La Banca d'Inghilterra vuole recuperare il carico d'oro di cinque navi affondate di Mario Ciriello

La Banca d'Inghilterra vuole recuperare il carico d'oro di cinque navi affondate Ingenti riserve auree sono custodite da molti anni nei relitti La Banca d'Inghilterra vuole recuperare il carico d'oro di cinque navi affondate DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Nelle prossime settimane una società britannica di recuperi marittimi tenterà di portare a galla l'oro dell'»Edinburgh». Sono ben cinque tonnellate e mezzo di oro sovietico: e viaggiavano sull'incrociatore inglese • Edinburgh», dirette negli Stati Uniti, quando un siluro tedesco affondò il vascello, nel maggio '42, al largo di Murmansk, nel Mare di Barents. La notizia ha fatto il giro del mondo ed ha destato interesse verso altri casi simili. Verso altri lingotti e altri cimiteri marini. La Banca d'Inghilterra ha un 'idea abbastanza precisa delle sue •riserve auree sommerse», come le ha definite, con humour ma con esattezza, il Financial Times. Si parla di verghe per oltre 25 milioni di sterline, un tesoro che l'istituto britannico sarebbe ben felice di poter strappare agli oceani e chiudere nei suoi forzieri. Parte di questo oro è irricuperabile, per lo meno con le presenti tecnologie: ma non poche barre potrebbero tornare prima o poi alla City, tutto dipenderà dal prezzo del metallo. Si ripete la storia del petrolio. Più aumenta il prezzo del greggio, più diventa 'economico», cioè redditizio, inventare nuove tecnologie e affrontare scavi costosi e ri- sditosi. Non si possono ancora sfidare quegli abissi dell'Atlantico e del Pacifico, dove dormono da secoli i fulgenti carichi dei galeoni (soprattutto spagnoli! ma numerosi altri ■vascelli cominciano ad essere considerati accessibili. Alcune di queste navi sono già state raggiunte e molti lingotti sono già stati recuperati. Cinque relitti in particolare stuzzicano l'attenzione della Bank of England. C'è il relitto del • Laurentic», affondato nel 1917 al largo dell'Irlanda settentrionale, perché lacerato da una mina tedesca. Era diretto in Canada e trasportava 40 tonnellate d'oro. Nel 1924 venivano recuperati quasi due terzi dei lingotti. Simile il caso dell'Empire Manor», scomparso nel '44, dopo una collisione, al largo di Terranova. Nonostante il mare spietato, con onde di dieci metri, quasi il 90 per cento dell'oro veniva portato a galla nel '73. Il nuovo prezzo del metallo induce adesso a ripescare il resto. Poi il 'Niagara». che forato da una mina tedesca, dorme dal 1940 in prossimità della costa neozelandese. Poi il •Fort Stikine», distrutto da un'esplosione nel porto di Bombay nell'aprile '44 (336 persone perirono nel disastro e una -pioggia» d'oro cadde letteralmente sulla città. Una verga piombo sulla veranda di un signore, a un chilometro e mezzo di distanza!. Poi l'»Egypt», inabissatosi nel '22 nella baia di Biscaglia. La preda più succulenta non porta però lo stemma inglese. Il Financial Times ne addita l'ubicazione, le acque nipponiche, a cento metri di profondità. Ivi giace l'intero carico d'oro e platino che viaggiava sull'incrociatore •Nakhimoff», colpito a morte nel 1905 durante il conflitto russo-giapponese. Quanto vale? Miliardi e miliardi di dollari. Ecco perché russi e giapponesi litigano. Tokyo vorrebbe tentare un recupero, ma Mosca avverte che il tesoro è suo. Mario Ciriello

Luoghi citati: Canada, Irlanda, Londra, Mosca, Murmansk, Stati Uniti, Tokyo