Aperta inchiesta sull'incendio della nave carica di auto Fiat

Aperta inchiesta sull'incendio della nave carica di auto Fiat L'episodio nel '75 al largo delle coste liguri Aperta inchiesta sull'incendio della nave carica di auto Fiat L'azienda, appena indennizzata, si disinteressò della cosa - La società assicuratrice si rivalse sui Lloyds - Ma, invece di essere demolite, le auto sarebbero state vendute: 7 indiziati per truffa La magistratura ha aperto un'inchiesta sull'incendio che danneggiò al largo delle coste liguri trecento auto Fiat mentre erano in viaggio su una nave verso gli Stati Uniti. Si tratta di una vicenda che presenta lati ancora oscuri e sulla quale sta ora cercando di far piena luce il sostituto procuratore della Repubblica dottor Saluzzo. Il magistrato avrebbe emesso, secondo indiscrezioni. 7 comunicazioni giudiziarie per truffa. Questa la vicenda. La nave «Savonita» parte nell'estate del '75 da Savona con un carico di mille auto Fiat. Il viaggio è però di breve durata. Un incendio, scoppiato a bordo all'improvviso, costringe la nave a rientrare in porto. Trecento macchine risultano danneggiate dalle fiamme. La Fiat, che ha regolarmente assicurato il carico contro gli incendi, viene rimborsata dalla società assicuratrice. A questo punto la fabbrica torinese esce di scena. La vicenda non si conclude nell'estate del '75. ma ha degli sviluppi sui quali sta indagando ora la procura. E si entra cosi nel campo dei «forse» e dei «sembra»: sull'inchiesta infatti il magistrato mantiene il più stretto riserbo. La società che rimborsò il danno alla Fiat (e di cui non viene rivelato il nome) era a sua volta assicurata con i Lloyds di Londra: a questi ultimi chiese il rimborso della somma versata alla fabbrica torinese. Il rimborso però sarebbe stato chiesto per auto ridotte a rottami- e a questo punto sarebbe scattato il meccanismo della truffa, ai danni, pare, proprio dei Lloyds. In pratica gli inglesi avrebbero risarcito completamente il danno alla società italiana, come se le auto dovessero finire alla demolizione. Cosa che però non sarebbe avvenuta: gran parte delle macchine sarebbero state recuperate e vendute (a quel punto non erano più di proprietà della Fiat ma della società assicuratrice italiana). L'inchiesta è di competenza della magistratura torinese perché, dopo l'incendio, era partito da Torino l'ordine di riportare indietro le macchine danneggiate. -Che poi — commenta uno degli investigatori — presero strade diverse*. Con la complicità di chi? E qual era la società italiana che assicurò le vetture alla Fiat? Sono domande a cui per ora nessuno risponde. Il magistrato avrebbe inviato le comunicazioni giudiziaria nei giorni scorsi. Ma chi sono le persone indiziate? 81 conoscono soltanto 1 nomi: Antonio Dotoli di Napoli, Pietro Ferrigno di Savona. Giancarlo Serrati di Oenova, Marcello Isaia di Catania. Antonio Lappa e altri due indicati solo con i cognomi, Gambetta e Bottinelli. L'avviso di reato sarebbe per truffa. Magistrato e guardia di finanza hanno smentito categoricamente di aver perquisito gli uffici direzionali di corso Marconi. -Quanto poi ai presunti reati valutari commessi dalla Fiat e su cui si starebbe indagando, lasciamo perdere, è una "boutade", un'invenzione di sana pianta* hanno precisato gli inquirenti. In corso Marconi, circa un mese fa. sono stati soltanto ■acquisiti agli atti», cioè presi in consegna, alcuni documenti riguardanti quel carico semidistrutto di auto nel '75. Un portavoce della Fiat ha precisato ieri che -l'indagine della magistratura tuttora in corso non riguarda la società o sue controllate né ha per oggetto illeciti valutari*. n. pfet. '

Persone citate: Antonio Dotoli, Antonio Lappa, Bottinelli, Gambetta, Giancarlo Serrati, Marcello Isaia, Pietro Ferrigno, Saluzzo

Luoghi citati: Catania, Londra, Napoli, Savona, Stati Uniti, Torino