I vescovi centroamericani discutono se i religiosi possono fare politica di Lamberto Furno

I vescovi centroamericani discutono se i religiosi possono fare politica Vertice straordinario in Vaticano per superare le «diverse valutazioni» I vescovi centroamericani discutono se i religiosi possono fare politica CITTA' DEL VATICANO — Il card. Sebastiano Baggio ha aperto ieri mattina in Vaticano una riunione dei presidenti delle Conferenze episcopali dell'America Centrale per definire, entro giovedì, una « azione pastorale comune e coordinata» in Guatemala. Salvador, Nicaragua, Honduras, Costa Rica e Panama. Le fonti ufficiali parlano di 'assemblea annuale» consueta: in realtà sì tratta di un incontro straordinario diretto a superare le 'diverse valutazioni», cioè i contiasti emersi, soprattutto in Salvador, Guatemala e Nicaragua, fra vescovi favorevoli e vescovi contrari a un impegno pastorale anche socio-politico del clero, dei religiosi e delle suore. Papa Wojtyla, schierandosi sempre a difesa del diritti umani e contro le repressioni, ha ripetuto in Messico e in Brasile che l'identità dei sacerdoti e dei religiosi impone l'abbandono di qualsiasi impegno diverso da quello proprio al loro ministero. Ora le riunioni in corso dovrebbero concordare una specie di direttorio al quale tutti i religiosi e sacerdoti dovranno attenersi in America Latina. Per questo motivo, ai lavori partecipano anche i cardinali Eduardo Pironio, prefetto della Congregazione Vaticana dei Religiosi, e Agnelo Rossi prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione, mons. Achille Silvestrini, •ministro degli Esteri» della S. Sede, mons. Lopez Trujillo, presidente della Conferenza Episcopale Latino Americana (Celam). Vi sono, poi, i superiori generali e provinciali dei cinque ordini religiosi più impegnati nell'America Centrale: Arrupe per i Gesuiti, De Couesnongle per i Domenicani, Vaughn per i Minori Francescani, Rueda Guzman per i Maristi, Egidio Vigano per i Salesiani, oltre a madre Maria Artadi, per le Superiori Generali delle religiose. Fra i vescovi si trova anche mons. Arturo Rivera y Damas, succeduto all'arcivescovo di San Salvador, mons. Oscar Arnulfo Romero. assassinato sull'altare, un anno e mezzo fa da un sicario di estrema destra perchè era l'emblema dei sostenitori di un impegno «storico» della Chiesa nella realtà latino-americana. Centinaia di religiosi seno stati colpiti dai regimi autoritari con torture, detenzioni, uccisioni ed espulsioni. Sembra che sia stato chiesto l'allontanamento da alcuni Paesi centro-americani di trecento preti e suore definiti «sovversivi», in maggioranza missionari anche italiani. Da una parte c'è la guerra civile che insanguina da oltre un anno il Salvador, dall'altra la situazione del Nicaragua dove tre religiosi sono ministri nel governo rivoluzionario: il gesuita Miguel D'Escoto, ministro degli Esteri, il trappista Ernesto Cardenal, ministro della Cultura e padre Edgar Parralles, ministro del Benessere sociale. Di recente, l'arcivescovo di Managua ha imposto loro l'ultimatum di abbandonare le cariche politiche. ' Proprio Ieri la Radio Vaticana ha riferito un appello contro la violenza nel Salvador, lanciato in cattedrale dal sacerdote Jesus Delgado, al posto del vescovo venuto a Roma per le celebrazioni dei Concilii, domenica, e soprattutto per le riunioni aperte in Vaticano sul Centro-America. L'emittente ha ricordato che nella sola settimana scorsa la guerra civile in Salvador ha mietuto duecento morti. A quanto affermano ambienti latino-americani, due linee si confrontano nelle Chiese ceniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii tro-americane e trovano espressione in mons. Lopez Trujillo, favorevole a un impegno esclusivamente pastorale, e nell'esempio di mons. Romero, sostenuto in particolare dal card. Pironio e da padre Arrupe. Ai vescovi riuniti in Vaticano è giunto un appello del segretario generale di Amnesty International che denuncia: 'Negli ultimi tre anni migliaia di persone sono state uccise nell'America Latina; la Chiesa latino-americana ha perso molti dei suoi membri attivi nella difesa dei diritti umani» a cominciare da mons. Romero. 'Questo coraggioso lavoro ha contribuito a salvare la vita di molte persone, a proteggerne altre dalla tortura e dalla sparizione, a rendere coscienti molti settori della popolazione dei loro diritti e di come difenderli». Amnesty conclude citando una frase di Papa Wojtyla: Di fronte alle violazioni dei diritti umani quello che si può fare e quello che si può dire dovrebbe essere la preoccupazione di tutti gli uomini e donne di buona volontà». Lamberto Furno