«Da Mosca non abbiamo imposizioni Utile un dialogo con Washington» di Igor Man

«Da Mosca non abbiamo imposizioni Utile un dialogo con Washington» Intervista con il ministro per gli Affari esteri siriano, Faruk Al Shara «Da Mosca non abbiamo imposizioni Utile un dialogo con Washington» «La Siria non è coinvolta nel conflitto libanese; siamo pronti ad assistere tutte le parti, inclusi i falangisti, pur di raggiungere la pace» - «Se scoppierà una guerra con Israele, avrà coinvolgimenti internazionali» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE DAMASCO — Quarantatre anni, sunnita, diplomatico di carriera, membro di una grande famiglia di dottori coranici, Faruk Al Shara, ministro di Stato per gli Affari Esteri, braccio destro di Khaddam, è l'uomo che praticamente gestisce la politica estera della Siria in questa congiuntura difficile. Personaggio di spicco del regime di Assad. questa sua intervista servirà a chiarire il mood, il pensiero del vertice siriano. La Siria ha sempre avuto due costanti nella sua politica: il non allineamento e la solidarietà araba. Ora troviamo una Siria legata all'Unione Sovietica da un patto di ferro. Ora troviamo una Siria che ha rotto le relazioni con l'Iraq, che ha avuto momenti di grave tensione con la Giordania (le relazioni tra i due Paesi non sono certo al meglio), mentre i rapporti con la Libia (con cui fu addirittura annunciata la fusione) rimangono incerti. Le chiedo, signor ministro: cosa ne è del non allineamento, dov'è andata a finire la solidarietà araba? «Per la Siria l'asse intorno a cui ruota la sua politica araba e internazionale è la causa palestinese. Di conseguenza abbiamo tutto l'interesse a consolidare gli sforzi arabi in quella direzione, a fare il possibile per rafforzare le relazioni con quei Paesi arabi che lavorano per la causa. Epperò quei Paesi arabi che cercano la solidarietà per motivi diversi non possono avere il nostro appoggio. (L'allusione alla Giordania e all'Iraq è chiara; sulla Libia Al Shara preferisce sorvolare, n.d.r.). «Lo stesso per quanto riguarda il non allineamento: non possiamo rimanere neutrali fra le due superpotenze quando l'Urss appoggia la causa palestinese laddove gli Stati Uniti l'avversano, sostenendo apertamente e con ostinazione l'espansionismo israeliano. Anche gli Stati arabi conservatori che credono nella causa palestinese non discutono la nostra politica, non solo, ma di tempo in tempo, nonostante i loro profondi legami con l'America, riconoscono il realismo della politica sovietica nel Medio Oriente. «E qui mi consenta di rettificare il termine patto di ferro che lei ha usato. Io parlerei di patto di amicizia, giacché l'Urss non ha mai tentato di imporci la sua politica o la sua "way of ttfe". Né prima né dopo la conclusione del patto d'amicizia-. La vostra stampa, la radio, eccetera, accusano violentemente gli Stati Uniti di appoggiare la politica di aggressione di Israele. Le domando: ogni tentativo di riannodare un dialogo con Washington deve considerarsi abbandonato da parte vostra? «Noi siamo convinti che un dialogo con gli Stati Uniti sia utile, sempre che l'amministrazione americana non cerchi di imporci la sua visione politica, direttamente o attraverso l'azione militare di Israele. La nostra stampa, la radio, accusando la politica americana, non fanno che segnalare drammaticamente come Washington sia sulla strada di una possibile violazione delle regole del dialogo. Voi siete entrati in Libano, su richiesta di quel governo, per arrestare la rovinosa guerra civile. Adesso, però, molti libanesi dicono che le vostre «forze di dissuasione» si sono gradualmente mutate in forze di occupazione, non più amate e, forse, come nel caso dei falangisti, addirittura odiate. Cosa può rispondermi? «Mi consenta di dirle come lei non dia un quadro veritiero della situazione. La sua affermazione può, semmai, applicarsi solo ai falangisti e nemmeno a tutti loro e, in ogni caso, non certamente alla maggioranza dei libanesi. Primo: il più grosso errore commesso da certa grande stampa, dalle radio, dalle tv occidentali, è quello di considerare i falangisti come rappresentanti dei cristiani. In fatto essi li rappresentano nella misura del 2 per cento. Non di più. Secondo: per informazione dei suoi lettori, sappia che i falangisti sono odiati dalla maggioranza dei cristiani cosi come dai musulmani del Libano. Il loro "stile fascista" ha fatto si che ammazzassero in un sol giorno 700 cristiani dei partito di Cannile Chamoun, per non menzionare tutti i musulmani che hanno eliminato. «La Siria non è coinvolta nel conflitto libanese: la Fad è sotto il controllo del governo di Beirut. La Siria è pronta ad assistere tutte le parti, inclusi i falangisti, pur di raggiunge- re la "pacificazione nazionale". Ma ci sono due ostacoli: il continuo intervento di Israele negli affari interni del Libano; la connessione tra falangisti e israeliani. Quando codesti due ostacoli saranno rimossi, noi confidiamo che "l'intesa nazionale" possa essere infine raggiunta». Lei pensa che la missione di Habib sia fallita? «Potrei risponderle con un secco si, ma voglio essere più articolato: solo gli israeliani potrebbero rispondere alla domanda. In realtà la missione Habib può fallire soltanto se Israele insiste nelle sue richieste aggressive ed espansioniste. I nostri missili in Libano, come riconosciuto sul piano internazionale, sono puramente difensivi. Non sono 11 per attaccare chicchessia, salvo l'aggressore». Pensa lei che ci sarà la guerra tra la Siria e Israele? E pensa che quella guerra possa internazionalizzarsi? «Anche qui, come sopra. Dopo l'aggressione israeliana all'Iraq dobbiamo mettere in conto l'aspetto caratteriale dei leaders israeliani, le loro radicate tendenze militariste e terroristiche. Come ho avuto già modo di puntualizzare una guerra può scoppiare solo se Israele vorrà scatenarla. In questo caso, la guerra inevitabilmente provocherà un coinvolgimento internazionale». Il lettore avrà avuto modo di constatare come le risposte del ministro Faruk Al Shara siano di facile lettura. Ma ci pare opportuno un codicillo. Damasco, nonostante tutto, non sembra intenzionata a chiudere la porta in faccia agli americani. E' un dato importante, da non trascurare. Igor Man

Persone citate: Al Shara, Assad, Chamoun, Faruk Al, Faruk Al Shara