La «signora della finanza» abdica a favore del figlio di Marco Borsa

La «signora della finanza» abdica a favore del figlio Perché Anna Bonomi ha deciso di lasciare gli affari La «signora della finanza» abdica a favore del figlio MILANO — Alla base della decisione di Anna Bonomi di lasciare ogni incarico operativo all'interno del gruppo omonimo che ha raggiunto ormai un fatturato industriale, commerciale, agricolo e immobiliare, intorno ai 750 miliardi a cui si aggiungono altri 750 miliardi di premi delle compagnie di assicurazione, c'è un oggettivo conflitto di interessi con il figlio Carlo Bonomi, erede delle cariche materne, implicato nel processo Calvi per il passaggio delle azioni Credito Varesino. Questa è l'opinione dominante nel mondo degli affari milanesi all'annuncio di dimissioni di qualche giorno fa della 'Signora della finanza*. _ Alla Invest, la principale finanziaria del Gruppo, cercano di attenuare l'impatto della notizia mettendo in rilievo due circostanze: il fatto che l'avvicendamento fra la madre e il figlio fosse già previsto tanto è vero che Carlo Bonomi era appena entrato nel consiglio della Beni Immobili Italia proprio alle scopo di sostituire la madre alla presidenza; la decisione è stata presa dalla signora per non peggiorare la posizione processuale del figlio con una indebita confusione fra le proprie vicende personali con Gelli e Cal¬ vi e i rapporti di affari del Gruppo Bonomi. Nessuno contesta questi due aspetti della questione ma, negli ambienti finanziari, si aggiunge la considerazione che una decisione cosi drastica di lasciare tutti gli incarichi operativi (compresa la presidenza della Postai Market, una società che era rimasta sempre un po' defilata dal resto del Gruppo) si spiega solo con la consapevolezza di doversi sacrificare per mantenere al figlio e alle aziende sotto la sua responsabilità l'appoggio dell'esta¬ blishment bancario e finanziario. Le pressioni delle grandi banche cioè non sarebbero estranee alla risolutezza con cui i Bonomi, madre e figlio, hanno tagliato il cordone che collegava le vicende personali della «signora» con quelle del Gruppo. Dal 1979, quando la Invest è diventata la grande Invest acquistando la Fingest dalla Montedison, il Gruppo Bonomi mostra di voler giocare un ruolo di primo piano nel mercato finanziario italiano tanto da partecipare alla ricapitalizzazione della Montedison, una delle operazioni più impegnative e delicate dello schieramento imprenditorial-finanziario legato a Mediobanca, impegnata da dieci anni senza successo nel tentativo di restituire vitalità ed efficienza al maggior gruppo chimico italiano. Un ruolo che, mentre potrebbe essere conciliabile con una «disavventura» valutaria di Carlo Bonomi (1'«operazione Varesino», se risultasse essere stata solo una forma di parcheggio all'estero di titoli, sarebbe sempre una violazione della 159 ma ben meno grave dell'esportazione di plusvalenze fittizie) in una fase in cui la sua responsabilità nelle aziende era poco più che no¬ minale, non lo sarebbe con i rapporti d'affari quali quelli emersi fra la Bonomi, Calvi e Gelli, che mostrano da una parte fragilità finanziaria della «signora» e dall'altra la possibilità di nuove e imbarazzanti sorprese nel campo dei patti di unità di azione o di sindacato in contrasto con gli interessi e gli obiettivi del Gruppo Invest. Una separazione quindi fra madre e figlio resa necessaria da ragioni obiettive e da pressioni esterne oltre che interne al Gruppo. 'La sola perplessità che può sollevare all'esterno la decisione» commenta una fonte bancaria «è che la signora Bonomi ha certamente un'esperiema di affari largamente superiore a quella del figlio che potrebbe trovarsi un po' troppo bruscamente con in mano le redini del Gruppo». E' una incognita a cui in parte è già stata data una risposta con il rafforzamento manageriale del Gruppo Invest, guidato da Giuseppe Glisenti e Giorgio Cigliana, due dirigenti con alle spalle esperienze industriali, commerciali e finanziarie sufficienti ad integrare le eventuali lacune di Carlo Bonomi che del resto già da qualche anno è di fatto alla testa del Gruppo. Marco Borsa

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