Appello di pace di Breznev «Non minacciamo nessuno» di Fabio Galvano
Appello di pace di Breznev «Non minacciamo nessuno» cfL'Urss non cerca il confronto né a Ovest né a Est» Appello di pace di Breznev «Non minacciamo nessuno» Le parole del leader sovietico davanti al Soviet supremo allontanano le minacce di intervento in Polonia - Gli Usa accusati di «una corsa alle armi senza precedenti» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Una iniziativa di pace di Breznev — l'ennesima — lanciata ieri nel suo discorso inaugurale del Soviet Supremo e poi votata all'unanimità (come è prassi) dagli oltre 1500 deputati sovietici, induce alcuni osservatori occidentali ad azzardare che sta forse sfumando la minaccia di un intervento sovietico in Polonia. Il capo del Cremlino, presentando il suo 'appello ai Parlamenti e ai popoli del mondo», ha affermato: -Il Soviet Supremo dell'Urss dichiara solennemente che l'Unione Sovietica non minaccia alcuno né cerca il confronto con alcuno Stato a Occidente o a Oriente». Sarebbe perlomeno curioso, e forse controproducente, se un documento formalmente sancito dagli organi legislativi venisse disatteso nei fatti proprio da chi l'ha proposto. E' difficile, nell'imperscrutabilità della politica sovietica, dare contenuti concreti a quella che è soprattutto una sensazione (non condivisa peraltro da tutti). Ma vale ugualmente la pena di registrarla, perché l'appello di Breznev e del Soviet Supremo potrebbe segnare un momento nuovo nella politica estera sovietica. Come potrebbe, proprio in nome di quell'imperscrutabilità, creare false illusioni. Sta di fatto che mai Inoffensiva di pace» lanciata da Breznev al congresso Pcus era stata articolata in modo cosi esplicito, anche se ovviamente si mantiene su linee generali. Volendo interpretarla in «chiave polacca», come alcuni avevano già fatto lunedi per il mancato plenum del comitato centrale che abitualmente precede le due sedute annuali del soviet supremo, l'iniziativa del Cremlino potrebbe significare che Mosca ritiene di non poter rischiare l'uso della forza per ricondurre la Polonia sulla via dell'ortodossia; cercherebbe allora di sfruttare questa sua «carta di credito- per limitare il danno e per tentare allo stesso tempo il rilancio del dialogo per la limitazione degli armamenti, al quale Washington è accusata di voler sfuggire. In questo senso si potrebbero interpretare un lungo articolo «polacco» della Pravda di ieri e le dure parole riservate da Breznev agli Stati Uniti. Il quotidiano del Pcus accusa (la firma è di uno dei suoi più noti commentatori, Vitalij Korionov) i «nemici del socia- lismo e della Polonia» di voler •modificare l'attuale equilibrio delle forge in Europa»; non sarebbe quindi casuale •che la crisi polacca sia stata usata da sfondo per intensificare l'attività dei gruppi revanscisti che operano soprattutto in Germania Ovest». Osserva anche che, come alla vigilia della seconda guerra, •gli intrighi dell'imperialismo (...) sono pronti a sacrificare qualsiasi Paese per i propri fini». La pubblicazione di questo articolo potrebbe rappresentare, a detta di chi interpreta in chiave polacca la nuova iniziativa del Cremlino, la contropartita richiesta all'Occidente, e cioè un suo chiaro distacco, psicologico e propagandistico, dalla questione di Varsavia. Molto più preciso, e in questo ipotetico quadro sarebbe opportuno dire concreto, il riferimento agli Stati Uniti. Nel suo discorso Breznev ha det- to: •Bellicosi circoli militaristi, guidati dall'imperialismo americano, hanno lanciato una corsa alle armi che è senza precedenti. Evitano trattative per limitare gli armamenti, per eliminare i focolai di guerra e per risolvere pacificamente i problemi internazionali controversi. Incoraggiano spudoratamente atti di aperta aggressione e di banditismo internazionale da parte dei loro scherani. La situazione nel mondo diventa sempre più pericolosa». Al tempo stesso, ha sottolineato Breznev, i popoli consci di questo pericolo levano la loro voce di protesta. •C'è una sola via d'uscita — ha concluso —. Ora, subito, bisogna sbarrare la strada a chi ama il riarnio e i rischi militari». Di qui l'appello. Anche respingendo l'« ipotesi polacca», il documento sembra andare al di là delle consuete spinte propagandistiche. .Si deve e si può fare di tutto per evitare un'altra guerra mondiale», vi si legge. •Il mondo è ormai saturo di armi letali. Ma continua ad accumularne; si sviluppano armi sempre più sofisticate e distruttive, si preparano rampe per centinaia di missili nucleari nell'Europa Occidentale. La gente viene condizionata alla criminale idea della permissività dell'uso di ordigni nucleari. La tensione politica si aggrava. Si cerca nuovamente di conseguire superiorità militari e si ricorre al linguaggio delle minacce». A tutto questo il Soviet Supremo risponde con la sua 'Solenne dichiarazione» di non minacciare né volere scontri con alcuno, di non ambire alla superiorità militare, di non essere stato né voler essere l'iniziatore di una nuova spirale militare: 'Non c'è alcun tipo di arma che non saremmo disposti a limitare, a proibire, in accordo con altri Paesi». La salvaguardia della pace è obiettivo primario dell'Urss, afferma il documento; il Paese è pronto a immediati negoziati. E a questo fine •si appella ai legislatori di tutti i Paesi». Fabio Galvano
Persone citate: Breznev, Vitalij Korionov
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