Il nome Sindona cancellato da un rapporto sulla mafia

Il nome Sindona cancellato da un rapporto sulla mafia Complicità e protezioni per il finanziere in Sicilia Il nome Sindona cancellato da un rapporto sulla mafia L'elenco degli indiziati comprendeva 66 persone: al numero 65 c'era Sindona - Alla magistratura consegnato un dossier con soli 54 nomi ROMA — Michele Sindona e la Sicilia. E' un capitolo sul quale le scoperte e i dubbi si fanno ogni giorno più inquietanti. Il potere del finanziere, indicato come il grande esponente della P2. nell'isola, era davvero sorprendente, se in una notte del maggio del 1980 il suo nome fu improvvisamente depennato da un rapporto compilato dalla squadra mobile, nell'ambito dell'inchiesta su mafia e droga. E quando due famiglie, quella di Francesca Paola Longo. amica di Miceli Crimi. e degli Spatola, poi, lo ospitarono nelle loro case, il bancarottiere di Patti telefonava con tutta calma a New York: un giorno all'Hotel Pierre, per far sapere a donna Caterina che stava bene in salute, che gli amici e i «fratelli» si prendevano cura di lui; un altro giorno invece chiamava la casa della figlia e del genero Pier Sandro Magnoni. per dare a lui alcune disposizioni e raccomandare il silenzio. Proprio per queste telefonate. Magnoni, che all'epoca del finto sequestro giurava e spergiurava di non saper niente del suocero (e di temere per la sua vita), è finito in carcere su mandato di cattura del giudice istruttore di Palermo, Giovanni Falcone, con l'accusa di associazione per delinquere: stessa accusa mossa al suocero in questa nuova serie di provvedimenti. I personaggi della P2 legati alla Sicilia sono molti e non di secondo piano: dal generale Miceli a Carmelo Spagnuolo a Miceli Crimi e Sindona. I primi due erano arrivati, ai tempi del loro splendore, a posti dai quali manovravano le leve fondamentali del potere: i servizi segreti e la procura generale della Repubblica di Roma. Certo è che Sindona trova in Sicilia, fra l'agosto e il settembre del '79. tutta la complicità e gli aiuti che gli servono. E li trova anche più tardi, quando le indagini iniziate da Boris Giuliano (il vicequestore assassinato il 21 luglio del '79), passarono ai suoi successori e alla Crimlnalpol. Giuliano dunque muo¬ re pochi giorni prima che a Palermo arrivi dalla Grecia il •sequestrato» Michele Sindona. Il vicequestore sta indagando sui legami tra la mafia, le imprese di costruzioni edili, la droga. Ha deciso di violare i segreti di certe banche palermitane. Ma non ne avrà il modo. Il materiale che lui ha raccolto viene passato ad altri. Durante la permanenza palermitana di Sindona, è ucciso anche il giudice Terranova, che seguiva con attenzione il lavoro del vicequestore. Un colpo di fortuna arriva agli investigatori, quando, nel settembre, è arrestato a Roma Rosario Spatola, mentre consegna all'avvocato Guzzi un messaggio di Michele Sindona. Il collegamento, ormai, non è più difficile da trovare, anche se Spatola negherà sempre di aver ricevuto il biglietto da Sindona stesso. Nel maggio dell'anno scorso, la squadra mobile guidata dal successore di Giuliano, il dottor Giuseppe Impallomeni (che figura nell'elenco della P2) e la Criminalpol completano il rapporto su drega e mafia e denunciano 66 persone. Al numero 65 c'è il nome di Sindona. (Prima del suo compaiono quelli degli Inzerillo. degli Spatola ecc). Ma nella notte tra il 5 e il 6 maggio c'è un colpo di scena: il questore di Palermo ordina il blitz ma alla magistratura arriva un rapporto a carico di 54 persone. Il nome di Sindona non c'è più. Chi lo ha tolto? A un anno di distanza le voci, in Sicilia, si sono fatte insistenti. C'è però chi sostiene che il nome di Sindona fu depennato per timore che l'inchiesta fosse avocata dalla procura di Milano che si stava occupando del crack del finanziere. E che a quella decisione concorsero diverse persone. E' stato intanto confermato che Miceli Crimi, accompagnato da tre siciliani (Fodera. Puccio e Vitale), parti alla volta di Atene 111 agosto del '79. Vitale e Fodera erano funzionari dell'Ente minerario siciliano, un tempo presieduto da Graziano Verzotto. Si ferma- rono agli Hotel Hilton e Park Hotel dove il giorno dopo furono raggiunti da Sindona e da Joseph Macaluso. Tornarono a Palermo su una nave privata e Miceli Crimi commise l'errore di andare all'agenzìa di viaggio a farsi restituire i soldi dei biglietti non adoperati. L'agente tenne nota di tutto quello strano traffico. s. b.