Che c'è dietro l'impennata cinese per la nomina di monsignor Tang?

Che c'è dietro l'impennata cinese per la nomina di monsignor Tang? Il Vaticano cerca di decifrare i motivi delle accuse dopo l'apertura Che c'è dietro l'impennata cinese per la nomina di monsignor Tang? ROMA — La Santa Sede, nel silenzio più assoluto, tenta di decifrare lo stillicidio di accuse di «brutale interferenza», «atto di ostilità» rivolte dalla Cina per la nomina del gesuita cinese monsignor Dominic Tang ad arcivescovo di Canton. La nomina fu annunciata dal Papa sabato 6 giugno e, per quattro giorni non provocò alcuna reazione da parte cinese. Poi, giovedì 11 giugno, parti il primo attacco proveniente dal vescovo Michael Yang Gaojian, in nome dei •Cattolici patriottici-, della Commissione amministrativa ecclesiastica e della Conferenza Episcopale. Questo iniziale rigetto della nomina apparve, per cosi dire, logico: infatti, la designazione di Tang ad arcivescovo di Canton poteva apparire, ai vescovi cinesi eletti da assemblee cattoliche patriottiche, come la conferma pontificia del diritto del Papa a nominare i vescovi. Accettarla significava per loro rinnegare {'«autonomia e l'autosufficienza» dal Vaticano che è alla base del movimento •cattolico patriottico-. Martedì 16 giugno, però, intervenne la violenta risposta di un funzionario del governo di Pechino e, sino a ieri, sono seguite le accuse da parte dei •cattolici patriottici- di Can- ton e della capitale che, in sostanza, giudicano Tang indegno di tornare a Canton come vescovo, perché ha accettato la nomina. Questi i precedenti. La Santa Sede ha commesso un colossale errore nell'interpretare i -segnali- cinesi che portarono alla nomina di Tang? L'ipotesi è scartata dall'osservatore che conosce l'abilità e la prudenza della diplomazia vaticana, e in particolare del cardinale Agostino Casaroli. Tang, liberato nel giugno '80 dopo ventidue anni di reclusione, nell'ottobre successivo fu in pratica -reintegrato-, con una elezione di cattolici patriottici, a vescovo di Canton, carica alla quale lo aveva destinato Pio XII nel 1951 come •amministratore apostolico-. Papa Wojtyla, dopo la grande apertura alla Cina offerta il 18 febbraio scorso da Manila, lo ha promosso arcivescovo: la decisione riconosce, in certo senso, l'avvenuta elezione cinese, e la promozione equivale a un premio per il prelato che aveva tanto sofferto, ma anche a una ratifica della scelta fatta dal governo cinese. Per comprendere la portata della nomina occorre ricordare che la Santa Sede affida una diocesi a un -amministratore apostolico-, che è carica provvisoria solo quando esistono difficoltà fra Chiesa e Stato. Il passaggio dell'amministratore apostolico a vescovo avviene, invece, quando le difficoltà sono superate, ed è possibile restituire al presule il plenun munus, cioè la pienezza del potere. Di solito, in questo caso, vi è il gradimento del governo. A quanto risulta, la nomina di Tang è avvenuta sema questo gradimento, ma con una • non opposizione- di fatto del regime di Pechino, che aveva fornito taciti segnali. Del resto, monsignor Tang, durante la sua visita a Roma in maggio, fu ricevuto «come cittadino cinese» all'ambasciata della Cina Popolare, dopo essere stato a colloquio con il Papa e con il Segretario di Stato, ma prima che la sua nomina fosse decisa. Ad occhi occidentali, la Cina avrebbe tutto l'interesse a differenziarsi dall'Urss nel rapporto con la Chiesa Le ipotesi sono tre. Pechino •sembra- aver seguito la protesta dei -cattolici patriottici, che intendono premere sulla Santa Sede perché riconosca i vescovi eletti da assemblee popolari e ritenuti da Roma «validi ma illegittimi»; Pechino alza il prezzo, condizionando la nomina di Tang all'immediata rottura dei rapporti diplomatici del Vaticano con Formosa; a Pechino esistono contrasti in sede di governo. E' probabile che il cardinale Casaroli ripensi alla frase attribuitagli: «Studio il cinese, ma chi conosce i cinesi?». Lamberto Fumo

Persone citate: Agostino Casaroli, Casaroli, Dominic Tang, Lamberto Fumo, Michael Yang Gaojian, Papa Wojtyla, Pio Xii