Rossi ha interrotto col suicidio un diario sa ricatti e pressioni di Giuseppe Zaccaria

Rossi ha interrotto col suicidio un diario sa ricatti e pressioni Indiscrezioni sul memoriale dell'ufficiale della Finanza Rossi ha interrotto col suicidio un diario sa ricatti e pressioni Una serie di trasferimenti hanno costellato le «amarezze» della sua carriera -1 giudici che l'avevano interrogato pochi giorni prima della morte: «Era una persona pulita» -1 colleghi: «Un uomo sensibile, onestissimo» - La telefonata misteriosa ROMA — Controlli di polizia tributarla, indagini a Ravenna sul traffico dei petroli, inviti a «chiudere un occhio» seccamente respinti, trasferimenti a catena, insostenibili pressioni anche intorno all'ufficio «I» della Guardia di Finanza: nel memoriale che Luciano Rossi, il tenente colonnello morto venerdì scorso, non ha potuto completare c'era tutto questo. E tutto sarebbe stato ampliato, raccontato nei dettagli se dopo la misteriosa telefonata ricevuta in caserma l'ufficiale non avesse posato la penna per impugnare una pistola e puntarsela alla tempia. In quelle righe scritte a mano, fatte avere in copia anche ai giudici che indagano sulla «P2». hanno detto che non c'è nulla di straordinario: e non è straordinario infatti — almeno dopo lo scandalo dei petroli — raccogliere la confessione di un ufficiale che a Ravenna si vede costretto a respingere pesanti tentativi di corruzione, e che per questo si trova isolato, fino a dover sollecitare un trasferimento. Né straordinario, dopo quel che sta emergendo sulle fughe di documenti anche dall'ufficio «I> (informazioni) della Guardia di Finanza, leggere delle sorde battaglie che avevano costretto Rossi a lasciare la sede di Roma per Napoli, e ad accogliere Infine quasi con sollievo l'ennesimo trasferimento al nucleo antidroga. Purtroppo, per i magistrati che indagano sulla «P2» e che nella loro inchiesta dall'altro ieri hanno visto ricomparire, come indiziato per la fuga di documenti riservati, anche il generale Raffaele Giudice (da tempo in carcere per lo scandalo del petroli), quel memoriale è rimasto come un libro che si interrompa dopo l'introduzione. Nel suo ufficio, la mattina di venerdì, il tenente colonnello Rossi aveva completato a penna una premessa cominciata evidentemente il giorno prima: una specie di sintetica storia della sua carriera, da sviluppare evidentemente nelle pagine successive, attraverso un riesame più attento degli episodi più interessanti. La premessa era quella di un uomo che aveva perso ogni illusione: sono pieno di amarezza, scriveva Rossi ai giudici milanesi che pochi giorni prima lo avevano interrogato come testimone «sulle fughe di notizie dall'ufficio «I». I punti che seguivano, i difficili momenti che venivano accennati, erano una specie di traccia per 1 temi da sviluppare. Poi quella misteriosa telefonata, e l'improvvisa decisione di uccidersi. .Rossi emerge da questa vicenda come una persona limpida, pulita. Un ufficiale tutto d'un pezzo., dicono 1 giudici. E, da questo, emerge anche l'importanza degli accertamenti su quella telefonata: qualcuno, forse, ha messo Luciano Ros¬ si dinanzi a un'alternativa irrisolvibile tra il venir meno alle promesse fatte ai giudici milanesi e 11 rischio di essere coinvolto strumentalmente in uno scandalo. Che quel memoriale (o quella lettera, come adesso i giudici milanesi preferiscono dire) non dovesse avere poi un peso cosi trascurabile, è dimostrato anche da un altro dettaglio: il colonnello Rossi l'aveva concordato coi giudici Siclari e Dell'Osso. Dopo aver deposto sull'ufficio «I», l'ufficiale aveva deciso di preparare, d'accordo coi giudici, un documento che avrebbe dovuto precisare le «deviazioni». Anche per questo, ieri, a Milano, il dottor Dell'Osso ha potuto dire ai cronisti che, pur non avendo ancora letto quelle righe, poteva già immaginarne il contenuto. Di tutto questo, può essere conferma indiretta un comunicato che ieri i colleghi dell'ufficiale scomparso hanno distribuito alle agenzie di stampa: «La personalità del tenente colonnello — scrìvono gli ufficiali della Finanza che lo avevano conosciuto — era quella di un uomo profondamente attaccato alla famiglia, serio, sensibile, dignitoso, onestissimo, che solo il timore di vedere, ingiustamente infangata la sua onorabilità può aver spinto, in un momento di debolezza, a togliersi la vita*. Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Dell'osso, Luciano Ros, Luciano Rossi, Raffaele Giudice, Rossi, Siclari

Luoghi citati: Milano, Napoli, Ravenna, Roma