Anche dall'Eire nubi sull'Ulster di Mario Ciriello

Anche dall'Eire nubi sull'Ulster OSSERVATORIO Anche dall'Eire nubi sull'Ulster Invece di rischiarare la scena politica e di accrescere la libertà d'azione del governo, il verdetto degli elettori irlandesi ha conseguito il risultato opposto: e cosi facendo ha reso ancora più deprimenti le prospettive non soltanto per l'Eire ma anche per l'Ulster e l'Inghilterra. Tutto diviene adesso più difficile. Non si sa quale partito andrà al potere, non si sa da chi dovrà dipendere per la sua sopravvivenza, non si sa se, e fino a che punto, potrà proseguire il «dialogo» esplorativo con Londra sul futuro dell'intera Irlanda. Finiti i lunghi calcoli resi necessari da un complicato sistema proporzionale, si ha oggi questo quadro. Il Fianna fati, il partito governativo uscente, ha vinto settantotto dei seggi nel Dai!, il parlamento; il Fine gael, sessantacinque; il partito laburista, quindici. Gli altri otto sono stati conquistati da indipendenti. Poiché i laburisti si uniscono di consueto con il Fine gael, il Fianna fail per restare al potere deve ottenere l'appoggio di alcuni indipendenti. Può darsi che vi riesca, può darsi di no, può darsi che questi alleati si rivelino esigenti, infidi o capricciosi. E' un tale labirinto (non e certa neppure l'adesione di tutti i quindici laburisti a un patto con il Fine gael) che i due massimi leaders, l'ex premier Charles Haughey del Fianna fail e Garret Fitzgerald del Fine gael, stanno tentando entrambi di formare un'amministrazione. L'Eire attende con impazienza, con ansia. Dopo un lungo «miracolo economico», in parte spontaneo in parte drogato, l'Eire è sferzata adesso da un'inflazione del 20 per cento e da una disoccupazione del 10. Lo Stato ha accumulato tra debiti e qualche spesa trop¬ pi soldi. Non è ancora una crisi strutturale, l'economia è sana, ma urgono terapie. E su tutta questa scena l'ombra dell'Ira. Degli otto indipendenti eletti al Dail, due sono rinchiusi nel penitenziario di Maze, a Sud di Belfast (hanno potuto partecipare alla gara grazie alla doppia nazionalità dei cittadini dell'Ulster; Bobby Sands, invece, aveva vinto un'elezione suppletiva, nel Nord, per un seggio al parlamento di Wetsminster). 1 due — Patrick Agnew e Kieran Doherty, quest'ultimo in «sciopero della fame» da venticinque giorni — resteranno ovviamente in galera a Nord del confine, ma la loro vittoria, anche se ha assorbito soltanto il 3 per cento del voto globale, acuisce incertezze e paure. Incertezze e paure perché, sotto la spinta emotiva degli scioperi della fame, l'irredentismo irlandese sta tornando ad essere una forza temibile anche nell'Eire. Perché l'Ira, che di tale irredentismo é la paladina più ardente e più spietata, minaccia ora non soltanto Londra e Belfast ma Dublino stessa. Tra poche settimane sei nuovi «martiri» si aggiungeranno ai quattro già morti in maggio. Il primo a spegnersi sarà Joseph McDonnell, il quale non tocca cibo da trentotto giorni, poi lo seguiranno, durante tutta questa estate di fuoco, Kieran Doherty, Kevin Lynch, Martin Hurson, Tom Mcllwee e Patrick Quinn. Altri sono pronti a seguirli, a emularli. I! dialogo politico Londra-Dublino-Belfast deve essere accelerato, bisogna lanciare ponti verso il futuro, indicare strade nuove. Ma a Dublino non c'é un governo, e a Belfast neppure i protestanti hanno più la forza che deriva dall'unità. Mario Ciriello