Profonda preoccupazione di Colombo e Cheysson di Paolo Garimberti

Profonda preoccupazione di Colombo e Cheysson Profonda preoccupazione di Colombo e Cheysson ministri degli Esteri italiano e francese hanno appreso la notiia durante l'incontro a Villa Madama - L'Italia ha contribuito a ostruire il centro di Baghdad nel rispetto del trattato atomico ROMA — La notizia dell'azione israeliana contro il centro atomico iracheno è giunta al ministero degli Esteri mentre Emilio Colombo e il suo collega francese Claude Cheysson stavano concludendo i loro colloqui a Villa Madama. Ne hanno parlato brevemente e, nel tardo pomeriggio, fonti ufficiali della Farnesina hanno espresso la 'profonda preocupazione» di entrambi i ministri per l'impresa israeliana (e i francesi hanno ben motivo di essere più preoccupati di noi in quanto sono assai più coinvolti nella costruzione del centro iracheno in base ad un accordo del 1975 per un importo di 1450 milioni di franchi). La »preoccupazione» italiana non riguarda tanto la quindicina di tecnici della Snia Techint, che lavorano nel centro di Baghdad, in quanto la nostra ambasciata ha subito comunicato che erano tutti sani e salvi. Riguarda, bensì, le implicazioni politiche della vicenda, che potrebbero toccare non soltanto i nostri rapporti con Israele, ma anche le relazioni con gli Stati Uniti. La partecipazione italiana alla costruzione del centro atomico iracheno, infatti, provocò, poco più di un anno fa, una pesante polemica americana verso l'Italia. Un articolo pubblicato dal New York Times, il 17 marzo 1980, accusò l'Italia di fornire all'Iraq impianti e assistenza tecnica nucleari, che l'avrebbero messo in condizione di produrre la bomba atomica nel giro di un anno. L'articolo e le affermazioni delle fonti ufficiali provocarono una dura reazione italiana. Fonti autorizzate della Farnesina spiegarono, in conversazioni private con i giornalisti, che l'attacco americano era strumentale. Era, intanto, un avvertimento indiretto alla Francia. Ed era, poi, una pesante pressione sull'Italia perché modificasse U suo atteggiamento sull'embargo all'Iran (era ancora in piedi la questione degli ostaggi) e sul boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca. La polemica, in seguito, si placò e il caso fu quasi dimenticato, né ci furono più seguiti da parte americana. Ma il ministero degli Esteri — nonostante la modesta entità del nostro accordo nucleare con l'toinn(lvdcmpqla•mngacS»vtrdtsTnticlsTrsmfzvlspaclvfo-papdlpnVv l'Iraq fissato in un documento del 1976 — volle precisare, in una circolare ad uso interno, che la famosa 'hot celi» (letteralmente cella calda) venduta agli iracheni, e considerata pericolosa dagli americani, non poteva assolutamente servire a costruire la prima atomica irachena. Secondo la circolare, della quale conosciamo ora il testo, la -hot celi» non è altro che • un laboratorio di radiochimica, destinato all'acquisizione di conoscenze di carattere generale sulla chimica degli attimidi (uranio e transuranici) e dei prodotti di fissione». Sempre secondo la circolare. »tali conoscenze a livello universitario e in scala di laboratorio non costituiscono trasferimento di tecnologia ai sensi delle intese di Londra (firmate dai 15 Paesi produttori nel settembre del 1977, dopo il Trattato di non proliferazione, ndr) in quanto accessibili pubblicamente sia nella letteratura scientifica, sia in convegni scientifici internazionali». La polemica provocata dagli americani, l'esistenza di un accordo nucleare con l'Iraq, sia pure modesto, e la presenza di tecnici italiani a Baghdad avevano comunque consigliato al governo italiano grande prudenza in materia. Al punto che, nel settembre del 1980, al termine della visita del vicepresidente iracheno Izzat Ibrahim a Roma, fu ritenuto opportuno ricordare, nel comunicato congiunto, che gli accordi di cooperazione scientifica tra i due Paesi, compresi quelli nel settore nucleare, hanno scopi puramente pacifici e sono conformi agli obblighi internazionali assunti dai due Paesi con il Trattato di non proliferazione nucleare. Paolo Garimberti

Persone citate: Claude Cheysson, Emilio Colombo, Izzat Ibrahim