Tra gli alleati una sedia vuota di Arrigo Levi

Tra gli alleati una sedia vuota L'Italia isolata dalla crisi Tra gli alleati una sedia vuota La crisi di governo sta paralizzando la politica estera italiana, in un momento assai impegnativo per tutti i governi occidentali. Tra giugno e luglio si tengono infatti, da alcuni anni, due «vertici» economicopolitici, nei quali si definiscono le grandi linee della politica dell'Alleanza Occidentale, su tutti i principali problemi. I due vertici dell'81 si annunciano come molto importanti anche perchè vi parteciperanno due uomini nuovi: il presidente americano Ronald Reagan e il presidente francese Francois Mitterrand. Un quadro internazionale particolarmente teso, e l'atmosfera di suspense attorno alla Polonia (dove si terrà a metà luglio il congresso straordinario del poup, che dovrebbe rendere definitiva la «svolta polacca»: ma non si può dimenticare che nel 1968 un simile congresso straordinario del partito comunista cecoslovacco fu impedito dall'invasione sovietica), contribuiscono a dare ai vertici di giugno e luglio un rilievo straordinario. Purtroppo, dalla preparazione di questi convegni se non dai convegni stessi, l'Italia acefala di queste settimane sarà quasi assente; è possibile ridurre il danno che ne deriverebbe ai nostri interessi? Il primo dei due vertici, il Consiglio Europeo (la riunione periodica dei capi di governo dei dieci Paesi della Comunità Europea), si terrà a Lussemburgo il 29-30 giugno; il secondo, il vertice dei capi di governo delle sette maggiori potenze (Stati Uniti, Giappone, Canada, Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia) avrà luogo ad Ottawa dal 18 al 21 luglio. Come vuole oramai la tradizione, anche questo Consiglio Europeo di primavera acquisterà il carattere di preparazione del successivo vertice a sette. I problemi che dominano l'«agen< da» mondiale sono sia politici, sia economici: comprendono questioni concrete e spinose come le esportazioni giapponesi in Europa e in America, e grandi temi globali, come il rapporto con l'Unione Sovietica (sia politico, sia strategico), il Medio Oriente, i rapporti Nord-Sud: questi ultimi saran no a loro volta oggetto del primo grande vertice delle maggiori potenze del mondo (26: ma finora, tra gli invitati, l'Italia non c'è), che si terrà nell'ottobre di quest'anno a Cancun, nel Messico. Il Consiglio Europeo, oltre a preparare la posizione comune dell'Europa nel successivo vertice a sette, dovrà affrontare problemi interni della Comunità di grandissima importanza, a cominciare dalla proposta, che la Commissione della Cee dovrà presentare a metà giugno, sul «riequilibrio» del bilancio della Comunità. Un anno fa, fu proprio il ministro degli Esteri italiano Emilio Colombo a trovare, con una azione diplomatica che fu allora giudicata preziosa dai nostri partners, la via d'uscita dal drammatico dissenso sul «deficit di bilancio» inglese, attraverso un insieme di misure provvisorie, che prevedevano però la ristrutturazione del bilancio europeo entro il 1981, o, se l'accordo fosse mancato, entro la fine del 1982. La proposta della Commissione sarà dunque il punto d'avvio di un negoziato di importanza basilare per il futuro della Comunità; in esso tutti si attendevano che proprio l'Italia e il suo attuale ministro degli Esteri avrebbero avuto un ruolo di primo piano, dettato anche dalla nostra particolare posizione di quarta «grande potenza» europea, vicina peraltro, in modo significativo, agli Stati minori di più acceso «europeismo». Non si dimentichi poi che la ristrutturazione del bilancio comunitario può toccare nostri interessi vitali, particolarmente nell'agricoltura, e che essa potrà facilitare, o pregiudicare, l'adesione della Spagna alla Cee. In vista di questi impegnativi convegni, erano in programma molti incontri bilaterali: proprio lunedi Forlani e Colombo sarebbero dovuti arrivare a Londra per colloqui con la signora Thatcher e Lord Carrington; è ancora in programma una visita a Roma del Cancelliere Schmidt, per il 17-18 giugno (ma è quasi certo che, a crisi aperta, andrà a monte), mentre l'I 1 giugno doveva fare sosta a Roma, durante un «giro europeo» pre-Ottawa, il premier giapponese Suzuki. Infine, si stava preparando una serie di incontri bilaterali del ministro degli Esteri Colombo con i suoi principali-colleghi europei; tra questi il nuovo ministro degli Esteri francese Claude Cheysson, suo vecchio amico, che ha telefonato anche l'altra sera a Colombo da Parigi, al ritorno dalla sua prima visita a Bonn. Purtroppo, anche questo programma è ora in forse: Colombo teme che una sua intensa attività, a crisi aperta, possa apparire una scorrettezza, una manifestazione d'invadenza. La verità è però che l'inazione ci danneggia. Ci sembra che, perlomeno, l'attività essenziale della nostra diplomazia non dovrebbe essere paralizzata, in un momento cosi caldo, dalla crisi di governo; abbia dunque Colombo gli incontri bilaterali che appaiono necessari ed urgenti. Del resto, la base di consensi alla politica estera dell'ultimo governo era molto larga, comprendendo su molti temi anche l'opposizione, tanto da giustificare queste iniziative nell'interesse del Paese. Arrigo Levi

Persone citate: Claude Cheysson, Emilio Colombo, Forlani, Francois Mitterrand, Lord Carrington, Ronald Reagan, Thatcher