Inpannati dai 21 fedeli di Gelli gli altri iscritti alla loggia P2?

Inpannati dai 21 fedeli di Gelli gli altri iscritti alla loggia P2? Secondo l'incriminazione della magistratura per «truffa» Inpannati dai 21 fedeli di Gelli gli altri iscritti alla loggia P2? Avrebbero fatto credere che la «Propaganda due» faceva parte del Grande Oriente d'Italia mentre invece era stata sospesa dalla massoneria - Forse clamorosi sviluppi nell'indagine (il giudice accenna ad armi e leggi valutarie, oltre allo spionaggio) ROMA — Delle trame della «P2» sono colpevoli solo ventidue persone? La nuova ondata di incriminazioni decisa l'altro ieri dalla Procura di Roma, se fornisce da una parte una prima delimitazione di responsabilità, sembra fornire dall'altra un'ancora di salvezza sotto il profilo penale a quanti — pubblici funzionari, giornalisti, militari — appaiono inclusi nelle liste di Golii. Il sostituto procuratore Domenico Sica ha deciso l'altro ieri di estendere ai vertici dei vecchi servizi segreti e a tutti i «capi gruppo» della Loggia le accuse già contestate al latitante Gelli e al colonnello Antonio Viezzer, tuttora in carcere, e nello stesso tempo ha contestato a questi ultimi nuovi reati. Negli ordini di comparizione (uno dei quali riguarda il fiorentino Domenico Bernardini, morto il 18 aprile scorso) il giudice addebita all'intero vertice della Loggia la cospirazione politica, l'associazione per delinquere, lo spionag gio politico-militare, la diffusione di notizie riguardanti la sicurezza dello Stato. Secondo il giudice, pur non avendo partecipato ad altri fatti di spionaggio, anche l'ammiraglio Mario Casardi, ex capo del Sid, sarebbe responsabile con Maletti, Labruna e Viezzer della fuga del fascicolo «M.Po. Biali», che forni a Gelli, con largo anticipo, tutti gli elementi dello scandalo dei petroli. Ma il dettaglio più significativo è un altro: Gelli, Viezzer e tutti i «capi gruppo» della P2 sono stati accusati an che di truffa: una truffa che si sarebbe concretata nel lasciar credere a tutti gli altri iscritti che la loggia «Propaganda due» faceva ancora re¬ golarmente^parte del «Grande Oriente d'Italia», che cioè fosse ancora a pieno titolo una loggia massonica. Se questo non significa ancora l'esclusione di ogni responsabilità penale per tutti gli altri iscritti, l'iniziativa dei giudici romani sembra andare co- munque in questa direzione. Confermando fra l'altro, sia pure indirettamente, che il «Grande Oriente» non aveva che fare con le trame di Gelli. Ma vediamo in dettaglio le accuse che la Procura ha definito l'altro ieri: con Gelli e Viezzer, la Procura ha chiamato in causa tutti i «capi gruppo» già indiziati di associazione per delinquere, e cioè Umberto Ortolani, Franco Picchiotti, Giovanni Fanelli, Fabrizio Trecca, Francesco Cosentino, Giovanni Motzo, Bruno Mosconi, Angelo Atzori, il defunto Bernardini, Ezio Giunchiglia, Achille Alfano. Bruno Della Fazia, Pasquale Porpora, Vittorio Lipari, Francesco Ioli, William Rosati, Salvatore Bellassai. Il gruppo viene completato da Mario Casardi, dal generale Gianadelio Maletti e dal capitano Antonio Labruna. Con l'esclusione di Casardi, tutti sono accusati di spionaggio «per essersi, anche in tempi diversi, associati tra di loro e con altre persone da identificare (avendo assunto Gelli il ruolo di promotore) al fine di consumare più delitti contro la personalità dello Stato, la pubblica amministrazione, l'amministrazione della giustizia, la feda pubblica, la libertà morale, il patrimonio, le leggi valutarie e quelle per il controllo delle armi». Nella genericità delle formule giuridiche, i riferimenti alla 'libertà morale- e al 'Controllo delle armi» lasciano intravedere nuovi, clamorosi sviluppi dell'indagine. Anche l'accenno alle 'leggi valutarie- potrebbe riservare molto presto qualche sorpresa. Per fare tutto questo, continua la Procura, Gelli e gli altri si erano associati «in rigi¬ da compartimentazione-, e -con tali condotte sorprendevano l'altrui buona fede, inducendo varie persone ad iscriversi alla Loggia P2-. E non basta: Gelli e gli altri avrebbero annotato 'arbitrariamente sugli elenchi della Loggia alcuni nominativi di persone appartenenti ad altre Logge, nonché di altre persone che non avevano mai richiesto l'iscrizione-. Questo passaggio potrebbe confermare le tesi di molti presunti « piduista, tra i quali il più noto è forse Pietro Longo. Con questo sistema, i «piduista più vicini a Gelli avrebbero conquistato «postafoni di potere- per influire su eventi economici e 'Costringere altri a fare, tollerare, ed omettere atti che avrebbero potuto essere pregiudizievoli ali 'associazione criminosa -. La truffa, più in particolare, sarebbe consistita 'nell'essersi procurato l'ingiusto profitto del versamento di quote associative, ottenuto tacendo il fatto che la Loggia era stata sospesa dal Grande Oriente d'Italia, e più ancora inviando lettere circolari e tessere con le firme dei "grandi maestri" Battelli e Salvini rilasciate in bianco in epoca antecedente alla sospensione della Loggia P2-. A Gelli, inoltre, la Procura ha contestato formalmente le minacce rivolte all'onorevole Piccoli (quelle di rivelare rapporti con Sindona) e quelle a Leonardo Di Donna. Que st'ultimo, presidente dell'Eni, era stato invitato a mostrarsi «innocentista» sull'affare Eni-Petromin. Altrimenti, Gelli minacciava di divulgare •presunti illeciti penali commessi da Di Donna con il presidente della Banca Nazionale dell'Agricoltura-. £• z

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