Frascati: ore d'angoscia davanti al pozzo dove il bambino grida: «Mamima, aiutami!»

Frascati: ore d'angoscia davanti al pozzo dove il bambino grida: «Mamima, aiutami!» Allucinante diario di una giornata di ansia, di sforzi e di soccorsi per salvare la piccola vittima Frascati: ore d'angoscia davanti al pozzo dove il bambino grida: «Mamima, aiutami!» Implora: «Ho sete. Non ne posso più. Perché non mi venite a prendere?» - Una sonda sonora raggiunge il bimbo nel fondo del cunicolo e, per non interferire nelle comunicazioni radio, la Rai interrompe per sette ore le trasmissioni in Lazio - Lenti lavori di perforazione di un pozzo parallelo per raggiungere il piccolo bloccato a 36 metri - Accanto ai genitori e ai parenti una folla enorme sosta nella notte DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FRASCATI — -Mamma, acqua. Mamma... mamma... acqua, ho sete*: il grido, confuso con i rumori assordanti delle trivelle, sale dal cunicolo buio ed è appena decifrabile dentro le cuffie collegate all'elettrosonda con microfono calata nel pozzo in cui Alfredo Rampi, di 6 anni, è prigioniero, a 36 metri di profondità. Il grido è alto, continuo. Davanti al cunicolo, in ginocchio, si alternano a parlargli' la madre, il padre, l'amico Ivo, 10 zio Maurizio, la zia Anna. E' 11 bambino che. a volte, chiama qualcuno in particolare. Da un numero ormai incalcolabile di ore. nel buio della notte e sotto il sole impietoso di una giornata torrida, si intreccia questo dialogo straziante, fatto di invocazioni e tenerezze, assicurazioni e paure, favole e terribili richiami alla realtà. Alfredo Rampi, con la sua canottiera e calzoncini corti, è precipitato nel baratro di un pozzo artesiano mentre di corsa stava rientrando verso casa, verso le 19 di mercoledì. A 6 anni, soffre di una serie di gravi disturbi cardiaci. A settembre deve subire un intervento a cuore aperto. La madre stava cercando aiuti per portarlo in America. Non gli venivano date medicine, molto lo si faceva vivere all'aria aperta. Giovedì era andato col padre, un impiegato dell'Acea. nella campagna di Borghesiana, a qualche chilometro da Frascati, dove la famiglia Rampi ha una casetta. La campagna è aspra, con poche coltivazioni, 1 pascoli per le pecore, i vigneti tradizionali. Quando è incominciato a venire buio, il bimbo s'è stancato di rimanere nei campi, dove il padre chiacchierava con i vicini, ed è tornato a casa. Il percorso da compiere era breve. C'era, in pratica, da attraversare uno sterro re- cente compiuto per la costruzione di una nuova villetta. A ridosso di questo spiazzo nei giorni scorsi era stato anche perforato il terreno per la costruzione di un pozzo. Il diametro è di circa 50 centimetri. La falda d'acqua passa a 80 metri di profondità. Il cunicolo dopo i primi metri si restringe ancor di più, diventa quasi una fessura, ancora informe, senza copertura di cemento delle pareti, nessuna protezione seria dell'imboccatura. Alfredo vi è precipitato dentro non visto da nessuno. E nessuno, per molte ore, ha pensato che quella trappola si fosse ingoiata il bambino. Alle 20 il padre è rientrato a casa, e le prime ricerche sono state calme, tutt'intorno alla villetta, chiamando a voce il figlio che si pensava si fosse attardato nei giochi con qualche amico. Alle 21 la preoccupazione è cresciuta. La nonna, l'unica, ha temuto il pozzo. Ma chi vi si è avvicinato non ha sentito niente, e le ricerche sono continuate nella campagna, nei dossi, dentro le vigne. Alle 21.30 è stato chiamato il «113». Sono partite guardie cinofile. agenti. Le torce, quando è sopraggiunta l'oscurità, hanno incominciato a frugare le pieghe del terreno. A mezzanotte un brigadiere ha sentito parlare del pozzo e vi si è avvicinato. Un bandone di ferro lo copriva, nessun rumore ne veniva fuori. Proprio in quel momento passava un aereo. L'uomo ha insistito, si è inginocchiato con l'orecchio a terra. Un lamento fievole e inequivocabile faceva concludere la ricerca. Il respiro di sollievo è stato breve. Alfredo era precipitato malamente. Un volo di oltre 30 metri, in un cunicolo che. al punto in cui lui si è bloccato, ha un diametro non superiore ai 25 centimetri. Fra i primi gridi, pianti, invocazioni, il bambino ha descritto la sua posizione, il suo essere ferito, praticamente incastrato con le gambe nel terreno della fiancata del pozzo. Il terreno è tufaceo, franoso, friabile. Subito si capisce che il rischio di far precipitare altro terriccio sul bambino è concreto, facendolo cadere ancor più verso il fondo. Arrivano gli speleologi del Soccorso Alpino, i Vigili del Fuoco, i sommozzatori. Alfredo si lamenta: «Ho freddo... Aiutatemi... Mi sono fatto male... C'è buio... Ho paura...-. Il comandante dei Vigili del Fuoco di Roma, ring. Pastorelli, si rivolge al bambino. Che gli dice: - Sì. ti conosco. Ti ho visto in televisione al terremoto. Aiuterai anche me? Farai presto? Con quanti uomini sei?