L'inefficienza dell'Inps umilia e effonde migliaia di anziani: basta cen i ritardi

L'inefficienza dell'Inps umilia e effonde migliaia di anziani: basta cen i ritardi Dopo la denuncia de La Stampa, disponibili da stamane i duplicati dei mandati smarriti L'inefficienza dell'Inps umilia e effonde migliaia di anziani: basta cen i ritardi In via Foglizzo, ieri mattina, i pensionati al colmo dell'esasperazione hanno bloccato l'ufficio postale - Il direttore ha chiamato la polizia - Davanti a un vecchio, che in due giorni aveva bevuto solo un po' di latte e a cui erano rimaste in tasca 80 lire, un agente ha aperto il portafogli: «Accetti, per favore, vada a mangiare qualcosa» I soprusi della burocrazia calpestano i diritti, soprattutto la dignità di coloro che. dopo una vita di lavoro, raggiungono l'età della pensione e chiedono allo Stato di tener fede, con tempestività e rispetto, al contratto: pagare la pensione. A tempo debito. Senza colpevoli, inammissibili ritardi. II caso dei 1069 mandati di pagamento per la categoria IO. andati persi nel breve tragitto tra Inps e ufficio postale di via Foglizzo 30. s'è risolto ieri mattina alle 11. dopo la denuncia fatta da La Stampa. Personale dell'Inps di Torino ha consegnato nelle mani del direttore, Nicola Farina, un pesante plico di -duplicati*. Stamattina, in via Foglizzo 30. due impiegati, anziché uno solo, incominceranno a pagare le pensioni dalle 8 alle 13.30. Ma degli «originali* non c'è traccia. Per errore, disguido, o mala sorte, comunque per la cronica inefficienza della Previdenza Sociale, sembrano spariti, -per ora* non si trovano, forse verranno fuori, un giorno, chissà. Ma che cosa ha impedito all'Inps di rispettare le date di consegna? Chi ha provveduto, materialmente, all'invio dei mandati -originali* che sarebbero dovuti arrivare all'ufficio postale di via Foglizzo entro il 13 giugno, primo giorno in cui i pensionati, categoria IO. possono riscuotere ciò che loro spetta? Quest'episodio è una dolorosa abitudine, non una malaugurata eccezione. Le sei di ieri mattina. Davanti alla Posta in via Foglizzo. sono in attesa i pensionati. La denuncia pubblicata su La Stampa li rincuora e delude a un tempo; si passano il giornale, di mano in mano, inforcando gli occhiali o facendoselo leggere a voce alta dal vicino. -Si son persi i nostri mandati — è il commento tra ira e rassegnazione — e adesso?*. Molti s'avviano verso casa, senza neanche attendere l'apertura dell'ufficio: -Per avere ancora la stessa risposta ci rinuncio, torno domattina. Speriamo*. Le 8.15. s'alza la serranda e scatta la rabbia. - Vogliamo i nostri soldi* scandiscono oltre cinquanta persone, le nuche appena spruzzate di grigio o già imbiancate. -Nessuno deve entrare, blocchiamo l'ingresso a chi non è pensionato*. E' l'ultimo tentativo per far sentire la loro protesta, per smuovere l'ente burocrate e inerte dell'Inps. Il direttore dell'ufficio postale è costretto ad informare la polizia: il lavoro di un pubblico servizio è impedito, nessuno può entrare a fare un pagamento o a inviare una raccomandata. Eppure, all'esterno, tra coloro in attesa di sbrigare una pratica postale, nessuno protesta. C'è anzi chi si dichiara solidale: -Hanno ragione; senza pensione come sopravvivono?*. Un'anziana signora confida: «Mio marito ha lavorato trentanni in fabbrica, è invalido, se non arrivano i sol¬ di, che faccio?*. Un uomo urla: -Qui c'è gente che ha fame*. Una voce gli fa eco: -Non abbiamo altro di che vivere*. Una donna quasi piange: -Ho sempre pagato puntuale l'affitto, adesso il padrone di casa me l'ha già chiesto due volte, ma non ho la pensione, non ho soldi. Ho tanta paura*. La volante della polizia arriva silenziosa alle 9 meno un quarto. Scendono in tre. volti giovani. Uno subito dice: -State calmi, calmi. Sentiamo*. E tutti e tre i poliziotti sono coinvolti: li assale una ridda di parole, di timori, di sfiducia, di rancore, di ira. Ascoltano tutti. Un poliziotto mormora: -Hanno ragione*. Un altro rassicura: -Vedrete, domani, domani. Riuscirete, ne avete diritto. Abbiate fiducia*. Un anziano, 72 anni, lo sguardo dolente, si avvicina ad un poliziotto. Gli dice: « Vede (e mostra il portamonete)mi sono rimaste queste 80 lire e da ieri ho bevuto soltanto mezzo litro di latte. Mi creda: mi tremano le gambe*. E' un attimo. Il poliziotto mette mano al portafogli, tira fuori mille lire, con voce sommessa e occhi umidi chiede: -Per fattore, accetta? Vada a mangiare qualcosa*. E si stringono la mano. Poco dopo l'attività riprende nell'ufficio postale. Simonetta Conti Un momento di protesta: con amarezza disperata qualcuno confessa di non poter

Persone citate: Nicola Farina, Simonetta Conti

Luoghi citati: Torino