Kandinskij è ancora vietato ai russi di Fabio Galvano

Kandinskij è ancora vietato ai russi POLEMICHE (E SCOPERTE) IN URSS ALLA MOSTRA «MOSCA-PARIGI»» Kandinskij è ancora vietato ai russi Copia dell'esposizione di due anni fa al Beaubourg, ospita per la prima volta opere finora nascoste - Ma vi sono ammessi in pochi e il catalogo è sparito per un caso di censura: alla voce Surrealismo si parlava di Trockìj DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Inaugurata mercoledì, da giovedì aperta altossale mostra «Mosca-Parigi 1900-1930. al Museo Pushkln è ufficialmente aperta al pubblico da giovedì mattina. Pare tuttavìa che le sale siano quasi deserte: pochissimi e superselezlonati i russi che vi sono ammessi, porte chiuse per gli stranieri, .esaurito* il catalogo (27 mila copie dichiarate), che nessuno ha mai visto. E' una nascita non senza contrattempi artlstico-politici, sebbene si tratti di una copia quasi fedele della mostra organizzata due anni fa al Centro Pompidou (Beaubourg) di Parigi. Il periodo al quale essa fa riferimento rappresenta, con la Rivoluzione d'Ottobre e il passaggio dalla Russia degli zar a quella dei Soviet, un momento critico anche per la vita artistica, che vide la nascita e la repressione (poi codificata da Stalin con l'imposizione del realismo socialista a esclusione di tutto il resto) di ogni movimento o filone d'avanguardia. Se in questi ultimi anni 11 freno si è un po' allentato, l'arte dei Kandinskij e dei Malevich, del Tatlin e del Lissitskij resta perlomeno •sospetta-, in buona parte relegata agli archivi sotterranei delle grandi gallerie. La sua apparizione in pubblico. In qualche cono per la prima volta dopo mezzo secolo, provoca indefinibili malesseri, incertezze, perplessità. Di qui la nascita, per certi versi tumultuosa, di questa .Mosca-Parigi.. Il «giallo- del catalogo esemplifica questa situazione. Lo si è visto mercoledì, all'inaugurazione, poi è sparito. Il male, si dice, non viene dai contenuto globale (ricalca quello già attentamente vagliato da Mosca due anni fa), ma da un solo passaggio. Nel capitolo dedicato alla letteratura i sovietici avevano voluto un paragrafo sul Surrealismo, poi contestato perché vi si parlava anche di Trockij. E l'autore francese, di fronte alla censura, ha chiesto di togliere la propria firma. Bloccato per questo? Pare difficile da credere. La verità, forse, è che l'ingresso alta mostra può essere controllato, la visione di un catalogo no. Ora gli organizzatori dicono che le copie sono esaurite. Ma la mostra non è che all'inizio dei suoi quattro mesi. E' un esempio — uno dei tanti — delle difficoltà di questo parto culturale. La conferenza stampa, dalla quale i giornalisti stranieri speravano di sapere con precisione se vi fossero stati cambiamenti rispetto alla mostra di due anni fa a Parigi, è stata anticipata di due ore, mercoledì mattina, e pochi sono stati avvertiti del cambiamento. Chi è arrivato all'ora fissata in precedenza, per una rapida anteprima, ha trovato le porte sbarrate. Né sarà facile vedere questa mostra. I biglietti, dicono al Pushkin, sono già stati venduti per tutto il mese di giugno. In realtà non risulta che siano mai stati messi in vendita. Sono stati assegnati, si dice, a fabbriche, sindacati e istituti, affinché possano mandarci, del loro iscritti, quelli che ne facciano richiesta. Senza percorrere uno dei canali «ufficiali», per ora, la •Mosca-Parigi» è inavvicinabìle. La censura può essere esercitata in mille modi. Si ha l'impressione, di fronte a questa iniziativa importante (e straordinaria, bisogna sottolinearlo), che il ministero sovie tlco della Cultura sia dibatta te fra due imperativi: quello propagandistico, che trova facile e meritato carburante nell'orgoglio di una mostra senza precedenti in questo Paese, e quello della prudenza, che tende a frenare qualsiasi