Disoccupazione non drammatica se la crisi dell'auto non peggiora

Disoccupazione non drammatica se la crisi dell'auto non peggiora Un'indagine Doxa-Unione Industriale su Torino e Provincia Disoccupazione non drammatica se la crisi dell'auto non peggiora Ottantamila persone, in un mese, cercano lavoro ma solo 45 mila si rivolgono all'Ufficio di collocamento - Nel 1985 la richiesta di manodopera sarà superiore all'offerta TORINO — L'aspetto prevalente delle vertenze sindacali di questi mesi è il mercato del lavoro. Cioè, di fronte ad aziende che hanno bisogno di ridurre gli addetti, quali sono le possibilità di ricollocare questo personale esuberante? Se lo stanno domandando tutti: le organizzazioni sindacali (che oggi tengono un convegno al cine Zenit); i politici (l'altra settimana c'è stata la «ricognizione» di una commissione parlamentare comunista e questa sera nel salone dell'Istituto case popolari c'è la riunione dei dirigenti socialisti); gli enti locali e gli imprenditori. Intanto, domani riprenderà la trattativa tra la Fiat e la Firn: si parlerà dell'accordo di ottobre per procedere alla verifica delle eccedenze di personale. Alcune risposte sul mercato del lavoro di Torino e Provincia le ha date ieri l'Unione Industriale, presentando uno studio, molto articolato, svolto in collaborazione con la Doxa. L'indagine è stata illustrata dal direttore dell'Unione dottor Forconi, dal capo Ufficio studi prof. Terna e dal vicedirettore dottor Panzani. A giudizio degli imprenditori «se non peggiorano la crisi della Fiat e quella dell'indotto, la situazione non è drammatica». A supporto di quest'affermazione hanno citato una serie di dati risultanti dall'indagine. In Torino e Provincia sono occupate 962 mila persone, pari al 51,2 per cento degli abitanti con più di 15 anni di età. «Per gli uomini nelle classi centrali di età — ha affermato Forconi — la situazione è sostanzialmente di piena occupazione. Infatti gli uomini dai 25 ai 34 anni lavorano per il 95 per cento; quelli dai 35 ai 44 anni per il 97 per cento e quelli dai 45 ai 54 anni per il 91 per cento. Per le stesse classi di età le donne sono occupate, in attività lavorative non familiari, rispettivamente al 58 per cento, al 46 per cento e al 34 per cen to». Le persone che «nei corso di un mese compiono atti concreti di ricerca di occupazione sono circa 80 mila». Però quelle che «si recano effettivamente, con modalità diverse, all'Ufficio di collocamento sono soltanto 45 mila». Questo dato, secondo i ricercatori, rappresenta la vera disoccupazione. ^Poiché gli avviamenti al lavoro — ha spiegato Terna — sono di 8-9 mila persone al mese, risulta che i tempi di attesa oscillano dai 5 ai 6 mesi. Sono più lunghi per i giovani che non si accontentano di lavori qualunque». 145 mila disoccupati «sono una cifra del tutto fisiologica essendo pari al 4,7per cento dei 960 mila occupati totali». 'In questa cifra — ha avvertito Forconi — non sono compresi, ovviamente, i lavoratori in cassa integrazione speciale, a zero ore». Le cifre circolate in questi giorni (46 mila persone a «zero ore») sono state definite «eccessive» dagli imprenditori. Il vicedirettore dell'Unione Industriale, Panzani, ha esposto un calcolo molto dettagliato arrivando alla conclusione che «a? netto dei prepensionamenti che sono in corso, le persone in cassa integrazione a zero ore sono circa25mila». Le possibilità concrete di realizzare la mobilità esterna, da un posto di lavoro all'altro, quali sono? Alla domanda, Panzani ha risposto con altre cifre: «Do ottobre dell'anno scorso ad oggi — ha detto — gli avviamenti al lavoro in Torino e provincia sono stati 60 mila. Supponendo che questo trend continui, alla fine dell'anno gli avviamenti sarebbero 100 mila. Quanti dovranno essere prelevati dalle liste di disoccupazione e quanti dalle liste di mobilità? La scelta — ha proseguito Panzani — la deve fare la commissione regionale. Per esempio, se il rapporto fosse di due dalle liste ordinarie e di uno dalla mobilità, in sei mesi l'assorbimento sarebbe di 20 mila persone. E' chiaro però che aumenterebbero in eguale misura i disoccupati delle liste ordinarie». Offrire occupazione alle persone in cassa integrazione speciale, comunque, è ritenuto importante «per evitare stratificazioni e assuefazione». Gli imprenditori hanno citato i 4500 'della Singer, Valle Susa, Venchi Unica, ecc. in cassa integrazione speciale nel periodo 1976-79, e che non hanno fatto niente per occuparsi». Un ultimo dato, questa volta decisamente confortante: fra cinque anni nel 1985 le 'Uscite dal lavoro» supereranno di circa 2300 unità le entrate. Cioè, la richiesta di manodopera sarà superiore all'offerta perché negli ultimi 15 anni c'è stato un progressivo calo demografico e «te persone che si affacceranno sul mercato del lavoro tra cinque anni esistono già e si possono contare esattamente». Sergio Devecchi ABITANTI 2.383.600 ABITANTI IN ETA' 15-64 1.577.600 OCCUPATI 950.600 (dipendenU 743.400) (Indl pendent! 207.200) IN PROCINTOINIZI ARE LAVOBO AUTONOMO 25.000 (e noncercano altra occupazione 4.800) (ma cercano altra occupazione 20.200) NON OCCUPATI 1 621.700 INTEBESSATI/INDECISI A TROVABE LAVOBO 192.800 (moltointeressati 112.600) (abbastanxa Indecisi 80.200) ATTIVI NELL A BICEBC A (AZIONI ULTIMI 30 GG.) 84.000 AND ATI A UFFICIO COLLOCAMENTO ULTIMI 30 GG. 45.300 Nella tabella gli «attivi nella ricerca di lavoro» sono 80 mila, però quelli «andati al collocamento» nel mese sono solo 45.300 e questo è considerato il numero reale dei disoccupati

Persone citate: Forconi, Panzani, Sergio Devecchi, Singer, Terna

Luoghi citati: Torino