Il Cremlino tace ma allude all'amicizia con la Polonia di Fabio Galvano
Il Cremlino tace ma allude all'amicizia con la Polonia Da due giorni nessun commento al plenum di Varsavia Il Cremlino tace ma allude all'amicizia con la Polonia L'Urss forse colta di sorpresa dalla sconfitta di Grabski, considerato jl_su^_candidatoallasuccess^ poup DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — L'Urss continua a ignorare, ufficialmente, il plenum del Comitato centrale polacco. Da lunedi, quando l'agenzia Tass diede un breve annuncio della convocazione, né gli organi di stampa, né la radiotelevisione sovietici hanno dedicato una sola parola a quello che il resto del mondo considerava un duro esame per Kania e per la sua cauta politica di rinnovamento. La Tass e i giornali si sono sì occupati di Polonia, ma riprendendo (martedì! le accuse a -Solidarietà- e agli «antisocialisti» di Varsavia, e dedicando la loro attenzione (Stella Rossa di ieri) a un ufficiale carrista polacco che da assicurazioni di disciplina e di amicizia con l'Armata Rossa. Si ha quasi l'impressione che il Cremlino, la cui lettera di venerdì scorso ai dirigenti del poup è stata il motivo principale del plenum, stenti a esprimere una valutazione compiuta della situazione creatasi a Varsavia dopo l'aperto scontro di mercoledì fra i riformisti della linea Kania e i -duri- (di ortodossia sovietica; capeggiati da Grabski. In ambienti diplomatici occidentali si fanno numerose ipotesi sul persistente silenzio di Mosca. Due sono le piti ac¬ creditate: quella secondo cui la leadership sovietica cercherebbe di guadagnare tempo per dare una concreta risposta ai confusi elementi emersi nei due giorni del plenum,. considerata l'obiettiva difficoltà di decifrare il valore delle forze che oggi si scontrano in seno al poup; e, come seconda ipotesi, quella secondo cui la dirigenza Urss sarebbe stata colta di sorpresa dall'insuccesso di Grabski nel suo tentativo di costringere Kania alle dimissioni. In entrambi i casi, si osserva tuttavia. Mosca non potrebbe obiettivamente registrare altro che la mancata disponibilità dei comunisti polacchi ad adottare in questo momento drammatiche decisioni dalle quali il processo di rinnovamento politico e sociale sarebbe inevitabilmente turbato: un cambio al timone, appunto, o un rinvio del congresso straordinario del poup (14 luglio) che appare sempre più chiaramente avviato a sancire le trasformazioni avvenute negli ultimi mesi, se non addirittura a proporne di supplementari. Certamente Mosca vive in questo momento ore di autentica indecisione e smarrimento di fronte all'evoluzione della crisi polacca: di qui la difficoltà ad affrontare l'argomento non solo a livello ufficiale, ma anche attraverso quei contatti personali e informali che stampa e diplomazia occidentali possono avere con esponenti (non di primissimo piano, ma autorevoli) della dirigenza. Si ha l'impressione, cioè, che dietro il muro del silenzio ci sia perplessità, attesa di valutazioni dall'alto che potrebbero anche sconvolgere qualsiasi schema del passato. E' quindi impossibile, per il momento, indicare quale sia stato il ruolo effettivamente svolto da Mosca nei due giorni di plenum del Comitato centrale polacco; in particolare resta opinabile la connessione — accreditata da diplomatici occidentali — fra il duro attacco di Grabski alla leadership moderata e i contenuti della lettera inviata venerdì dal pcus. Non si riesce a comprendere, cioè, se l'intervento del maggiore esponente filosovietico nel polltburo di Varsavia abbia avuto davvero una preventiva approvazione sovietica; o addirittura se Grabski, il cui nome si identifica esplicitamente con la linea voluta dal Cremlino, non sia soltanto il pedone di un più ampio disegno in cui l'alfiere dell'ortodossia socialista attende ancora dietro le quinte. Si ricorda, a questo proposito, che in Cecoslovacchia Husak emerse soltanto a cose fatte. Mentre da Varsavia filtrano i primi chiarimenti sulle ultime tumultuose ore del plenum, il ritardo di Mosca a scoprire le proprie carte può indurre a ogni genere di previsione; ma, si osserva, il Cremlino non può essere molto soddisfatto. Fabio Galvano
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