Questo Bernstein è unico di Giorgio Pestelli

Questo Bernstein è unico Stasera a Roma secondo concerto del grande musicista Questo Bernstein è unico ROMA — «Settimana romana per Léonard Bernstein che dopo il concerto dell'altra sera nella sala Nervi in Vaticano, questa sera dirige (e dirigerà ancora per due sere) la sua Sinfonia «Kaddish» seguita dalla Terza di Brahms nell'Auditorium di via della Conciliazione. L'unicità di Bernstein nel panorama della musica d'oggi è forse la sua polivalenza. Non tanto perché dirige, suona e compone, ma perché collega nella sua persona tutto quello che gli ultimi cento anni hanno sempre più diviso: musica alia e bassa, istinto e tradizione, musical e sinfonismo classico, orecchiabilità e nevrosi; è sempre lui, che scrive West Side Story o la colonna sonora di Fronte del porto, che dirige Haydn sollevando l'ammirazione del musicologo Robbins Landon, che nel Kaddish (in programma questa sera) si addentra sul terreno più privato del sentimento religioso ebraico. Ha composto solo un'opera, Trouble in Tahiti (1952). ma in tutti i suoi lavori c'è una componente teatrale; anche nel dirigere, nell "insegnare, in tutto il suo essere musicale si riconosce una forte vocazione per il teatro. Certo, l'unione di tutto ciò è resa possibile dalla fede inconcussa nella tonalità: da sempre, fin dalle fortunate trasmissioni televisive del 1957 «Introduction to Modem Music» (poi stampate nel volume The Joy of Music;, Schoenberg e la dodecafonia ap¬ paiono come elementi sovvertitori e diabolici, mentre Stravinski vi figura come salvatore della musica. La fede nella tonalità non ha però un timbro codino: è la conseguenza della sua concezione della musica come linguaggio. In questi giorni molti hanno dato la cac-eia a Bernstein per dichiarazioni e interviste; ma su questo punto, la musica come linguaggio, ha già detto tutto, che di più non si può, con il libro recente The IJnanswered Question, sei conferenze tenute ad Harvard dalla stessa cattedra di poetica da cui aveva già parlato Stravinski. «Il problema senza risposta» cui allude il titolo è il futuro della musica; Bernstein preferisce parlare di come è fatta la musica e la tratta come una grammatica generativa, divisa in fonologia, sintassi e semantica. Per la sua disinvoltura interdisciplinare The Unanswered Question si è preso anche le fiere rampogne dei linguisti di professione: ma se i suoi argomenti sono deboli, forte è la convinzione che li sostiene; cioè, le sue idee sulla musica, sulla possibilità di comunicare con i suoni, sono buone per lui, gli servono quando dirige Beethoven o Bcrlioz: la compattezza linguistica del primo, le infrazioni alla norma del secondo hanno in Bernstein il rilievo che tutti sanno perché fondate su una fiducia entusiastica nella musica come linguaggio. Giorgio Pestelli

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