Bush porta a Mitterrand preoccupazioni degli Usa di Bernardo Valli

Bush porta a Mitterrand preoccupazioni degli Usa Prima riunione del governo con i quattro comunisti Bush porta a Mitterrand preoccupazioni degli Usa il presidente francese risponde con un tono alla De Gallile che la Francia è libera di darsi l'esecutivo che meglio ritiene - Tuttavia rassicura che la politica estera rimane immutata DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARIGI — L'andirivieni di ieri sulla scalinata presidenziale dell'Eliseo è stato denso di avvenimenti e ricco di significati. Nella mattina l'arrivo dei quattro ministri comunisti, che si recavano alla riunione settimanale del governo, dopo trentaquattro anni all'opposizione del pcf. Una grande .prima» nell'Europa occidentale. Poi lo scambio di battute tra Francois Mitterrand e George Bush, il vicepresidente americano inviato da Reagan in questa imprevedibile capitale francese. Le loro dichiarazioni riflettevano il non facile dialogo che avevano appena avuto, all'interno del palazzo presidenziale, in un giorno che lascerà qualche traccia nella storia dell'Alleanza Atlantica. Ha detto l'ospite americano: «Gli alleati europei sono Paesi sovrani, e sono i loro cittadini e i loro rappresentanti eletti a decidere come governarsi-. Ma ha subito aggiunto che la presenza di ministri comunisti in un governo alleato è fonte di «preoccupazione* per l'amministrazione di Washington. Accompagnando Bush sulla porta dell'Eliseo, Mitterrand aveva già riassunto lapidariamente quella che. era stata la sua risposta alle obiezioni americane: «La polìtica della Francia è quella della Francia e resterà quella della Francia». E ancora: «La Francia è un alleato fedele e leale degli Stati Uniti e abbiamo molte cose da dirci su questo punto». Mitterrand avrà l'occasione di dirle direttamente a Reagan, tra neppure un mese a Ottawa, durante la riunione dei «Sette» occidentali. Insomma, l'ingresso dei comunisti sia pure dimezzati e domati nel governo parigino non ha lasciato indifferente, come scontato, la Casa Bianca. Non tanto per la situazione francese ben in mano ai socialisti mitterrandiani e atlantici, quanto per l'esempio offerto ai Paesi vicini, dove i comunisti sono più forti anche se da tempo su posizioni diverse da quelle di Marchais. Cioè l'Italia, e in misura minore la Spagna, dove il pc ha dimensioni modeste. La reazione di Mitterrand è stata gaulliana ed è stata certamente gradita dai francesi, sensibili a ogni gesto di indipendenza dei loro dirigenti nei confronti dei supergrandi, considerati un po' come degli usurpatori della loro antica grandeur. L'atteggiamento del neopresidente socialista non ha lasciato indifferenti neppure i gollisti, anche se ostili a un ingresso del pc nelle camere del potere. La memoria spinge a paragonare la decisione di nominare ministri comunisti presa da Mitterrand a quella che De Gaulle prese nel '66, quando annunciò lo sganciamento dell'esercito francese dal comando integrato Nato pur restando nell'Alleanza, e sfrattò da Versailles gli americani. Certo, le differenze tra i due avvenimenti sono tante ed evidenti. Ad esempio Mitterrand, pur avendo aperto al pc. è più Atlantico di De Gaulle. Claude Cheysson. nuovo capo della diplomazia francese, aveva lanciato un avvertimento: 'Se i nostri alleati ci parlano delle possibili conseguenze di una presema dei comunisti al governo risponderemo che non sono affari loro». Aveva tuttavia aggiunto: «Ma il fatto che abbiano qualche timore naturalmente ci preoccupa». Al di là dunque degli atteggiamenti formali, giustamente dignitosi, Mitterrand non è rimasto indifferente all'inquietudine di Bush, il quale si è espresso con franchezza ma con grande tatto diplomatico, ben sapendo quanto le sue parole avrebbero potuto urtare i francesi. Gli argomenti a disposizione di Mitterrand per tranquillizzare gli alleati americani sono tanti. I motivi che lo hanno spinto a nominare quattro ministri comunisti, a far entrare il pc per la prima volta nel governo di un grande Paese dell'Alleanza Atlantica, non sono dovuti soltanto al desiderio di offrire un'immagine coerente e in qualche modo storica che ha ormai di sé. L'immagine del leader socialista che attraverso una li¬ nea unitaria ha portato la sinistra al potere e che ha costretto i comunisti, dopo averli ridimensionati, a una svolta radicale. Impegnando il pcf a un accordo di legislatura vincolante per almeno un paio d'anni, egli si è coperto le spalle a sinistra, riducendo al minimo gli inconvenienti che questa operazione comporta. Mitterrand e i suoi collaboratori hanno la precisa percezione dell'ardua congiuntura in cui il nuovo governo opera, della necessità di compiere tra breve scelte difficili. La -solidarietà senea cedimenti» promessa dal pcf riguarda anche le fabbriche: e questo significa che nel caso di difficoltà sociali ì ministri comunisti devono convincere la classe operaia ad avere un riguardo particolare per il governo. Sul contratto di governo sottoscritto il 23 giugno si sono formate due scuole di pensiero, soprattutto sui paragrafi di politica estera: una considera quel documento un atto di capitolazione dei comunisti, l'altra ritiene che in realtà questi ultimi sono riusciti a non spostarsi di molto dalle loro tradizionali posizioni filo-sovietiche su argomenti scottanti come l'Afghanistan, gli euromissili e il Medio Oriente. Ma nessuno mette in dubbio che quel contratto di governo vincoli il pcf sul piano sociale. Questa dovrebbe essere una garanzia per la futura stabilità della Francia. Mitterrand l'avrebbe pagata con quattro ministri comunisti. Bernardo Valli