Come era bella la Padova dei nonni

Come era bella la Padova dei nonni Come era bella la Padova dei nonni L'aspetto della città nel secolo scorso è stato riportato alla luce dalle splendide fotografie dei fratelli Alinari - L'interessante mostra, allestita nelle settimane scorse nell'oratodi San Rocco, diventerà itinerante e sarà messa a disposizione di tutte le scuole rio PADOVA — Padova sta riscoprendo la sua antica realtà attraverso un «occhio fiorentino». L'aspetto della Padova del secolo scorso, infatti, è stato riportato alla luce dalle fotografie dei fratelli Alinari, esposte nei giorni scorsi nell'oratorio di S. Rocco. Ora questa mostra, per decisione degli organizzatori — l'assessorato alla Cultura del Comune e il museo civico — diventerà itinerante e saia messa a disposizione delle scuole nei vari quartieri della città. Padova deve molto alla fotografia: gli affreschi del Mantegna, nella chiesa degli eremitani, furono gravemente danneggiati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e il loro recupero —parziale —fu possibile soltanto grazie , all'esistenza di una documentazione fotografica. La rassegna, «Padova: l'immagine urbana attraverso gli archivi Alinari; sembra aver fatto scoprire ai padovani, quanto bella fosse — anche in tempi relativamente recenti —la loro città. Una delle fotografie esposte —in tutto circa un centinaio — mostra, ad esempio, la porta «portello» e il ponte sul Piovego. Sul lato destro della foto è visibile una scalinata — poi scomparsa — che portava all'antico imbarcadero di questo importante nodo di traffico fluviale per Venezia. In questi giorni un gruppo di ecologi padovani, gli «Amici del Piovego» hanno attuato una serie di scavi lungo l'argine, riportando alla luce la scalinata. Lo sforzo, certo, è grande, e i risultati sono minimi: ridare a Padova l'antica armonia è impossibile, perché significherebbe quasi certamente abbattere più di tre quarti degli attuali edifici della città Ma in questo caso sono i particolari che contano e anche una vecchia scalinata «fa storia». Oltre agli Alinari, i fotografi fiorentini che operarono in motissime città italiane, nella mostra padovana sono presenti altri artisti della camera oscura, come il toscano Giacomo Brogi e l'inglese Isaac Atkinson, più noto con lo pseudonimo di James Anderson. A parte le riprese «aeree» (scattate dalla torre dell'osservatorio astronomico), la maggior parte delle fotografie della mostra sono incentrate sui monumenti della città. L'ambiente, il paesaggio, però, non rimangono esclusi ma aggiornati con scorci efficacemente allusivi. C'è, in questa immagine, la storia di Padova dalla seconda metà del secolo scorso al primo trentennio di questo, la storia di un'evoluzione che non può non apparire negativa. La Padova dell'800 si riflette nelle acque tranquille del Navìglio e del Bacchigliene; scandita dai ritmi armoniosi di antichi colonnati, dai passi senza fretta dei pochi personaggi che si vedono transitare nelle vie. Poi. verso la fine del periodo preso in considerazione, il centro di Padova comincia ad assumere quell'aspetto massiccio, pesante che probabilmente dovrà sopportare per sempre. Sorgono le costruzioni fasciste che sembra vogliano nascondere, cancellare, soffocare l'originaria bellezza in nome di una grandezza che proprio non esiste. Gigi Bevilacqua

Persone citate: Alinari, Giacomo Brogi, Gigi Bevilacqua, Isaac Atkinson, James Anderson, Mantegna

Luoghi citati: Padova, Venezia