Il dollaro parte di slancio e poi arretra a quota 1188

Il dollaro parte di slancio e poi arretra a quota 1188 BATTUTA D'ARRESTO PER LA VALUTA AMERICANA MA L'EUROPA TEME UN NUOVO BALZO IN AVANTI Il dollaro parte di slancio e poi arretra a quota 1188 DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Una giornata a singhiozzo sui mercati valutari. Dopo un'apertura al rialzo li dollaro è sceso sotto i limiti del giorni scorsi. E' bastato che ieri, intorno a mezzogiorno, rimbalzasse nelle capitali europee la voce che la Bundesbank si apprestava a ritoccare all'insti i tassi di interesse (addirittura al 18 per cento il «lombard rate») perché la valuta americana battesse in ritirata. La voce si è rivelata infondata, ma dell'effetto annuncio hanno ugualmente beneficiato un po' tutte le monete. In Italia il dollaro è stato quotato al fixing 1188 lire (1206 lunedi), mentre è rimasto praticamente stabile 11 rapporto della lira con le principali valute europee. Nel pomeriggio il dollaro è risalito leggermente nei confronti della nostra moneta: a New York sfiorava quota 1200. Anche ieri, come le altre banche centrali, la Banca d'Italia è intervenuta in misura modesta sul mercato e alla fine il conto si è mantenuto in equilibrio, senza necessità di far ricorso alle riserve. Per molti, comunque, le impennate del dollaro sono giunte ad un tetto irrealistico anche se non si prevedono inversioni di tendenza. Tra questi c'è il ministro delle Finanze tedesco, Matthofer. secondo cui il dollaro alla distanza non poteva restare ai livelli attuali. Una dichiarazione che ha contribuito anch'essa a frenarne l'ascesa: al fixing di Prancoforte ha chiuso a 2,37 marchi contro i 2.42 di venerdì. Il recupero delle valute europee è ancora più significativo perché giunto in una giornata caratterizzata da una rinnovata tensione in Polonia e dall'allarme causato dalla situazione in Medio Oriente con l'attacco israeliano al reattore nucleare iracheno. Anche il rialzo del prezzo dell'oro subito dopo la notizia del bombardamento ieri si è ridimensionato. Le quotazioni, sia a Londra che a Zurigo si sono mantenute intorno ai 460 dollari l'oncia; in Italia il prezzo si è aggirato intorno alle 17.650 lire il grammo. Il clima resta teso anche per le aspettative di probabili misure tecniche da parte delle banche centrali, soprattutto della Bundesbank. L'incertezza ha provocato alti e bassi nella mattinata di ieri: oggi sarà un altro giorno di verifica. Secondo indiscrezioni attendibili le grandi manovre si svolgono ormai a livello politico, dietro le quinte. Il problema, infatti, è di tali dimensioni da non poter essere neppure ammortizzato dagli intervenci delle banche centrali, che si riducono ormai ad un'inutile dilapidazione delle riserve. Esso investe i rapporti tra Europa e Stati Uniti e proprio per questo andrebbero crescendo le pressioni sulla Casa Bianca perché non affronti la lotta all'inflazione con la sola arma dei tassi bancari. Finora i più lesti a denunciare questo grave squilibrio sono stati i francesi attraverso il ministro degli Esteri Cheysson. molto vicino a Mitterrand. Ma è probabile che su questo terreno trovino consensi anche nei partner che aderiscono allo Sme: le economie europee accusano il fortissimo apprezzamento del dollaro che ingigantisce la «tassa» petrolifera.

Persone citate: Mitterrand