Spendiamo 2000 miliardi l'anno per diventare un po' più belli
Spendiamo 2000 miliardi l'anno per diventare un po' più belli Convegno a Santa Margherita di medici e cosmetologi Spendiamo 2000 miliardi l'anno per diventare un po' più belli Questo enorme «profumato» giro d'affari, al quale contribuiscono in larga misura gli uomini, ha urgente bisogno - dicono gli sperti - di una legge che lo regoli - Oggi l'uso incontrollabile e incontrollato di alcuni prodotti è certamente pericoloso DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SANTA MARGHERITA L. — Alla vigilia della stagione delle grandi- vacanze, quando tradizionalmente si incrementa a tonnellate il consumo di cosiddetti abbronzanti, deodoranti, shampoo, lozioni e creme di ogni tipo — dalle misteriosamente «idradanti» alle «nutrienti» — un autorevole gruppo di ricercatori scientifici ha fatto il punto sulle vendite dei cosmetici in Italia e sui rischi di intossicazione che il consumatore corre in mancanza di «controlli di qualità". Il convegno si è tenuto ieri a Santa Margherita Ligure nella comunale Villa Durazzo. sede della Scuola superiore di oncologia e scienze biomediche. L'assise era presieduta dal cancerologo prof. Leonardo Santi e dal prof. Emilio Machi, dell'Unione tecnica dei farmacisti italiani. Ancora una volta gli esperti hanno ribadito quanto già, si sapeva: «C'è bisogno di una regolamentazione del settore — ha detto il prof. Santi, che è il presidente della Lega per la lotta ai tumori — e di una corretta informazione. In primo luogo c'è dunque bisogno di una normativa che riassuma e completi le varie, frammentarie e superficiali disposizioni esistenti in Italia, in modo che non soltanto l'uso, ma prima ancora la fabbricazione dei cosmetici ricada in uno schema di controlli e di accertamenti rigorosamente scientifici, preliminari alla stessa produzione. In secondo luogo, ci vorrà una maggiore informazione al grande pubblico dei consumatori e al personale sanitario sulla qualità e quantità delle sostanze usate in cosmesi, in modo che tutti abbiano coscienza del fenomeno e delle sue possibili ripercussioni sulla salute ». Al convegno di Santa Margherita Ligure, in altre parole, si è raccomandata l'attuazione di una legge nazionale che disciplini il settore e si è invocata una norma che dovrebbe quanto meno prevedere su ogni vasetto, flacone, tubetto di cosmetico un'etichetta esplicativa con il nome delle sostanze contenute. Che un provvedimento del genere sia necessario emerge chiaramente anche dall'imponenza delle vendite di cosmetici in Italia. Ci si sono messi anche i maschi a far concorrenza alle femmine, aumentando vertiginosamente certi fatturati di questi ultimi anni: quel tal profumino selvaggio, la cremina spianarughe, la lozione e le lacche per i riccioli sempre più di moda, i raffinati dopobarba che hanno sostituito la plebea spruzzata d'alcol concorrono — pare — nella misura del 37 per cento del fatturato globale a far ricchi i produttori di cosmetici. Il prof. Machi, dell'Utifar di Genova, ha letto al congresso le sbalorditive cifre di questo profumato giro d'affari: 1843 miliardi spesi dagli italiani nel 1979 per tutta una serie di prodotti (i principali sono elencati nel tabellino qui accanto) destinati «a migliorare l'aspetto delle persone, femmine e maschi: Ancora non ci sono i dati del 1980, ma si calcola che l'altr'anno le vendite di cosmetici abbiano superato i 2 mila miliardi di lire. •Nel nostro Paese — ha ricordato Machi — le aziende cosmetiche sono circa 900, con 25 mila addetti e sono dislocate per il 43 per cento in Lombardia. Seguono il Lazio con 111, l'Emilia-Romagna con 108, il Piemonte con 67, la Liguria con 51, la Toscana con 4S, il Veneto con 40. Però, soltanto un centinaio di aziende he importanza rilevante, controllando l'SO per cento del fatturato; inoltre il 75 per cento del mercato italiano è detenuto da imprese multinazionali: Il dott. Liborio Falanga, vicedirettore dell'ufficio legislativo del ministero della Sani¬ tà, al convegno ha affrontato gli aspetti giuridico-legislativi concernenti la produzione e il commercio dei cosmetici. In Italia, nonostante una raccomandazione della Cee che risale al 1976, se tutto andrà bene avremo una legge operante nel settore appena fra due anni. E nel frattempo? C'è da temere per la nostra salute neli'usare cosmetici anonimi, dei quali nessuno conosce la composizione? Il prof. Nicola Loprieno, direttore del Laboratorio di genetica dell'Università di Pisa, ha indicato in teoria quali siano i rischi tossicologici — mutageni e cancerogeni — che un individuo può correre venendo a contatto, inalando, assorbendo per via cutanea o attraverso le mucose certe particolari sostanze chimiche. E il prof. Paolo Sertoli, primario dermatologo dell'ospedale San Martino di Genova, ha illustrato, anche con poco liete diapositive di malati, i pericoli derivanti •dall'uso incongruo di cosmetici e medicamenti per uso topico*. I ricercatori Cesarone, Bignardi e Sanquirico dell'Università di Genova, dal canto loro, hanno ancora una volta parlato della necessità di controlli analitici che garantiscano la purezza delle materie prime usate nelle preparazioni cosmetologiche e dermofarmaceutiche, confermando il significato e il monito dell'intero convegno: «Si muova in fretta il legislatore, perché non si può più lasciare un settore tanto importante sema regole di comportamento e senza controlli pubblici: Franco Giliberto Elenco del principali prodotti cosmetici venduti in Italia nel 1979 (prezzi al pubblico) miliardi Shampoo, lozioni, balsami, tinture, lacche e altri prodotti per i capelli 240 Essenze, dopobarba, lavande e profumeria alcoolica in genere 232 Saponi, schiume da bagno, sali profumati, lavande e prodotti per l'igiene del corpo 210 Creme, tonici e prodotti per il viso 207 Deodoranti, abbronzanti e prodotti per il massaggio del corpo 172,2 Prodotti per l'igiene della bocca 158 Prodotti por il tracco, dalle ciprie ai rossetti, agli ombretti, alle creme varie 133,4
Persone citate: Bignardi, Cesarone, Emilio Machi, Franco Giliberto, Leonardo Santi, Liborio Falanga, Machi, Nicola Loprieno, Paolo Sertoli
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