In Giappone è morto un uccello raro il tokis, dieci esemplari nel mondo!
In Giappone è morto un uccello raro il tokis, dieci esemplari nel mondo! Una femmina, viveva in cattività, si è spenta perché ha rifiutato il cibo In Giappone è morto un uccello raro il tokis, dieci esemplari nel mondo! TOKYO — Uno dei cinque Tokis, specie di uccelli in via di estinzione che vivono in Giappone In cattività, è morto. Era una femmina che, posta assieme a un maschio nei centro per la protezione dei tokfs, nell'isola di Sado, ha rifiatato di mangiare per tre giorni e si è spenta, vittima dei parassiti. I cinque uccelli erano stati catturati in gennaio e i responsabili del centro speravano di aiutarli a riprodursi. I tokis, una specie giapponese di ibis, sono di color biancastro, grandi circa 80 centimetri con la testa rossa che termina con un lungo becco nero. Ancora diffusi un secolo fa in Giappone, Corea, Nord-Est della Cina e in Siberia, sono ridotti oggi a dieci esemplari in tutto il mondo. C'è una soglia al di sotto della quale la sopravvivenza di una specie è in pericolo. E se gli studiosi sono ormai da tempo in allarme per la sorte di circa quattrocento specie di uccelli la cui consistenza numerica va scemando con ritmo incalzante fino a discendere al di sotto di quella soglia, il grosso pubblico se ne rende conto soltanto quando notizie come questa lasciano trapelare la drammatica realtà. Gli Ibis (famiglia dei Treschiornitidi) sono uccelli grandi da mezzo metro ad una novantina di centimetri che vivono in grandi colonie. Per la loro indole squisitamente sociale, il numero è determinante. Tutti insieme, l'uno vicino all'altro, frugano il fango alla ricerca del pasto quotidiano, insetti, vermiciattoli, granchi, molluschi. Tutti insieme spiccano il volo e si librano nell'aria alternando il volo battente, con quello planato all'epoca della migrazione. La loro è una vita di famiglia numerosa che non può più estrinsecarsi quando la schiera familiare si assottiglia troppo. Ed è quello che sta succedendo soprattutto in due delle venti specie appartenenti alla famiglia. Una di queste, la più vicina all'estinzione, è appunto l'Ibis del Giappone (Nipponia nippon), ridotta ora a nove esemplari in tutto il mondo, un bell'uccello, forse uno dei più caratteristici della famiglia con la sua livrea bianco-grigia che si colora di mattone intorno al capo e di rosso scuro sulle zampe dalle lunghe dita pai mate. Ma l'acquitrino circondato dagli alberi, l'ambiente ideale per l'uccello, è stato progressivamente distrutto dall'opera di bonifica e di disboscamento che in Giappone, paese particolarmente sovrappopolato, tende ad acquisire sempre nuovi terreni all'agricoltura per soddisfare le crescenti esigenze alimentari degli uomini. Quindi la caccia prima, il disboscamento e le bonifiche poi, hanno contribuito a ridurre drasticamente il numero dei Nipponia nippon che erano ancora abbondanti nella regione all'inizio di questo secolo. L'altra specie minacciata è l'Ibis eremita (Geronticus eremita), la cui situazione però è incomparabilmente migliore. Ne esistono due nuclei di popolazione, uno di Marocco, che conta alcune centinaia di individui, l'altro in Turchia, a Birecik, presso il confine con la Siria. Ed è proprio quest'ultimo che desta maggior apprensione perché ha subito, nell'ultimo quarto di secolo, un calo pauroso, scendendo da 1300 a soli 34 esemplari. La cosa, però, si spiega, dato che la colo¬ nia di uccelli nidifica su una roccia posta al centro del villaggio, quasi a contatto con le abitudini dell'uomo, soggetta quindi a atti di vandalismo. Da qualche anno il WWF si è assunto il compito di sorvegliare la tranquillità dei nidi durante la cova e le autorità locali dal canto loro cercano di ripristinare un'antica festa .popolare che celebra in allegria l'arrivo degli Ibis nidificanti come messaggeri della primavera. Inoltre, si è riusciti a far riprodurre la specie in varie zone del mondo (Basilea, Innsbruk, Tel Aviv, Rabat e altre). Prospettive, quindi, ben più rosee di quelle per l'Ibis del Giappone che purtroppo ci sta morendo sotto gli occhi. Isabella Lattes Coifmann
Persone citate: Isabella Lattes Coifmann, Sado
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