*. Il coraggio e la presenza di spirito del bimbo toccano tutti. Si cerca un nano, che lo vada ad afferrare. Viene calato un giovane, smilzo e piccino di statura, ma non riesce a superare i primi venti metri del cunicolo. E' la volta di uno speleologo, con una lampada e un microfono in mano. Scende a testa in giù. 'Coraggio, sto venendo a prenderti, stai tranquillo*, dice. Ma, dopo venti minuti, deve rinunciare. •I nostri uomini sono arrivati fino a 28 metri. Hanno visto il bambino. E' ferito, ma in buone condizioni* conferma l'ing. Pastorelli. Si tenta di convincere il bambino ad aggrapparsi a una corda calata nel pozzo. Ma Alfredo non ha le forze sufficienti. Si cala allora una tavoletta, sosTetta da corde. A 30 metri di profondità la tavola si incastra nel tufo. E da questo momento diventa una barriera insormontabile per i soccorritori. Non è più possibile inviargli alimenti, acqua, luce. Soltanto il microfono cala nel cunicolo, e una lampada fluorescente che fa giungere fino al bimbo una fievole luce. «La vedi la luce, vedi che stiamo venendo da te? Capisci che siamo in tanti e stiamo facendo il possibile?* ripete il padre. «51, la luce la vedo, ma quali sono le difficoltà per arrivare subito?* incalza U bambino. Tutti i tentativi della notte sono infruttuosi. Ieri mattina, alle 8,50, entra in funzione una sonda che, a un metro e mezzo dal pozzo, fa un'altra perforazione. Il progetto è di andare oltre i 36 metri e da li — al di sotto quindi, del livello in cui sta Alfredo — raggiungere il cunicolo in cui 11 bimbo è imprigionato. Perché tanto ritardo? -Io ero qui all'una e un quarto — dice l'ing. Pastorelli —. £ subito ho pensalo a questo sistema. Ma qui c'ero solo io, coi miei uomini. E nessuna lezione insegna mai niente, nel nostro paese. A Roma, di notte, c'è il deserto. Ho girato la città come un pazzo. Ho buttato giù dal letto direttori generali e presidenti di grossi enti pubblici. Sono entrato nei depositi, ho chiamato tutta la gente possìbile. Alle 3,30 ho trovato questa sonda, di un privato. Alle 5 era qui, giunta scortata con le sirene della polizia. Per montarla e farla lavorare, ci sono voluti i tempi tecnici necessari. Io ho passato la notte, con la sirena, a girare di casa in casa per avere i mezzi necessari*. Dall'imboccatura del cunicolo viene inviato ossigeno e assorbita l'anidride carbonica che si produce. La sonda procede prima spedita, ma col passare dei tempo non perfora più di un metro ogni ora. Verso l'alba Alfredo si assopisce. Il suo silenzio angoscia i presenti. I medici invitano a lasciarlo riposare. Il suo respiro viene percepito regolare. Per i genitori è uno dei momenti più dolorosi. Verso le 5 il dialogo riprende. Alfredo dice che vuole fare la pipi. Si lamenta che non può muover¬ si. Lo invitano a stare fermo, a parlare il meno possibile. Gli spiegano che una sonda sta per entrare in funzione. Il rapporto fra il mondo esterno e il dramma che un bambino di sei anni sta vivendo è sotto controllo. A metà mattinata sembra a molti che Alfredo perda la testa. Grida, grida in continuazione. Chiede del padre. -Papà, portami su. Papà, perché non vieni?*. La madre gli racconta una favola. Ivo gli parla dei giochi che facevano insieme. -Ti ricordi? Verrò io a prenderti per mano. Lo rifaremo ancora*, lo rassicura. La zia Anna è la più restia a parlare. «Lo so, mi commuovo troppo e non dovrei. Ma che devo farci?* si tormenta la giovane donna, avvolta in un asciugamano bianco in cui scorrono rivoli di sudore. La stanchezza è acuta. Uno degli speleologi non si è allontanato dall'imboccatura del cunicolo dalle 4 del mattino. Per nessuno c'è cibo o da bere. Nessuno ne porta. Una vicina di casa arriva con un fascio di ombrelli. I medici del «San Giovanni» incoraggiano i genitori: « Finché Alfredo lotta, è salvo*. La psicologa del centro di igiene mentale di Frascati sostiene chi sta davanti al cunicolo, perché al bambino arrivino solo voci sicure e rassicuranti. La radio interrompe per sette ore tutte le sue trasmissioni nel Lazio, per non Interferire nelle comunicazioni fra il bambino e 1 soccorritori ed è la prima volta che ciò accade. Alle 14 sono stati perforati 26 metri del nuovo cunicolo. Si prepara un'altra sonda, dalle maggiori capacità di penetrazione, per raggiungere e superare i 30 metri di profondità. Incominciano ad affiorare pezzi di rupe vulcanica. La faccia dell' in g. Pastorelli si rabbuia. Significa che i tempi devono prolungarsi ancora. E che si deve studiare una gamma di eventuali soluzioni per passare dal nuovo al vecchio cunicolo, quello dove si trova il bambino. La mescolanza di strati di terreno estremamente friabili con sedimentazioni, rocciose mette in pericolo tutto il piano finora seguito. Il bambino continua a non avere nessun nutrimento. Tutta la sua vitalità è nelle implorazioni che si susseguono senza sosta: ormai non ascolta neppure più chi lo conforta, sembra non sentire o non dare credito alle voci lontane, tutto concentrato nella propria disperazione. Liliana Matteo Roma. Uno speleologo viene calato nel pozzo (Telefoto Ansa)

Persone citate: Alfredo Rampi, Liliana Matteo, Mamima, Pastorelli

Luoghi citati: America, Frascati, Lazio, Roma