Marco Donat-Cattin in aula la Corte decide: deve parlare Sandalo: di cose ne sa tante di Claudio Giacchino

Marco Donat-Cattin in aula la Corte decide: deve parlare Sandalo: di cose ne sa tante Il processo a Torino ai terroristi di Prima linea Marco Donat-Cattin in aula la Corte decide: deve parlare Sandalo: di cose ne sa tante TORINO — Et presidènte della Corte d'Assise. Borni, ordina: «Sia portato Donat-Cattin Marco». Inconsueto agitarsi di uomini in divisa, ressa di fotografi davanti alla portina che dalle camere di sicurezza immette nell'aula. Oli imputati nelle gabbie si abbarbicano alle sbarre per vedere meglio, il. pubblico, folto come non mai, s'addossa alla transenna. Trascorrono un paio di minuti nel bunker delle Vallette: ed eccolo, stretto tra i carabinieri, Donat-Cattin ex capo storico di Prima linea. Oli occhiali scuri accentuano il pallore del suo viso, non nascondono però uno sguardo duro ed emozionato. Si volta subito a cercare con gli òcchi la madre, mescolata alla gente laggiù in fondo al padiglione, i flashes illuminano il suo volto sempre più tirato. Il terrorista preferisce tornare a fissare i giurati: per 40 minuti, immobile come una statua, le mani appoggiate sulle ginocchia, sempre dando di spalle alla curiosità generale, ascolta il proprio avvocato Chiusano spiegare alla Corte l'impossibilita, codice alla mano, di interrogare in questo procedimento il suo assistito. I giudici si ritirano in camera di consiglio per decidere sull'istanza di Chiusano. Marco, di nuovo assediato dal fotografi, viene condotto via. Se ne va lesto, ha cura di non incontrare gli sguardi dei suoi vecchi compagni. Passa accanto alla gabbia di Roberto Sandalo e il grande pentito abbozza: •Ehi, Marco, ciao». L'amico di un tempo non lo degna della minima attenzione. Scompare al di la della portina, inseguito dall'amarezza di Sandalo. 'Bella riconoscema — si sfoga Roberto —. Ci volevamo un bene dell'anima ed io gliene voglio tuttora, anche se lui, quando si nascondeva in Francia mi ha offeso dicendo ai quattro venti che sono uno psicolabile». H pentito offre un'altra notizia inedita: •Se Donat-Cattin è stato arrestato soltanto il Natale scorso può dire grazie a me. Ma che si crede, che l'abbia tradito? Quando mi presero ho aspettato a parlare per dei giorni, per dargli la possibilità di fuggire Se avessi voluto, gli avrei fatto mettere le manette subito». Sandalo è nervoso, apo¬ strofa un imputato a piede libero che sta facendo commenti ironici sul suo conto: •Gli va bene che tra di noi ci sono queste maledette sbarre, se no avrei già regolato i conti con lui. Furbo quello, si è beccato i milioni di Prima linea e non li ha mai restituiti». La Corte rientra, ha respinto l'istanza di Chiusano. •Ormai è tardi — afferma Bonu — Donat-Cattin sarà ascoltato domani» (cioè oggi). Probabile comunque che dalla voce del comandante di Prima linea si senta dire soltanto: -Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Dalla gabbia Sandalo sostiene ancora con asprezza: •Bisogna che Marco si decida una buona volta: o parla oppure tace: che cos'è mai tutto questo dire e non dire con cui ha riempito verbali su verbali? Certo che se si decidesse a svuotare il sacco, altro che Peci. Peci è stato ai vertici delle Brigate rosse per un periodo molto limitato, Donat-Cattin è stato uno dei più grossi personaggi del terrorismo per anni, è al corrente di tante cose». L'attesa dell'arrivo di Marco, la delusione per il suo silenzio, le ire di Sandalo monopolizzano un'udienza comunque sempre drammatica. In apertura la Corte mette a confronto l'altro grande smantellato» di Prima linea, Roberto Vacca, con Vito Biancorosso e Pietro Crescente, accusati di una serie di gravi violenze ma non imputati nel giudizio delle Vallette perché la Francia non ha concesso l'estradizione per il reato di banda armata. Entrambi contestano le affermazioni di Vacca, Crescente taglia corto: «Sono estraneo alla lotta armata ed a PI. Perché credete ad un tipo come Vacca, è un ubriacone, lo sanno tutti». Ilarità dei numerosi amici di Crescente mescolati tra il pubblico, severità del presidente Bonu: .Ah, si? Se Vacca è un ubriacone allora ci dirà poi che cosa sonò Sandalo e Donat-Cattin, che hanno ribadito le stesse accuse contro di lui». Sui suoi presunti rapporti con il libraio Paolo Sarsi, il teste dichiara: « Una sola volta sono andato da lui, per comprare un libro, oltretutto da regalare. Purtroppo, a quell'epoca di libri non ne leaaevo molti». Claudio Giacchino

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