Tra i Bahà'ì perseguitati di Lamberto Furno

Tra i Bahà'ì perseguitati MENTRE L'IRAN DI KHQMEINI CQNTIjNUA A FUCILARLI Tra i Bahà'ì perseguitati Credono in un Dio unico, nella pace, nell'unità degli uomini - Da un secolo l'Islam non gli dà tregua: gli ayatollah hanno reso più sanguinosa l'oppressione degli Scià - «Siamo come i primi cristiani» - Milioni di fedeli hanno fatto costruire in Israele, da artigiani veneti, i loro luoghi santi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE HAIPA — A piedi scalzi, come i veri pellegrini venuti dall'Italia, i primi cinque giornalisti ammessi nei santuari Bahà'i, si avvicinano su tappeti persiani e stuoie alla tomba del profeta iraniano Bahà'u'llah (.Gloria di Dio.) che, a metà del secolo scorso, fondò la nuova religione oggi perseguitata dai KhomeinistL Il sepolcro, inondato di luce artificiale e di fiori, è dietro un velario bruno nel mausoleo al centro di favolosi giardini, eretto a fianco dell'ultima casa araba abitata dal fondatore nella località di Bahji, in aperta campagna, tra Hai fa e S. Giovanni d'Acri (.Akkò., in arabo) in vista del Monte Carmelo e dei confini fra Israele, Libano e Siria dove si combatte. Eravamo reduci dalla Fortezza d'Acri, conquistata dai Crociati che vi stabilirono per un secolo la capitale del 'Regno Latino., e dove Bahà'u'llah, con sessantanove confratelli, fu prigioniero per due anni e mezzo, prima di trascorrere sino alla morte (1892) il resto della vita in altre abitazioni. Vi sono le celle in cui furono essi rinchiusi sotto i turchi e che servirono, più. tardi, a detenere i primi patrioti d'Israele, ricordati da fotografie alle pareti e da bandiere bianco-azzurre con la Stella di David. I pellegrini si prostrano, all'orientale, toccando con la fronte il gradino di marmo che separa la Tomba dal mondo. Un nobiluomo siciliano, il dott. Ugo Giachery apre il piccolo rito, stendendosi e sollevandosi con scioltezza malgrado i suoi ottantacinque anni. E' l'uomo più rispettato dai Bahd'i perché collaborò con Shogy Effendi (.Zelante signore.), pronipote del Fondatore, a erigere templi e altri edifici, tutti circondati di giardini che sembrano la « Versailles della fede Bahd'i., nei loro Luoghi Santi, per crearvi la Nuova Gerusalemme che unirà tutte le religioni e tutti gli uomini. Il Profeta Giachery — che abbandonò professione e ricchezze per la nuova fede —è tino dei tredici superstiti che si fregiano del titolo di .Mani della Causa., conferito loro da Effendi in qualità di Custode della Fede, prima dell'improvvisa morte avvenuta in Londra il 4 novembre del '57, a sessantanni Legge ad alta voce la preghiera riservata a Bahà'u'llah. E' una invocazione a Dio che, nella persona del fondatore, viene perseguitato e incatenato: «Una volta fosti in ceppi e catene, un'altra ti minacciò la spada dei tuoi nemici; eppure, nonostante tutto, ingiungesti agli uomini di osservare ciò che ti era stato prescritto da Colui che è Onnisciente, il Saggio». Arriva la notizia che in Iran altri sette Bahd'i sono stati giustiziati, dopo torture, ad Hamadan. Perché da un secolo siete perseguitati, voi che proclamate l'unicità di Dio, l'unità degli uomini, la pace, un solo governo mondiale, un'unica moneta, una sola lingua? Risponde Giachery: «Nel secolo scorso avemmo ventimila martiri. Il primo fu il Bab («La Porta»), Colui che preannunciò il Profeta. Lo fucilarono 750 soldati sparando, ciascuno, un colpo il 9 luglio 1850. La fede Bahà'i crede che Dio, secondo la capacità, di comprensione degli uomini, manda i suoi Messaggeri a misura dei tempi: Mose. Cristo. Buddha, Maometto, Bahà'u'llah e altri dopo di loro. L'Islam, invece, crede che la rivelazione sia conclusa con Maometto. Poi, noialtri non abbiamo clero che, nell'Islam, è il pilastro di tutte le istituzioni, religiose e civili. Per questi motivi siamo perseguitati, per questo ci accusano di eresia. Ma i Bahà'i non rinnegano la fede per scampare al martirio». Il corpo del Bab, cioè del predecessore di Bahà'u'llah, come lo fu Giovanni Battista per Cristo, è composto nel santuario di Haifa, sotto il monte Carmelo: un grande tempio, con la cupola lamellata d'oro, che è il fulcro stupendo del panorama venendo dal mare. Qui è la .Casa Universale di Giustizia., una specie di Vaticano dei Bahd'i, con gli Archivi Internazionali, la Casa del Pellegrino. In questi giorni stanno completando la nuova sede della Casa Universale di Giustizia. E' un edificio poderoso, a forma di tempio greco, con 58 colonne alte undici metri, pesanti trentadue tonnellate ciascuna, con capitelli romano-corinzi che riproducono, in totale, almeno diecimila foglie d'acanto. Tutte le parti in marmo sono state realizzate da un'industria veneta e gli operai-scultori invitati in viaggio-premio ammirano, per la prima volta, l'opera loro. Cinquecento autocarri hanno trasportato i pezzi, durante i due anni di preparazione, dall'Italia ad Haifa