Quante teste del pcf cadute (e Marchais in ballottaggio) di Paolo Patruno

Quante teste del pcf cadute (e Marchais in ballottaggio) Mezza direzione del partito non tornerà a Palais Bourbon Quante teste del pcf cadute (e Marchais in ballottaggio) In un incontro delle delegazioni socialista e comunista si è deciso di puntare per il secondo turno elettorale sul candidato della sinistra che ha avuto più voti (quasi ovunque quello del ps) - B partito di Mitterrand e Mauroy verso la maggioranza assoluta? DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Non ci saranno regali per Marchais: nessuno dei candidati socialisti arrivati domenica sera in testa Ira i rappresentanti della sinistra si ritirerà nel ballottaggio a favore di un comunista. La decisione è stata annunciata ieri, al termine di un incontro di un'ora tra la delegazione del partito socialista guidata da Jean Poperen e quella comunista diretta da Charles Fiterman. In concreto questo significa che numerosi dirigenti comunisti di primo piano come il «vice» di Marchais, Charles Fiterman, il direttore de L'Humanité, Leroy, Paul Laurent, Maxime Gremetz, Pierre Juquin e Gisèle Moreau sono stati clamorosamente battuti. E' meraa direzione del pcf che è stata spazzata via dalla «marea» socialista, e anche Marchais è costretto a un umiliante ballottaggio per conservare il suo seggio all'Assemblea nazionale. Raccogliendo quattro milioni di voti (il 16,17 per cento), il partito comunista ritornerà, perciò a Palais Bourbon con forze praticamente dimezzate. E' riuscito a far eleggere solo sette deputati, al primo turno, e domenica prossima può contare su 35 ballottaggi favorevoli: nella migliore delle ipotesi avrà, quindi, soltanto 42 deputati nel nuovo Parlamento. Ieri L'Humanité negava puntigliosamente nel suo editoriale che il pcf abbia imboccato «un declino storico» e i dirigenti comunisti incitano i loro elettori a non rassegnarsi, sorreggono i militanti vantando che il pcf fa parte della «maggioranza presidenziale». Ma certo, domenica, con la conferma di un crollo analogo a quello accusato in aprile da Marchais alle elezioni per l'Eliseo, il partito comunista francese è entrato in una crisi dalle prospettive ancora incerte. Cancellato completamente dalla capitale (a Parigi ha ottenuto solo il 9,36 per cento dei voti), in regresso nei comuni della banlieue operaia che da rossa si è stinta in rosa, il pcf indietreggia globalmente in due terzi delle circoscrizioni anche rispetto al voto del 26 aprile. Il crollo del partito comunista s'accompagna alla netta sconfitta della coalizione di centro-destra. A parte qualche eccezione significativa, come l'elezione al primo turno di Chirac in Corrèze. di Barre a Lione e di qualche notabile» dell'ex maggioranza (Couve de Murville, Messmer, Bonnet e pochi altri), lo schieramento unitario di neogollisti e giscardiani esce nettamente sconfitto da questa «prova d'appello» delle presidenziali. Rispetto al risultato del mese scorso, si è ancora accentuata la flessione dei giscardiani, scesi al 19,20 per cento dei voti, pari a meno di cinque milioni. Il movimento chiracchiano Rpr, pur in re¬ gresso di un paio di punti rispetto alle legislative del '78, ha resistito meglio, sfiorando il 21 per cento e raccogliendo 5 milioni e 200 mila voti. Nel prossimo Parlamento, la nuova opposizione di centro-destra sarà comunque nettamente ridimensionata: di fronte ai 155 neogollisti uscenti e ai 119 giscardiani, domenica prossima lo schieramento moderato dovrebbe contare su almeno 75 Rpr (50 sono già stati eletti al primo turno e 25 hanno un ballottaggio favorevole) e 58 giscardiani (46 designati domenica sera e 12 con buone possibilità di superare il secondo turno). In realtà i ballottaggi incerti sono soltanto 55 e la fisionomia del nuovo Parlamento è ormai definitivamente fissata dall'impetuosa avanzata socialista. Il partito di Mitterrand, raccogliendo circa 9 milioni e mezzo di voti con gli alleati radicali, conta già su 49 deputati eletti e affronta il secondo turno con 202 ballottaggi favorevoli. Ciò significa che i socialisti hanno fondate speranze di far eleggere almeno 251 deputati e questo rappresenta, in un'assemblea di 491 parlamentari, la maggioranza assoluta. E' quindi giustificata l'euforia e la fiducia di tutti i dirigenti socialisti. Resta da registrare, infine, la reazione del mondo degli affari allo storico successo del partito socialista. A differenza dell'11 maggio, non ci sono stati crolli nelle quotazioni né marcate oscillazioni sul mercato valutario e sull'oro. La Borsa ha leggermente progredito, anzi, guadagnando in media lo 0,5 per cento; il mercato dell'oro si è marginalmente indebolito ed il franco ha resistito piuttosto bene. Gli specialisti spiegano questa calma relativa con la regressione del partito comunista che avrebbe tranquillizzato gli ambienti finanziari. Paolo Patruno Parigi. 10 primo ministro Pierre Mauroy con Mitterrand

Luoghi citati: Lione, Parigi