«Barbarossa» attacca l'Urss

«Barbarossa» attacca l'Urss QUARANTANNI FA SCATTAVA IL «COLPO ALL'EST» DELLA GERMANIA NAZISTA «Barbarossa» attacca l'Urss All'alba di domenica 22 giugno 1941 le più potenti armate del Terzo Reich invadono la Russia dal Baltico all'Ucraina - La gigantesca avanzata (che sarebbe stata fermata soltanto all'inizio di dicembre) coglie di sorpresa Stalin e il suo governo: invano il dittatore sovietico aveva tentato di rinviare quell'ora funesta - Mussolini subito mani manda un corpo di spedizione Alle latitudini settentrionali viene giorno presto. Il cielo di Mosca è già chiaro, alle 3,30 del mattino, quando squilla il telefono nella dacia di Stalin, a Kuntsevo, dove il dittatore trascorre il weekend assieme alla figlia Svetlana, a Molotov e a Malenkov. All'altro capo del filo c'è l'ammiraglio N. G. Kuznetzov, Commissario del popolo alla Marina e prima parla con l'ufficiale di servizio, Loginev, poi con Malenkov: «Informate il compagno Stalin, dice Kuznetzov, che da alcuni minuti aerei tedeschi stanno bombardando Sebastopoli. Questa è la guerra! ». Cosi, in quell'alba di quarantanni fa, domenica 22 giugno 1941, la Germania nazista aggredisce l'Urss e chiunque conoscesse le memorie di Caulaincourt saprebbe che in questo stesso giorno, nel 1812, Napoleone aveva attraversato il Niemen alla volta di Mosca. Con .voce scontenta, quasi irritata» (lo rileva Kuznetzov nei suoi ricordi, «Pered volnoj», Oktiabr, nr. 11, Mosca, 1965) Malenkov replica: .Vi rendete conto di cosa state annunciando?.; poi butta giù, sgarbatamente, il microfono e — come l'ammiraglio apprenderà in seguito — telefona a Sebastopoli per controllare la notizia. A Berlino, due ore più tardi, Goebbels legge alla radio una dichiarazione di Hitler in cui si espongono, col solito miscuglio dì menzogne e falsificazioni, le ragioni dell'aggressione all'Urss (ha cospirato con la Gran Bretagna «per attaccare le truppe tedesche in Romania e Bulgaria, e ha praticato «sabotaggio e terrorismo» ai danni della Germania); alle 12,15, ora di Mosca, è Molotov ad annunciare la violazione delle frontiere e i proditori bombardamenti di Zitomir, Kaunas, Kiev e Sebastopoli mentre alle 21, in uno storico radiodiscorso, il migliore Churchill afferma che l'Urss sarà aiutata con tutte le forze dalla Gran Bretagna e che cosi facendo gli inglesi aiuteranno se stessi. Roosevelt, infine, nella consueta «conversazione accanto al caminetto», definisce l'attacco nazista come disperato, brutale, feroce, disonorevole, perfido f«desperate, brutal, murderous, dishonourable, treacherous»). Mussolini, che ha saputo della mossa dell'alleato soltanto un quarto d'ora prima che avvenisse (alle 3 del mattino Bismarck, nipote del grande Cancelliere e consigliere dell'ambasciata tedesca a Roma, lo ha svegliato per consegnargli una lunga lettera di Hitler), accetta di buon grado il fatto compiuto, dà ordine di dichiarare guerra alla Russia e di offrire un corpo di spedizione italiano. Le forze della Wehrmacht che in questa domenica scattano all'offensiva dal Baltico al Mar Nero rappresentano i tre quarti del potenziale bellico tedesco, 139 divisioni con 3300 carri armati, alle quali si aggiungeranno 51 divisioni alleate, due divisioni corazzate e undici di fanteria che sono ancora nel Reich. Il loro capo supremo è, naturalmente, Hitler, il comandante in capo dell'esercito è il feldmaresciallo von Brauchitsch mentre alla testa dei tre grandi gruppi di armate vi sono gli stessi superbi condottieri del 1940, von Leeb, von Bock, von Rundstedt! Fin dal primo giorno l'avanzata è spettacolare: il 29 giugno un bollettino tedesco parla di 328.898 prigionieri, di 3332 veicoli corazzati e 1809 pezzi di artiglieria catturati e già il 4 luglio le armate naziste sono a 500 chilometri dalle loro basi di partenza puntando, con estrema velocità e decisione, sugli obiettivi dell'-Operazione Barbarossa-: Leningrado a Nord, Mosca al centro, Kiev nel Sud. Haider, capo di Stato Maggiore, può annotare nel diario: «Non è esagerato dire che il Feldzug contro la Russia è stato vinto in quattordici giorni». Il Fuehrer non ha mai