I Sam sulla scacchiera di Frane Barbieri

I Sam sulla scacchiera I Sam sulla scacchiera Più che alle regole del domino, teorizzate da Kissinger, siamo ad una partita di scacchi. E qui i sovietici sembrano rivelarsi un'altra volta dei grandi maestri. Quando il gioco già stava per diventare monotono, con la ripetizione delle stesse mosse c contromosse, ecco che Breznev fa avanzare d'improvviso una pedina marginale, la quale però ha l'effetto di sconvolgere lo scacchiere. Si tratta dei missili Sam, piantati nel Libano dai siriani e dai libici. Nel farli muovere o lasciare che siano mossi, fa io stesso, Breznev sembra essersi ispirato al campione mondiale Anatolij Karpov: ha piazzato la sua pedina e ora circola tranquillo attorno al tavolo del gioco lasciando che gli avversari si affannino a cercare la mossa adeguata per contenere almeno i danni. Quali sono gli effetti della insidiosa avanzata della pedina missilistica in Medio Oriente? In primo luogo cadono gli ac¬ cordi di Camp David, stipulati faticosamente tra Sadat e Begin, con Carter mediatore e garante. Cadono almeno come punto di partenza di una pace che doveva vedere il graduale allineamento degli arabi moderati sulle posizioni egiziane e il conseguente isolamento degli arabi radicali e rivoluzionari. Nella crisi, resa più acuta a causa dei missili Sam, le cose vanno in direzione inversa. Sadat si trova isolato. Gli arabi moderati si vedono costretti ad esternare la loro solidarietà con l'ala radicale, dato che in Libano, dove Assad e Gheddafi sono impegnati, si difende la causa panaraba e palestinese. Lo stesso governo israeliano viene indotto alla moderazione, non verso II Cairo, ma nei confronti del «Fronte del rifiuto». La mossa di Breznev ha capovolto anche il ruolo degli Usa. Anzitutto Reagan, che aveva giurato di non negoziare prima di stabilire un equilibrio di forze, e che di questo giuramento aveva fatto una dottrina strategica, si trova oggi a negoziare più freneticamente di quanto avesse fatto Carter, accusalo e sconfitto da lui come un «ossesso da negoziati». In più, Reagan tramite Habib, deve negoziare e mediare non tra II Cairo e Tel Aviv, ma tra Tel Aviv ed il «Fronte del rifiuto», cercando di ammansire la sua ala più intransigente. L'effetto più sconvolgente della mossa con i Sam diventa tuttavia il ritorno dell'Urss nel Medio Oriente. Tutte la strategia di Kissinger, tutta l'operazione di Camp David, erano atte ad estromettere Mosca dall'intreccio mediorientale. Il petrolio era troppo vicino. I sovietici, tagliati fuori dopo l'insuccesso della Conferenza di Ginevra e tenuti accuratamente in disparte da ogni nuova Frane Barbieri (Continua a pagina 2 in settima colonna)