Polemiche in Israele dopo il raid Alcuni ministri s'opposero a Begin di Giorgio Romano
Polemiche in Israele dopo il raid Alcuni ministri s'opposero a Begin L'operazione militare compiuta a tre settimane dalle elezioni politiche Polemiche in Israele dopo il raid Alcuni ministri s'opposero a Begin NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — L'attacco aereo alla centrale atomica di Baghdad, lascia perplessi e divisi gli israeliani ed ha suscitato le proteste e la condanna generale di tutti i Paesi senza eccezione, anche di quelli che avevano criticato la collaborazione atomica dell'Iraq con la Francia, con l'Italia e con il Brasile. Un conto, infatti, è compiere un'azione di commando per salvare le vittime di un atto di pirateria aerea (come avvenne a Entebbe). un altro è compiere un'operazione di guerra contro un paese che sta costruendo una centrale nucleare partendo dal presupposto che sarebbe stata destinata a fini bellici e che le atomiche che avrebbe costruito (gli scienziati francesi affermano che sarebbero occorsi anni per fabbricarle e ancor più assoluto è il Centro internazionale per l'energia atomica di Vienna) erano destinate alla popolazione civile di Israele. Inoltre, questo è un argomento che facilmente potrebbe ritorcersi perché anche dei reattori nucleari di Dimona e di Ein Sorek, in Israele, si è detto molte volte che erano destinati a fini militari. Da un punto di vista strettamente giuridico si può soltanto dire che il fatto che l'Iraq sia l'unico Paese arabo che non ha firmato un armistizio con Israele, che si trova cioè in stato di guerra con lo Stato ebraico, ia si che formalmente il raid possa considerarsi un'operazione militare tra due belligeranti. Ma. ovviamente, le conseguenze-, la scelta del momento, gli effetti sugli altri Paesi islamici (l'Arabia Saudita ha rinnovato un appello alla concordia per la lotta contro il nemico comune) conferiscono all'operazione tutt'altro carattere. Ovvie ragioni di segretezza fanno mantenere sull'operazione il massimo riserbo e anche il consiglio dei ministri, cui ieri mattina Begin ha fatto una relazione del raid. è stato tenuto come consiglio della Difesa, cioè sotto il vincolo della segretezza. Non sono quindi trapelate notizie, mentre nella successiva seduta della commissione Esteri e Difesa della Camera ci sono state critiche tanto sulla scelta della data quanto sul possibile carattere elettorale di tutta l'impresa. Dalle poche notizie trapelate e da quelle emerse dalle informazioni dei Paesi arabi (la radio giordana è stata la prima a dar notizia del raid. due ore prima della comunicazione israeliana) pare che l'operazione sia stata studiata da oltre un anno ed esaminata in tutti i suoi aspetti e nelle sue possibili alternative. Sarebbe stata decisa alcuni mesi fa e rinviata varie volte per ragioni di opportunità e perché avversata fino all'ultimo da alcuni ministri (Yadin. Burg. Hammer. Aridor, Zippori). ma sostenuta con estremo vigore da Sharon che alcune settimane fa avrebbe minacciato le dimissioni se non fosse stata eseguita prima delle elezioni. L'indicazione che era necessario compierla al più presto perché tra pochi mesi il bombardamento avrebbe scatenato sulla città di Baghdad una nuvola radioattiva sembra un pretesto: del resto, tutto il comunicato governativo di lunedi sera «all'opinione pubblica illuminata» ha avuto il carattere di una excusatio non petita. Israele non ha reso noto il numero, né il tipo degli apparecchi che hanno partecipato al raid: fonti arabe affermano che gli aerei sarebbero stati quattordici tra Phantom, F-1S e F-16 i quali — dopo aver decollato dall'aeroporto Etzion nel Sinai — avrebbero sorvolato la Giordania e il Nord dell'Arabia Saudita prima di giungere sull'obiettivo dalle regioni Sud dell'Iraq e sarebbero stati riforniti in volo. Gli aerei non sono stati avvistati né dai radars. né dagli aerei spia, ma non trova nessun fondamento la voce che fossero stati camuffati da aerei giordani o che i piloti parlassero tra loro in arabo per confondere gli ascoltatori e tantomeno che fosse intercorsa un'intesa con l'Iran, come ha sostenuto il ministro degli Esteri giordano. Gerusalemme ha protestato ufficialmente presso gli Stati Uniti per la condanna fatta dal Dipartimento di Stato prima ancora di ricevere la relazione del raid che Israele aveva trasmesso tramite il suo ambasciatore. Nonostante la richiesta convocazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu e la riunione dei ministri degli Esteri della Lega araba sembra dubbio che possano essere presi immediati provvedimenti contro Israele, la cui solitudine, in questa circostanza, si è rivelata totale. Giorgio Romano
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