GIÀ' RIVELATI 1200 DIPINTI

GIÀ' RIVELATI 1200 DIPINTI COLLOQUIO CON L'EX PREMIER INGLESE SUL NUOVO VOLUME DI MEMORIE Macmillan, De Gaulle e il guardacaccia A 87 anni, racconta singolari incontri con due personaggi che ha amato - Quando il guardiano della sua tenuta interruppe il «vertice» col presidente francese - «Le straordinarie idee di Churchill per il proprio funerale» LONDRA — A ottantasette anni, l'ultimo dei grandi primi ministri inglesi, racconta. Harold Macmillan vive nel Sussex. ma viene a Londra una volta alla settimana, vede gli amici, va al suo club e « a molti funerali'. Autore di dodici ottimi libri, Macmillan sta scrivendo, «ma non ci vedo quasi e non riesco a lavorare dettando. Ho sempre scritto tutto a mano-. Però ha già scritto cinquantamila parole di quest'ultimo volume di memorie, cioè mezzo libro. Ila sempre tenuto un diario, mi dice, anche durante ie sue campagne di guerra, da Algeri a Malta, dalla Sicilia all'Italia, alla Grecia, alla Jugoslavia. Il viso famoso, gli occhi chiari celtici, i capelli lisci eleganti, la bella voce, riportano indietro, a altri tempi. Di quei tempi Macmillan parla volentieri, raccontando episodi che vedono protagonisti i due personaggi che forse ha più am¬ mirato. Churchill e De Gaulle: « Winston, per ore, da anni, pianificava il proprio funerale, aveva centinaia di fogli e piani dettagliatissimi. Il corpo, in Parlamento, con picchetti di esercito, marina, aviazione. Ma non voleva la cerimonia funebre a Westminster Abbey perché era troppo vicina al Parlamento. Diceva: "Non ci sarebbe neanche spazio per il corteo". Così gli venne l'idea di farla a St. Paul's, nella City-. Ma come tornare indietro verso la sepoltura? Il corteo non avrebbe potuto rifare tutto il tragitto e bloccare la città per altre tre ore. -Un giorno arrivò con una straordinaria idea: "La mia bara tornerà indietro in un barcone scortato dalla Marina, sul Tamigi". Era contentissimo di aver risolto quel problema-. Churchill aveva la battuta prontissima. Subito dopo la guerra, quando il governo conservatore fu sconfitto e il -piccolo Attlee-, laburista, prese il posto di Churchill -molti si stupirono perché era bravissimo in Parlamento e aveva uno stile più sciolto di Winston, più veloce. Un povero capitano disse a Winston: "Però, è bravo Attlee!". E Winston gli chiese: -Ha mai letto Metternick capitano?". Il militare, naturalmente, rispose che no. -Lo legga, vedrà come un insetto che mangia della gelée rapale può diventare ape regina"-. Commenta Macmillan: «Non ho mai sentito esprimere cosi bene il concetto che il potere cambia un uomo-. Ne! '42 Macmillan era ad Algeri, quartier generale delle forze alleate. Nella stessa città risiedevano Eisenhower e De Gaulle. Quando dovette incontrare Macmillan, De Gaulle fece sapere che desiderava vederlo in divisa: -lo, nell'esercito, ero un semplice capitano; come generale De Gaulle aveva ben più strisce di me. Come civile ero ministro residente al quartier generale alleato. Gli feci sapere che preferivo andare in borghese. Commentò De Gaulle: "Ah, una bombetta vale più delle strisce!". Era un uomo molto colto, di spirito, ma non aveva senso dell'umorismo-. Anni più tardi, subito dopo l'attentato che lo aveva ferito al collo, il presidente De Gaulle andò in Inghilterra, per incontrare Harold Macmillan che, nel frattempo, era diventato primo ministro. Tutto era pronto a Chequers. residenza ufficiale dei primi ministri inglesi. «Afa De Gaulle insistette, voleva venire a casa nostra. Una seccatura, perché non avevamo abbastanza personale, telefoni, spazio. Tornammo dall'aeroporto, la prima macchina con De Gaulle e me, seguita da una macchina con i dottori, e poi le infermiere, e poi mia moglie Dorothy e Madame De Gaulle-. La ferita del presidente francese non era ancora completamente rimarginata e il sangue di De Gaulle apparteneva, naturalmente, a •un gruppo speciale, raro. -credo O. qualche cosa del genere: subito telefonarono per portare del sangue, in caso ne avesse bisogno. Bisognava metterlo in frigidaire, ma il nostro era troppo piccolo ed era pieno di salse e di aringhe: allora non c'erano i freezer». Cercarono di installare un altro frigidaire in cucina, ma non c'era una spina. Cosi fini che il sangue di De Gaulle fu messo in un frigidaire nella camera da giochi. Era di novembre, la stagione della caccia, sport amatissimo da Macmillan; il giorno dopo, la conferenza ad altissimo livello tra De Gaulle e Macmillan, in camera da pranzo, venne interrotta da un insistente pugno che batteva alla porta. Il segretario privato di Macmillan gli disse: «Primo Ministro, è importante». Cosa poteva essere cosi Importante da Interrompere una conferenza internazionale ad alto livello? «Forse c'era un incendio?: Il primo ministro si alzò, apri la porta e trovò il suo guardacaccia in grande agitazione. Disse: •/ boschi sono pieni di poliziotti francesi e inglesi, se andiamo avanti così non rimarrà un solo uccello per la caccia. O se ne va lui-, disse indicando De Gaulle, «o me ne vado io. E io sono qui da 40anni!-. Macmillan lo rassicurò dicendogli che il presidente francese sarebbe partito l'indomani, ma quando raccontò l'episodio a De Gaulle: -Non ci trovò niente da ridere, tutfaltro-. Scozzese, parla della sua patria, delle differenze tribali, dei celtici. E' anche informato sull'Italia (Questo strano ultimo scandalo!-). Esteta, classicista. Macmillan conosce bene l'Italia: -Quando avevo quattordici anni, ero ancora a Eaton, andai con mio fratello a Borgo San Sepolcro a vedere il Piero della Francesca. Com'era bello viaggiare allora. A Borgo San Sepolcro il museo era chiuso, il guardiano era ubriaco, aveva perso le chiavi-. Quando, con molte difficoltà, riuscì a vedere il quadro per il quale aveva fatto tanta strada, gli rimase cosi impresso -che ricordo ancora ogni dettaglio-. Da qualche anno ha lasciato la direzione della sua casa editrice, la Macmillan, che è ora nelle mani del nipote. Quando De Gaulle non era più presidente, Macmillan gli chiese cosa pensasse degli inglesi, rispose: -Les anglais sont embètants, les americains fatiguants e les russes' inquiétants. Preferisco essere' embèté: -E' vero, commenta Macmillan, siamo gente che fa ar¬ rabbiare» Gaia Servadio