Chicago conosce l'Italia

Chicago conosce l'Italia UNA MOSTRA DELLA FONDAZIONE AGNELLI Chicago conosce l'Italia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Da sempre. l'America media misura l'Italia col metro del folclore, ora ricavato da frammentarie letture, ora da generalizzazioni sui nostri emigranti, ora da romantici sogni di belle canzoni e belle donne. Ai suoi occhi. l'Italia è il Paese del sole e dell'arte, e insieme degli spaghetti e della mafia: del Papa e della moda, ma anche dei sequestri e degli scandali. Se gli studenti dì Princeton, mezzo secolo fa. definivano gli italiani, nell'ordine, «arttstici. impulsivi, passionali, con senno musicale, fantasiosi, religiosi, chiacchieroni', gli abitanti di Chicago nel '78 ci annettevano, quasi al 65 per cento, scarsa importanza, pur con parecchia simpatia. L'equivoco del Middle American è alimentato dai libri di testo delle scuole. Una ricerca dell'università di Harvard ha accertato che le elementari gli forniscono dell'Italia il quadro: 1) di un Paese povero e sovrappopolato: 2) con un'economia prevalentemente agricola e arretrata; 3) a basso grado di industrializzazione: 4) illuminato dai bagliori storici e del Rinascimento. Persino il contributo dei mass media è ambiguo: essi parlano innanzitutto dei nostri vini e dei nostri film, delle nostre scarpe e dei nostri scioperi. La politica è vista in termini apocalittici, spiegabili in parte con la stabilità del sistema americano: parrebbe oscillare solo da crisi di governo a -crisi comuniste'. Negli ultimi anni, nel contesto di un generico recupero delle etnie del crogiolo americano, tali immagini sono venute gradatamente correggendosi. Alla presa di coscienza dell'immensa comunità italo-americana (il cui computo varia dai 20 ai 30 milioni di persone) si è accompagnato un crescente rispetto per il ruolo dell'Italia in Europa e nella Nato, e per l'industria italiana. Dai vertici politici, economici e culturali l'attenzione per il nostro Paese si sta trasmettendo verso il basso. Lo sforzo dei giornali, ad esempio, di illustrare lo scandalo della P2 trova un'analogia in quello del turista di collegare la maestà dei monumenti al nostro attuale sviluppo economico e sociale. Cogliendo questo momento di felice italianità nelia psiche e nel costume americani, la Fondazione Agnelli, che dal '78 appunto si adopra per presentare l'Italia com'è, ha organizzato una mostra itinerante sul nostro Paese •modellato dall'uomo-. Inaugurata giovedì al Museo delia scienza e dell'industria di Chicago da Umberto Agnelli e da Marcello Pacini. il direttore della Fondazione, la mostra si trasferirà a settembre alla celebre Università di Yale, nel Connecticut, e a ottobre a Washington, alla Hubert Humphrey Hall. Per quel periodo, dovrebbe essere pronto un volume di storia compilato da Abrate, De Felice. Galasso e Romeo sulle tappe nazionali più importanti. La mostra ha la struttura e il ritmo dell'inchiesta. Ambisce, ha dichiarato Pacini, a fornire al pubblico più vasto gli stessi strumenti inte etativi della realtà italiana che sono già a disposizione delle élite qualificate. Ai luoghi comuni, essa sostituisce la puntualizzazione di una scarsità fisica che ha imposto alla nostra storia due costanti: lo sfruttamento intensivo delle risorse attraverso l'applicazione di tecnologie costantemente d'avanguardia, e l'emigrazione, a volte di massa, a volte •di cervelli'. *Il punto di partenza, dice Pacini, è una terra dove il 40 per cento della superficie è classificata come montagna, il 40 per cento come collina, il resto pianura'. Concepita come un percorso organico, la mostra si snoda attraverso nove sale, aprendosi con l'Italia dei tempi delle grandi migrazioni, grosso modo intorno al 1880, e finendo con quaranta minuti di multivisione. Dalla seconda alla settima, la titolazione delle sale è esplicativa: «Miti e realtà». «Restauro e tecnologia», «Artigianato e design.. «Il genio degli anonimi». «Lavoro e tecnica». «Energia e scarsità». Come in un corso propedeutico, tremila anni di storia sono riassunti nelle linee fondamentali da pezzi di sicuro effetto. Nel più recente triennio, esibizioni di questo genere, da quella leonardesca a quella di Pompei, hanno ottenuto in America un successo straordinario. Decine di migliaia di persone si sono recate al Metropolitan Museum di New York per i cavalli di Venezia, e a Washington per i disegni del Palladio. La percezione delle caratteristiche dell'Italia può divenire quindi più realistica, e riflettere il nostro pluralismo sociale, la continuità della nostra democrazia, trasformarsi in definitiva in un giudizio positivo e ottimistico sull'Italia. Come accennato, la leadership americana è sempre stata consapevole delle virtù, oltre che dei difetti. dell'Italia. Certi temi della mostra della Fondazione Agnelli — il nostro contributo dato alla finanza ed alla economia internazionali nel Medio Evo. la nostra preminenza nel risparmio e riciclaggio energetico nell'età moderna — li ha sempre avuti presenti. John Kenneth Galbraith, una delle menti più lucide dell'America dell'ultimo mezzo secolo, ha sempre predicato «Za smitizzazione delle colpe italiane». Più volte ebbe occasione di dire che la superpotenza dovrebbe imparare da noi come creare tanto, e tanto bene, con tanto poco. EnnicCaretto

Persone citate: Abrate, De Felice, Galasso, Hubert Humphrey, John Kenneth Galbraith, Marcello Pacini, Pacini, Umberto Agnelli