Calvi ritorna dai giudici per i miliardi all'estero

Calvi ritorna dai giudici per i miliardi all'estero Il banchiere processato a Milano con altre 9 persone Calvi ritorna dai giudici per i miliardi all'estero DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MILANO — Roberto Calvi e altri nove finanzieri della «Centrale» e della «Invest» compaiono questa mattina in tribunale per la seconda udienza del processo a loro carico per esportazione di valuta in occasione di due acquisti di pacchetti di titoli azionari della «Toro Assicurazioni» e del «Credito Varesino». Gli imputati, se i loro difensori non avanzeranno altre istanze preliminari, uno alla volta cominceranno a raccontare la loro versione sui fatti contestati cercando di dimostrare la loro estraneità al «giro» ciie attraverso finanziarie svizzere ha permesso — è la tesi dell'accusa — di costituire in Svizzera un patrimonio di oltre 25 miliardi di lire. Attraverso gli interrogatori resi in carcere è già possibile anticipare la linea che gli accusati hanno scelto. Per quanto riguarda l'affare della «Toro Assicurazioni», infatti. Roberto Calvi ha già spiegato che dietro le «anonime» del Liechtenstein di cui sono amministratori funzionari della Banca del Gottardo (del gruppo Ambrosiano come «La Centrale») non c'è lui. ma altri personaggi di cui non è stato possibile appurare l'identità a causa del segreto bancario vigente in Svizzera. Una carta che certamente la difesa di Calvi non mancherà di giocare è l'interrogatorio reso ai giudici della Confede razione dai funzionari della Banca del Gottardo. Nell'in terrogatorio dichiarano ufficialmente che Calvi e il suo gruppo sono estranei alla compravendita di titoli. Gli indizi d'accusa sono comunque consistenti. A partire dal fatto clie il gru odo Calvi vendette alle anonime svizzere interi pacchetti di azioni proprio mentre era in corso il rastrellamento degli stessi titoli, per arrivare fino al prezzo (quasi triplo di quello di Borsa) pagato alla fine dell'operazione per entrare in possesso della maggioranza «Toro», maggioranza che invece non c'era necessità di ottenere a tutti i costi perché era già del gruppo «La Centrale». Ugualmente debole pare la versione degli accusati sull'operazione acquisto «Credito Varesino» dalla «Invest» di Carlo Bonomi. Risulterebbe, infatti, che la «Invest» aveva manifestato di vendere tutto il pacchetto a propria disposizione — 3.300.000 azioni — mentre invece «La Centrale, ne acquistò solamente 2.400.000 (oggetto di un patto di sindacato tra i due gruppi fino dal 1973) aspettando 4 mesi a mettere mano sui rimanenti 900.000 titoli e con un lungo giro attraverso la Banca Commerciale Italiana e una delle solite «anonime» d'oltre confine. E' importante in questo processo ricordare che Roberto Calvi, all'epoca dei fatti, non era presidente della «Centrale». La carica era occupata da Carlo Alessandro Canesi. oggi ottantasettenne. la cui posizione è stata stralciata da quella degli altri nella prima udienza a causa dell'età avanzata e delle precarie condizioni di salute. Questo potrebbe portare notevoli ostacoli all'accertamento della verità se nello sviluppare le proprie tesi difensive Calvi e gli altri dovessero attribuire responsabilità primarie a Canesi. La prima udienza del 29 maggio è stata interamente occupata dalla bordata di istanze ed eccezioni sollevate dai difensori che. dopo sette ore di camera di consiglio, avevano visto respingere tutte le richieste di nullità e accettare solo la concessione dei termini a difesa per studiare con attenzione gli atti. Negata anche la libertà provvisoria a Calvi. Tonello. Bonomi. Cigliana e Cappugi. Già rilasciati per le cattive condizioni di salute Mario Valeri Manera e Aladino Minciaroni. In libertà in considerazione dell'età Massimo Spada, latitanti Giuseppe Zanon di Valgiurata e Carlo Castelberg. m. f.

Luoghi citati: Milano, Svizzera