fatto mistero del suo «Drang nach Osten», il colpo all'Est, e chi ha avuto la pazienza di leggersi Mein Kampf, noiosa e prolissa Bibbia nazista, vi ha trovato scritto in chiare lettere che «quando noi nazionalsocialisti parliamo oggi di un nuovo territorio in Europa, dobbiamo pensare in primo luogo alla Russia e agli Stati limitrofi suoi vassalli». Anche con i generali Hitler è stato esplicito: nel settembre '39, messa in ginocchio la Polonia, ha detto che essa potrà servire come base «per preparare future operazioni militari» e il 23 novembre successivo ha precisato che «potremo affrontare la Russia solo quando saremo liberi ad Occidente»; cosi, all'indomani della caduta della Francia, ha cominciato a tracciare progetti per una nuova guerra che fosse «blitzartig scimeli» (-veloce come il fulmine.) finché il 18 dicembre, con la Direttiva nr. 21, ha dato il via all'-Operazione Barbarossa», un piano col quale l'Urss dovrà essere «schiacciata in una rapida campagna, nella primavera •41. Il 2 febbraio di quell'anno Haider compila per Hitler una relazione sull'esercito sovietico arrivando alla conclusione che «le nostre forze sono sensibilmente uguali come numero e molto superiori come qualità, (il Fuehrer ama dire che «il più scadente fante tedesco è migliore del migliore dei fanti stranieri»): l'Urss, sul fronte europeo, può mettere in campo 145 divisioni di fanteria, 26 divisioni di cavalleria e 40 brigate motorizzate, cioè 211 grandi unità di fronte alle 190 del Terzo Reich e dei suoi alleati; tuttavia i russi non possiedono una sola divisione corazzata mentre la Germania ne ha ventuno. In questo quadro, la condotta di Stalin appare esitante e, talvolta, contraddittoria. Il patto germano-sovietico che ha firmato nell'agosto '39 gli ha dato, di fronte all'espansionismo nazista, lo stesso «respiro» f»peredyska»J che lo zar Alessandro I aveva ottenuto da Napoleone a Tilsitt nel 1807 e Lenin dai tedeschi a Brest-Litovsk nel 1917; in più gii ha assicurato ottime posizioni difensive contro la Germania con basi avanzate negli Stati baltici, in Finlandia e in Polonia e — poiché Tokyo è alleata di Hitler — ha posto fine alla pericolosa guerra strisciante russo-giapponese. Ora Stalin è consapevole del rischio mortale di un attacco nazista (lo avvertono i messaggi da Tokyo della spia Richard Sorge e la nota riservata di Churchill del 3 aprile '41 sui movimenti di truppe tedesche nella Polonia meridionale) e deve anche rendersi conto di essere privo di uno Stato Maggiore perché, con le sanguinose «purghe- del 1937-1938, l'Armata Rossa ha perduto tre marescialli su cinque, 14 comandanti di armata su 16, otto ammiragli su otto, 60 comandanti di corpo d'armata su 67, 136 comandanti di divisione su 199. 221 comandanti di brigata su 397, 75 membri del Soviet Supremo Militare su 80 e non uno solo degli undici vice Commissari del popolo alla Difesa si è salvato: eppure il dittato¬ re spera ancora, assurdamente, di poter rimandare l'ora funesta, almeno fino all'autunno, quando i tedeschi non potranno attaccare per le piogge, la «rasputitza», e quindi al 1942, quando l'Urss sarà meglio preparata alla guerra. I sovietici sono comunque colti di sorpresa, almeno a livello del fronte e delle sue im¬ mediate retrovie. E' ben vero che alla vigilia dell'aggressione, nel tardo pomeriggio di sabato 21 giugno, Stalin telefona personalmente al comandante del distretto mili- tare di Mosca, generale I. V. Tjulenev, raccomandandogli la difesa antiaerea della capitale ^«Tenete presente, compagno Tjulenev. che la situazione è preoccupante») ma è altresì vero che l'ordine a tutti i comandi è sempre stato quello di non irritare i tedeschi, di chiudere gli occhi di fronte alle loro violazioni di confine o di spazio aereo al punto che nei primissimi minuti dell'invasione, quando i presidi di frontiera telefonano a Mosca per dare l'allarme (-Ci stanno sparando addosso. Cosa dobbiamo fare?») dal Comando Supremo rispondono indignati: «Dovete essere impazziti. E perché non trasmettete in codice?». Secondo -Barbarossa- Leningrado, Mosca e Kiev dovevano essere raggiunti con facilità e