Lingua italiana, che gran passione!
Lingua italiana, che gran passione! Lingua italiana, che gran passione! Nel parlare corrente, sui giornali («Se cambiava la legge, fallivano le fabbriche delle doppiette», è un titolo de La Stampa del 20 maggio) e alla tv. vi è la tendenza a non usare più il congiuntivo e il condizionale, come richiederebbe la consecutio temporum. bensì l'indicativo. Anche l'uso improprio del passato prossimo al posto del passato remoto è frequente. La lingua italiana sta cambiando, come tutte le lingue parlate e perciò lingue vive, ma non soltanto nella scelta dei vocaboli. Sarebbe interessante, nella rubrica del linguista, un «aggiornamento» anelie di grammatica e sintassi. Stefano Bertoldi. Torino Temi liberi Sono una studentessa del liceo classico e desidero comunicare il mio dissenso dall'articolo di Frutterò e Lucen- tini sui temi scolastici (La Stampa, 16 maggio). Ho sempre rifiutato i temi che non mi permettevano di formulare giudizi o esprimere mie opinioni, e proprio perché ho coscienza di conoscere solo superficialmente autori quali Dante. Foscolo. Manzoni e cosi via, ho sempre preferito dare un saggio della mia capacità di scrivere in corretto italiano su argomenti quali l'amicizia, i problemi della mia generazione, le mie personali aspirazioni, ecc. Se infatti potrei con estrema facilità dire quattro parole altrui sul D'Annunzio, e dimostrare quindi di averlo se non altro studiato, non credo che questo citarsi addosso, questo alienante riportare altrui opinioni serva a qualcosa: già l'interrogazione orale infatti permette di verificare ampiamente la preparazione dell'alunno, al quale si potrebbe anche lasciare un po' di spazio «libero», il tema appunto. E non mi si venga a dire che lo scrivere in buon italiano (ma quale italiano poi?) è un miraggio: non so nulla di arte moderna o di musica classica, ma mi arrogo il diritto di affermare di saper scrivere. Elisabetta Manfredi • Savona Sonetti toscani Mi lascia perplesso il fatto che il linguista Tristano Bolelli. nell'articolo pubblicato su La Stampa del 21 maggio, abbia attribuito a Renato Fucini un sonetto, messo in bocca a due popolani pisani, che a me pare scritto in dialetto romanesco. Si potrebbero avere chiarimenti sulla citazione stessa? Fausiino/Interiore Roma 17 sonetto è tratto da Le Poesie di Neri Tanfucio, Bemporad. Firenze 1919 (ed. XXIV). t b
Persone citate: Bemporad, D'annunzio, Elisabetta Manfredi, Foscolo, Manzoni, Renato Fucini, Stefano Bertoldi, Tristano Bolelli
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