Infuocata polemica sui soccorsi al bimbo e critiche a Pastorelli di Giuseppe Fedi

Infuocata polemica sui soccorsi al bimbo e critiche a Pastorelli Infuocata polemica sui soccorsi al bimbo e critiche a Pastorelli II capo dei vigili del fuoco di Roma replica: «Abbiamo la coscienza in pace» - Accuse per la mancanza di mezzi, la carenza di coordinamento nell'opera, la confusione, la folla caotica DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FRASCATI — Ora si parla di sfortuna: per salvare Alfredo Rampi «é stato fatto tutto il possibile. Per riportarlo su vivo — continua a ripetere Elveno Pastorelli, comandante dei vigili del fuoco di Roma — abbiamo fatto tutti i tentativi immaginabili. Sono stati vani non solo per la profondità, ma anche per altre circostanze come la tavoletta che si è incastrata, gli strati durissimi di roccia e il fango. Ci sentiamo con la coscienza pulita'. Tecnico di larga esperienza, con un ottimo «curriculum» alle spalle, l'ingegnere che ha coordinato i soccorsi ha seguito per ore e ore gli sforzi per trarre in salvo il piccolo: adesso si trova suo malgrado al centro di una polemica che ha assunto da ieri toni sempre più infuocati. Il primo a sparare a zero sull'ingegnere è stato il segretario regionale del psi del Lazio. Gabriele Piermartini. che ha chiesto, senza mezzi termini, le dimissioni di Pastorelli. Ha detto che la vicenda dimostra ancora una volta 'la generosità del nostro popolo e l'inefficienza dei pubblici poteri, tanto di fronte alle tragedie collettive quanto a quelle individuali. L'impreparazione del cornando dei vigili del fuoco di Roma — ha concluso — è stata assoluta e l'ingegner Pastorelli dovrebbe trarne le conseguenze'. Nessuno vuol sminuire il peso avuto in queòto dramma dalla sfortuna, dai contrattempi, dalle molte (e talvolta imprevedibili) difficoltà contingenti. Resta il fatto, palpabile fin da mercoledì sera ed evidenziato ancora più vistosamente ieri, della mancanza in certe fasi di coordinamento, della carenza di mezzi, della precarietà di alcuni tentativi attuati senza accertarne fino in fondo l'opportunità e del disordine provocato dalle troppe persone assiepate da mercoledì intorno al pozzo di Vermicino. Di Pastorelli si deve ricordare che per oltre 48 ore. ininterrottamente, ha lavorato, sempre calmo nel rispondere ai suoi uomini immersi nell'oscurità del secondo pozzo. Ha dato un'infinità di ordini, raccomandazioni, consigli, cercando di studiare la direzione del martello pneumatico, ascoltandone il rumore via telefono. Eppure gli affannosi, generosi ma purtroppo spesso scoordinati tentativi di afferrare Alfredo, compiuti dall'équipe dei soccorritori, si sono mostrati in tutta la loro crudele inutilità agli occhi di milioni e milioni di italiani. Ora si parla impietosamente di approssimazione e di dilettantismo messi in mostra in un quadro fin dall'inizio drammatico. A Vermicino è arrivato di tutto: praticoni, esperti, speleologi, perditempo, esibizionisti, saltimbanchi, nani, «sub», tombaroli, gente in buona e in qualche caso cattiva fede. Molti hanno perso la testa, insistendo su raccomandazioni folli, in tanti hanno soffocato i soccorritori stando troppo vicino ai due pozzi, complicando cosi un lavoro svolto al limite delle possibilità umane. Grida e improperi si sono intrecciati di continuo anche quando il comandante dei vigili del fuoco chiedeva il silenzio completo per facilitare le comunicazioni. La zona intorno al pozzo in ;ui la vita di Alfredo si consumava inesorabilmente ha ivuio quasi sempre l'aspetto di un caravanserraglio, in uno scenario da film di Fellini. in una baraonda di frasi e battute fastidiose quanto inutili. I giovani speleologi, i volontari accorsi in massa, gli esperti o presunti tali in salvataggi sotterranei hanno dovuto superare burocratismi e insofferenze. Qualcuno, è il caso di un filiforme studente siriano pratico di yoga, è stato controllato e poi respinto apparentemente senza giustificazioni. Aveva bisogno come gli litri di un momento di coordinamento, di essere messo in «lista». Ma l'ordine non è arrivato. Ci si chiede fino a che punto un apparato che doveva fronteggiare una situazione de! genere, anche se improba, potesse rifiutare, per sistema, l'intervento di volontari, anche se talvolta il «no» opposto ai tentativi, soprattutto a quelli che riguardavano minorenni, è stato ineccepibile. Paolo Piga, esperto di arte mineraria all'università di Roma, ha gettato acqua sul fuoco delle polemiche affermando: 'Non c'è esperienza di salvataggio di persone in pozzi di trenta centimetri di diametro. Tutto è stato fatto in maniera estemporanea, ma con provvedimenti adeguati. Se non ne fossi stato convinto, avrei sentito il dovere di presentarmi per contestarli'. sefusspsvcsvpmpdvlcpcccv Nessuno per molto tempo è stato in grado di dire quanto era profondo il pozzo in cui è finito il piccino. 'Hanno perso un'infinità di ore a fare le misurazioni con lo spago — si sfoga Adelmo Giardini, impiegato di Vermicino —. Pensate che ad un certo punto è venuta a mancare perfino la corrente. Nessuno è riuscito a spiegarci perché non si trovava il modo di raggiungere la profondità richiesta con una maggiore rapidità. Ci hanno puntualmente risposto che si doveva procedere per tentativi e avere fiducia. Quanto all'ipotesi di utilizzare apparecchiature più efficienti e soprattutto veloci, ripetevano che a Roma non ve ne erano e che comunque erano stati lanciati tanti appelli per trovarle-. Giuseppe Fedi Frascati. Angelo viene estratto quasi privo di sensi dopo la sua terribile, quanto inutile purtroppo, fatica fìsica e psicologica

Persone citate: Adelmo Giardini, Alfredo Rampi, Elveno Pastorelli, Fellini, Paolo Piga, Pastorelli, Pastorelli Ii

Luoghi citati: Frascati, Lazio, Roma