancano polemiche per le conseguenze della trasfusione praticata al Papa. Come si comporta il «Gemelli» con un qualsiasi paziente che non sia il Pontefice? «La trasfusione è sempre un rischio. Si può anzi dire che qualunque medicamento è efficace nella misura in cui è rischioso. Il medicamento va usato sapendo che è un'arma a doppio taglio, di cui si devono valutare prò e contro. Naturulmente, nelle trasfusioni e dopo, si adottano sempre tutte le precauzioni e i mezzi preventivi (come le gammaglobuline eccetera): ma il rischio può esservi sempre. Per qualsiasi paziente, al "Gemelli", si fanno gli accertamenti identici a quelli praticati per il S. Padre: non siamo ricorsi a metodiche particolari estratte da un cassetto riservato». Dei nove medici firmatari del bollettino, chi ha la diretta responsabilità del S. Padre? «/ professori Crucitti, perché il Papa è ricoverato in Chirurgia, Breda, che è internista, e Ortona che è infettuologo». l.f.

Persone citate: Crucitti, Emilio Tresalti, Ortona

Luoghi citati: Roma