Troppe contradidzioni al processo Paparelli di Giorgio Viglino

Troppe contradidzioni al processo Paparelli Il tragico episodio all'Olimpico Troppe contradidzioni al processo Paparelli ROMA — Le elezioni amministrative romane impongono l'alt al processo Paparelli che subisce ora un rinvio più lungo della breve pausa feriale. Si riprenderà infatti venerdì mattina con l'arringa dell'aw. D'Ovidio rappresentante della parte civile. Con l'udienza-fiume di ieri si è esaurita la parte dibattimentale del processo, completando l'interminabile teoria dei testi e verificando la perizia d'ufficio con le molteplici perizie di parte alla presenza degli autori. E' stata una maratona che non ha dato molti risultati soprattutto per una ragione: i testi erano per la quasi totalità amici degli imputati e hanno preferito arrivare a un filo dall'incriminazione piuttosto che smentire la propria verità soggettiva. Il presidente Santiapichi ha ammonito tre testi, il p.m. Paoloni ha chiesto l'arresto in aula per uno di essi. Michele Tiberio. Qust'ultimo è rimasto sotto la sorveglianza dei poliziotti per un quarto d'ora, tanto quanto è durata la seconda sospensione dell'udienza, ma poi è stato lasciato in libertà. Le contraddizioni maggiori sono venute da Giuseppe Pucci, Stefano Fabrizi e appunto Michele Tiberio, visto che hanno deciso di passare dalla difesa di un amico imputato alla difesa dell'altro. Un testimone indicato come fondamentale dalla difesa dell'Angelini, Alessandro Monaco, è apparso molto impacciato e con una certa difficoltà ad esprimersi. Il presidente Santiapichi, a un certo punto gli ha chiesto: «Lei studia a Perugia, all'Università per stranieri?' e l'altro sempre con qualche difficoltà ha replicato: 'Ma io sono romano!'. Cauti, quasi a marcia indietro, anche i testi che facevano parte del cosiddetto servizio d'ordine. Esemplare la dichiarazione di uno di essi, Mearel11, nel descrivere lo scontro con i «commando»: «Quei giorno i ragazzi ci hanno detto "lasciate perdere che qui succede un macello!" e noi che potevamo fare? Abbiamo lasciato perdere'. Sergio Riganelli è stato tanto cauto da rispondere alla domanda 'Come si chiama?' con un precipitoso « Confermo il verbale!'. Alla pedana dei testi si è poi presentato il fantomatico Fausto Iosa, professionista del tifo, inquisito in fase istruttoria e citato molte volte tanto dagli imputati che dai testi come dirigente dei club. Proprio il fatto di essere stato prosciolto durante la prima parte dell'inchiesta ha impe dito però alla corte di ascoi tarlo in questa sede. Giorgio Viglino

Luoghi citati: Perugia, Roma