A Genova dc e pci in concorrenza cercano la simpatia del ceto medio di Clemente Granata

A Genova dc e pci in concorrenza cercano la simpatia del ceto medio A Genova dc e pci in concorrenza cercano la simpatia del ceto medio Secondo un'inchiesta i colletti bianchi sono oggi più disposti a scendere in campo per far valere le proprie aspettative - Il «dialogo» impostato per i democristiani da Borruso inviato speciale da Milano - Il pei: impiegati e tecnici sono già nel governo della città DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE GENOVA — .A A A. Voto di colletto bianco cercasi-. Se la richiesta del consenso passasse attraverso le colonne pubblicitarie pressappoco questa sarebbe l'inserzione dei due più grandi partiti di massa, la de e il pei (ma soprattutto la de) in vista delle consultazioni del 21 giugno. I termini del problema sono posti dall'andamento elettorale dal 1976 alle regionali del 1980 e dagli indici relativi alla stratificazione sociale. La de e il pei hanno subito un'emorragia essendo passati, la prima dal 28,5 al 25.2 per cento dello scorso anno e il secondo dal 41,5 al 39.1 con un recupero comunque rispetto alle politiche del '79 in cui era sceso al 37,5. Di fronte a questa erosione lo schieramento laico (dal pli al psi) ha ottenuto un aumento di oltre tre punti: dal 23.2 per cento al 26,7. L'analisi del voto ha indotto gli esperti a concludere che verso lo schieramento laicosocialista si indirizzano le simpatie del «nuovo ceto medio», che a Genova è cresciuto in modo notevole, fatto che rappresenta la caratteristica sociologicamente più rilevante del capoluogo ligure all'inizio degli Anni Ottanta. «Con il che — dice l'on. Gambolato. comunista — si dimostra che non abbiamo penalizzato il ceto medio-. Di fronte a una composizione sociale che sino a qualche tempo fa contava un preponderante presenza del ceto operaio (80 per cento degli occupati), si colloca ora una popolazione attiva più variegata, in cui la classe operaia è scesa al di sotto del 60 per cento. All'Ikes, l'istituto ligure per le ricerche economiche e sociali, ci forniscono quest'altro dato; dal 1977 ad oggi gli impiegati sono aumentati di 1792 unità (pari al 9 per cento dell'occupazione impiegatizia), mentre gli operai sono calati di 2260 addetti (pari al 5,2 per cento dell'occupazione operaia). Ma ciò che maggiormente interessa è il cambiamento «qualitativo» del ceto medio: non soltanto più robusto, ma anche più dinamico, più cosciente della propria posizione, più disposto a scendere in campo per far valere le proprie aspettative (la marcia dei 40 mila di Torino costituisce un costante punto di riferimento) di quanto non fosse una decina d'anni or sono. Le modificazioni in atto non possono non interessare i partiti, soprattutto la democrazìa cristiana genovese, che negli ultimi anni ha visto la propria immagine gradualmente appannarsi. Ci parla della questione l'on. Andrea Borruso, 43 anni, per un lustro vicesindaco di Milano, che i dirigenti nazionali hanno inviato nel capoluogo ligure nel tentativo di risollevare le sorti del partito in un momento decisivo. La de genovese attraversa un delicato perìodo di transizione. Allontanatisi per motivi di età e di salute i Pertusio e i Pedullà. defilatosi dalla scena locale Paolo Emilio Taviani. essa è alla ricerca di una figura rappresentativa e per designare il capolista alle «comunali» ha dovuto ricorrere all'on. Bruno Orsini, il cui centro d'interessa politico ormai era Roma. Andrea Borruso dunque, il «proconsole», come qualcuno lo chiama, dirìge la campagna elettorale impostandola in gran parte sul «dialogo» con il nuovo ceto medio, composto dai quadri intermedi delle aziende, dagli operatori sanitari, sociali, educativi, culturali, da nuove figure profes¬ sionali, che esercitano la propria attività nei settori dell'informatica e dell'elettronica. 'A Genova come in altri grandi centri — dice Borruso — abbiamo una crisi di rapporto con questo gruppo emergente cosi diverso da quello che sino a qualche tempo fa era caratterizzato da una mentalità piccolo-borghese. E' una crisi che dobbiamo superare. In caso contrario la de corre il rischio di diventare il partito della campagna, mentre i partiti dell'area laico-socialista diventeranno i partiti della città'. La battaglia è decisiva e già il 21 giugno fornirà indicazioni sul suo esito-. Che per i risultati del voto alle «comunali» siano importantissimi gli umori e gli orientamenti del nuovo ceto medio, dimostrano di esserne convinti anche in strada San Leonardo, sede del più forte e compatto partito della città, il pei. Ma, stando alle dichiarazioni dei dirigenti locali, già il pei può vantare una sorta di diritto di prelazione su quel serbatoio di voti. Roberto Speciale, segretario provinciale, afferma: .Al governo della città, inteso in senso lato, abbiamo portato un blocco politico economico-sociale diverso da quello che aveva egemonizzato Genova prima del 75 e che era basato sull'arma¬ mento privato, l'attività del porto e la rendita fondiaria-. .E'un blocco — dice ancora Speciale — in cui oltre alla presenza della classe operaia portuale ed edile, si collocano impiegati e tecnici, piccoli e medi imprenditori e artigiani, professionisti e anche magistrati. E' il risultato della nostra idea di città: noi abbiamo disegnato una città omogenea, in cui è possibile mantenere e armonizzare attività industriali e terziarie. Un disegno fondato sulla concretezza e che è stato apprezzato-. Quello che ci viene presentato insomma è il volto di un partito interclassista, con cui il pei vuol cancellare l'immagine, a torto e a ragione assegnatagli da antica data, di essere il partito «più stalinista» d'Italia. .Immagine gratuita, falsa — sostiene Speciale —; siamo sempre stati il partito delle lotte per la democrazia e contro il terrorismo-. Resta da vedere ora se l'interclassismo, su cui il pei aveva in parte fondato le fortune elettorali del '76, resisterà al logoramento. Intanto sul fronte dei «colletti bianchi» anche i laici sono impegnatissimi e hanno raddoppiato il proprio impegno dopo le vicende della crisi regionale che ha scavato un solco profondissimo tra loro e i due partiti di massa. Clemente Granata

Persone citate: Andrea Borruso, Borruso, Bruno Orsini, Paolo Emilio, Pedullà, Roberto Speciale, Taviani

Luoghi citati: Genova, Italia, Milano, Roma, Torino