Che cosa è rimasto della Resistenza?

Che cosa è rimasto della Resistenza? Indagine nella scuola dell'obbligo Che cosa è rimasto della Resistenza? Insegnanti e libri a confronto con la storia Una piccola polemica degli Istituti storici Due anni d'indagine nelle scuole, nelle biblioteche, negli archivi delle case editrici, per accertare che cosa sia rimasto, oggi, della Resistenza. L'iniziativa è del Circolo della Resistenza torinese e ha avuto il sostegno finanziario (40 milioni) del Consiglo regionale. Provincia. Comune di Torino e degli altri Comuni capiluogo. Il primo passo è un'indagine campione tra gli insegnanti di lettere nella scuola dell'obbligo: una cinquantina per provincia con un questionario articolato. Un'ora di colloquio circa con ognuno. 5-6 mila pagine complessive su cui indagare: come si parla di quel periodo che non comprende soltanto la resistenza armata nel Nord Italia, ma tutto l'antifascismo in Italia, le sue espressioni e testimonianze dal confino, dal carcere, dall'esilio? Come parlano i libri di testo di tutto questo? Il prof. Mario Ricciardi, che cura tutta l'indagine, precisa: «I primi risultati ci dicono che esiste uno scarso aggiornamento. Libri di vecchia concezione, in sostanza'. Allora, i compilatori non hanno proprio tenuto conto di tutta la saggistica, la memorialistica, anche dei racconti pubblicati soprattutto tra il '45 e il '55? E gli insegnanti conoscono qualcosa? Mario Giovana. responsabile del Circolo, spiega che un ramo della ricerca intende appunto fare un censimento di questo patrimonio. Forse, sapendo quel che c'è a disposizione, a qualcuno verrà voglia di leggerlo. Qui in Piemonte, comunque, c'è ancora una valida tradizione orale. Ma come reagiscono scuole e insegnanti nel Sud dove non c'è stata resistenza armata? -E' quel che vogliamo appunto conoscere — risponde Giovana — e per questo motivo oltre ai 23 ricercatori che operano in Piemonte, ne inviamo 5 a Napoli e uno a Roma*. Gli scopi di quest'indagine sono apparsi lodevoli al Consiglio regionale come ha confermato ieri il presidente Benzi; di qui la decisione quasi unanime (un solo astenuto) sull'aiuto finanziario. Ma ieri, nell'incontro di presentazione, sono stati formulati molti perché. Per esempio, perché le Formazioni autonome — ha chiesto la signora Lucia Testori che le rappresenta — non sono state interessate (e non sono nemmeno state invitate all'incontro di ieri)? E perché — ha aggiunto un'insegnante specializzata in ricerche storiche che il ministero ha distaccato presso l'Istituto storico della Resistenza di Torino — non è stato nemmeno chiesto un parere all'Istituto, anzi ai quattro Istituti storici che operano in Piemonte? Costituiti con legge essi hanno, per legge, anche compiti didattici e in tal senso hanno già svolto, negli anni, un'ampia produzione. Se ne è parlato in un recente convegno a Venezia, ci sono gli atti. Ciò non significa che la ricerca avviata ora dal Circolo sia superflua: forse potrebbe raggiungere risultati più completi se non partisse da zero e desse invece il giusto rilievo a quel che si è fatto fino a oggi. Secondo i criteri di qualsiasi ricerca scientifica che tiene in considerazione i risultati acquisiti, d. garb.

Persone citate: Benzi, Giovana, Lucia Testori, Mario Giovana, Mario Ricciardi

Luoghi citati: Comune Di Torino, Italia, Napoli, Nord Italia, Piemonte, Roma, Torino, Venezia