a bordo di navi-traghetto, e trasferito nel Veneto, di volta in volta, i marmi acquistati in Grecia, gli stessi con i quali venne.fatto il Partenone. Questi operai sono gli ultimi scalpellini-artisti (.1 gio-, vani non vogliono sacrificarsi», dicono^ e cercano l'ape scolpita su un capitello, come firma collettiva di tanto paziente lavoro, all'insaputa del giovane architetto progettista, l'iraniano Hossein Amanat, lo stesso che disegnò la .Porta dei 2500 anni dell'Iran., a Teheran. «Nessuno al mondo può paragonarsi ai marmisti italiani», dice l'architetto. Il dott. Giachery aggiunge: «Quando collaboravo con Effendi, scoprii a Sarzana un artista del ferro battuto che realizzò tutte le cancellate dei giardini di Bahji: un capolavoro». La nuova Casa di Giustizia costerà sui ventun miliardi di lire, quattro dei quali per i soli marmi. Dove prendete tanto denaro per finanziare questi lavori e i progettati Centro Studi sacri. Centro dell'Insegnamento, la Libreria? Risponde il dott. Giovanni Ballerio, nuovo portavoce europeo dei Bahà'i: «Sono le offerte volontarie dei nostri fedeli, ad esempio una povera donna ci ha mandato un uovo, per dire l'entusiasmo con il quale partecipano. Abbiamo un milione e mezzo di seguaci inquadrati nelle 134 assemblee nazionali, che sono formate da venticìnquemila assemblee locali (con almeno nove membri ciascuna) e oltre 115 mila Centri. Vi sono, poi. i fedeli e i simpatizzanti che le statistiche non registrano: si arriva cosi ad almeno sei milioni di Bahà'i nel mondo. Se ciascuno offre un dollaro al mese, si raggiungono, come minimo, i due milioni di dollari mensili». Viene fuori che il bilancio annuale è dai venti ai venticinque milioni di dollari, ossia dai ventidue ai ventotto miliardi di lire. «Resisteremo» La Casa Universale di Giustizia è composta di nove membri eletti dalle 134 assemblee nazionali del mondo: «Nove — spiega il dott. Giachery — perché è il numero risultante dalla trasposizione numerica delle lettere d'alfabeto persiano che formano il nome Bahà: due per la B, uno per la A, cinque per l'Acca, uno per la A. La •Casa» fu voluta, come massimo organo, da Effendi che fu l'ultimo discendente del Fondatore. Da noi l'autorità risiede nell'istituzione, non nelle singole persone, come accade nella Chiesa Cattolica, le persone hanno un rango, da noi. ma nessuna autorità». Dal 1963, quando fu eletta la prima Casa di Giustizia, la maggioranza è statunitense. Per esempio, adesso, su nove membri cinque sono americani, due persiani, uno inglese, uno australiano. Perché questa prevalenza degli Stati Uniti? I portavoce replicano: -Perché Abdul Bahà (il «servo della gloria», 1844-1921), figlio e successore di Bahà'u'llah, fece un viaggio negli Stati Uniti e nel Canada dando agli americani il compito di diffondere la fede. Cosi, in America, i Bahà'i sono molto organizzati, superano i centomila e questa situazione si rispecchia anche nelle elezioni. Chi è eletto abbandona la professione, si trasferisce ad Haifa, si dedica al «servizio» della fede senza stipendio, tranne le spese, il vitto e l'alloggio per sé e la famiglia». In Iran vi accusano di sionismo, di spionaggio filoamericano, di collusioni con l'ex Scià e con la sua polizia segreta, la Savah. Che cosa rispondete? «Eravamo in Palestina, nella Terrasanta. quando lo Stato d'Israele non era neanche immagina- bile: cioè dal 1868, quando Bahà'u'llah ci giunse in catene, inviato da due sovrani islamici, lo Scià di Persia e il sultano di Turchia. La nostra fede ci proibisce qualsiasi impegno politico nel senso partitico, aborre ogni nazionalismo e imperialismo, qualsiasi forma di violenza. Non è colpa nostra se in Iran i Bahà'i, sostenitori da sempre della cultura per gli uomini e per le donne, erano la classe dirigente, a livello amministrativo e non politico. Non .è colpa nostra se lo Scià scelse un medico personale Bahà'i, fidandosi della sua lealtà contrapposta alla slealtà dominante. Però, nel regime dei Pahlevi, padre e figlio, fummo egualmente perseguitati. Chi offre la verità divina e la fraternità umana è destinato al martirio. Siamo come i primi Cristiani e come loro resisteremo a tutto sino a servire il piano di Dio per il bene dell'umanità». L'antica Persia — pensiamo — fu la culla dei movimenti religiosi che, poi, si espansero verso l'Estremo Oriente e il Medio Oriente, cioè l'Ebraismo, il Cristianesimo, il Buddismo, l'Islam. La nuova religione Bahd'i viene dalla Persia e tenta, dalla Terrasanta cara alle tre fedi tradizionali, una sintesi e un superamento delle contrapposizioni che, spesso, sono alla base anche delle guerre. La .Nuova Gerusalemme, resterà un sogno, nobile ma utopistico, oppure avrà un suo spazio nella crisi delle ideologie e delle religioni millenarie? Lamberto Furno '

Persone citate: Abdul Bahà, Giovanni Ballerio, Giovanni Battista, Hossein Amanat, La Porta, Monte Carmelo, Pahlevi, Profeta, Ugo Giachery