interesse non strettamente controllato. Di fatto i responsabili sovietici della mostra hanno dovuto piegarsi, sulla base degli impegni assunti due anni fa, ad alcune insistenze di parte francese che risultano sicuramente •scomode». Ci sono state divergenze sui manifesti della .proletkult., la cultura del proletariato, e c'è stato uno scontro sul modello di Tatlin per il monumento «Le torri della Terza Internazionale»: i russi volevano, sullo sfondo, una gigantografia di Lenin che, secondo i francesi, avrebbe rovinato la prospettiva. Nella sezione dedicata alla letteratura, dove compaiono libri, riviste e manoscritti mai visti qui prima d'ora, i sovietici non hanno voluto che il materiale fosse accompagnato da traduzioni o note esplicative. Oli accostamenti di certi quadri, dicono i francesi, ne riducono l'impatto. Ma pazienza. La mostra — circa 2500 pezzi — è divisa in numerosi settori: dalla pittura alla grafica, dalla scultura all'arte applicata, dall'architettura ai poster propagandistici, dalla pubblicità al teatro, dalla musica alla fotografia. Tutti gli aspetti della vita culturale, insomma, che hanno testimoniato nei primi trent'anni del secolo un legame fra Parigi e Mosca quale non si è forse verificato in alcun'altra epoca fra culture geograficamente cosi distanti. E questa mostra corona — con la «gemella» di due anni fa a Parigi — una serie di iniziative artistiche che hanno una tradizione ormai quasi secolare, prima e dopo la Rivoluzione. Cechov e Apollinare, Tolstoj e Proust, Majakovskij e Rolland propongono influenze letterarie; Shechtel e Oarnier, Shusev e Ouimard, Zholtovskij e Le Corbusier rif lettono i contatti dell'architettura. Compaiono i poster e la pubblicità di Majakovskij, Moor, Lebedev, Rodchenko, le sculture di Tatlin, in una girandola di nomi illustri, molti dei quali messi in penombra dagli imperativi del realismo socialista. Ma è nel settore della pittura, dominante, che Mosca vive un'esperienza nuova. Qualche cambiamento, rispetto a Parigi, c'è stato. Ma, si afferma, questo è dovuto a) mancato arrivo di opere richieste (è 11 caso, per esemplo, di Rodchenko). Non c'è motivo di mettere in dubbio questa spiegazione, perché di fatte i sovietici hanno rimediato riportando alla luce del sole opere scomparse. E' il caso, per esempio, della Composizione numero 7 di Kandinskij, che ha ora la sua «prima» dopo decenni nelle casseforti della Galleria Tretjakov: non si era vista neppure a Parigi, due anni fa. Ricompare, dello stesso Kandinskij. la Composizione numero 6, vista a Parigi e poi — ma soltanto periodicamente — all'Ermitage dii Leningrado. Per la prima volta Mosca accoglie Pilonov, che solo da due anni (cioè dopo Parigi) era esposto al Museo russo di Leningrado. Malevich è al gran completo (ricompare a Mosca per la prima volta dal 1929. se si fa eccezione per un paio di opere minori esposte in una galleria secondaria). Accanto a lui, oltre ad alcuni surrealisti francesi che i sovietici non volevano (Mirò, Max Ernst), tutti i. nomi di maggior pregio messi al bando in epoca staliniana: Lentulov, Vassiliev. Zadkin, Altman, Pevsner, la Popova, Gabo, Lissltskij. Chagall. Oli si affiancano, in un abbraccio tra epoche e stili diversi, gli eredi dell'Ottocento (Repln, Surikov, Serov, Nesterov, Vrubel, con i francesi Monet, Renoir. Cézanne, Bonnard, tanto per citarne alcuni) e gli esponenti dei circoli artistici d'inizio secolo nella Russia prerivoluzionaria (Dabuzhin skij, Rerich. Sarlan, Koncha lovskij) e in Francia (Picasso, Matisse, Braque). Ma anche i pittori nati dalla Rivoluzione, come Grekov, Petrov-Vodkln, Juon, Kustodiev, affiancati dal Picasso de) «periodo classico», da Matisse, dagli esponenti del Purismo e del Costruttivismo (Leger). Una ricchezza di nomi che può far dimenticare le difficoltà e i timori di questa difficile nascita. Fabio Galvano