quasi simultaneamente ma già ad agosto — quando von Bock, oltrepassati la Beresina e il Dnieper, incontra l'inaspettata resistenza dell'Armata Rossa e scopre che i proiettili da 35 millimetri rimbalzano sulle corazze del carro sovietico T-34 — / 'OK1V si vede costretto a scegliere: non potendo avanzare su tutto un fronte di mille chilometri, quale sarà il primo obiettivo? Poiché Leningrado è accerchiata da von Leeb (e nel suo assedio, che durerà 867 giorni, vedrà la morte di quasi un milione di persone), secondo i generali bisogna puntare su Mosca col Gruppo di Centro di von Bock. Per il Fuehrer, invece, è von Rundstedt che deve compiere lo sforzo di rottura decisivo per impadronirsi di Kiev e del granaio ucraino, del bacino industriale del Donetz, dei pozzi petroliferi del Caucaso (-1 miei generali, confida il Fuehrer a Jodl, non capiscono niente di economia»). Ma, occupata Kiev il 19 settembre, ecco che Hitler vuole conquistare anche Mosca e l'avanzata sulla capitale — dove Stalin è rimasto — comincia in modo travolgente anche se ben presto rallenterà, sia per il sopraggiungere della «rasputitza., il mare di fango e di melma creato dalle piogge autunnali in cui tutto affonda, dal cannone al fante, dalla moto al carro armato, al trattore, sia per le prime battute d'arresto al Sud (Rostov, espugnata da von Rundstedt il 21 novembre, è ripresa dai sovietici cinque giorni dopo e un Hitler furibondo silura il suo miglior feldmaresciallo), sia per l'arrivo di un inverno rigidissimo, come non se ne registravano da un quarantennio, col combustibile che gela, i motori che si spaccano, le mitragliatrici che si inceppano e. per avviare i cai-ri armati (la testimonianza è di Guderian), bisogna accendervi il fuoco sotto. E' a questo punto che la Stavka, il comando supremo sovietico, fa la prima mossa. Basandosi sulle informazioni di Sorge da Tokyo, il quale ha comunicato che il Giappone non entrerà in guerra contro l'Urss ma «rivolgerà la propria attenzione al Sud», decide di sguarnire la frontiera siberiana delle 25 divisioni di fanteria, otto di cavalleria e cinque brigate corazzate che la presidiano (in tutto un milione di uomini messi agli ordini di un generale quasi sconosciuto, Zukov) trasferendole davanti a Mosca. Hitler ha detto a Jodl, all'inizio della campagna, che la Russia sarà vinta facilmente poiché «basterà dare un calcio alla porta e tutta quella marcia impalcatura crollerà»; adesso, 1" dicembre '41, ripete che è sufficiente «ancora una spinta e trionferemo». L'indomani, infatti, un battaglione in ricognizione del 258' fanteria penetra nel sobborgo moscovita di Himki da cui si vedono le cupole del Cremlino, ma la mattina dopo è ricacciato. Nella notte fra il 4 e il 5 dicembre, quando il termometro segna —31" e nelle stesse ore in cui i giapponesi, in Pacifico, si apprestano a colpire Pearl Harbour, i sovietici scagliano contro l'ormai vacillante fronte tedesco ben diciassette armate comandate da generali i cui nomi (Koniev, Govorov, Rokossovski, Katukov) diventeranno, nei mesi seguenti, motivo di terrore per gli invasori e lo fanno arretrare su tutta la linea per oltre duecento chilometri. Dinanzi all'incubo di una ritirata simile a quella della •Grande Armée» napoleonica, il Fuehrer — con grande prontezza e selvaggia, irriducibile energia — impartisce l'ordine di resistere a ogni costo, fino all'ultimo uomo, negando anche l'arretramento di pochi metri: i generali che disobbediscono vengono degradati, o rimossi dal comando, o processati e fucilati: Hópner, il genio dei carri armati, è destituito su due piedi e gli si vieta persino di indossare ancora la divisa (e comunque verrà giustiziato, nel '44. dopo il fallito attentato a Hitler). La Wehrmacht si salva ma nello slancio sovietico e nella prima sconfitta subita dal Terzo Reich c'è già la premonizione della catastrofe che attende gli eserciti del Fuehrer. Giuseppe Mayda ^•mtpptwuj 'WWW ™" » * *<«» >r «s» mm**»^*immuto*- Fronte dell'Ucraina, 1941. Panzer nazisti in linea di combattimento nella fase culminante dell'offensiva d'estate Due donne rientrano a Sebastopoli occupata dai tedeschi