All'Alfa i sospesi vanno in fabbrica di Francesco Bullo

All'Alfa i sospesi vanno in fabbrica Sindacato e direzione tentano di risolvere il caso dei 500 che respingono la «Cassa» All'Alfa i sospesi vanno in fabbrica DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — Mentre a Torino la Firn chiamava a raccolta i lavoratori Fiat in cassa integrazione, a Milano, nella sede Intersind di corso Europa, il consiglio di fabbrica dell'Alfa di Arese e del Portello (23.500 addetti che producono Giulietta. Alfetta. Spider. Alfettona, Gt, Gtv, Turbo) incontrava la delegazione aziendale. Tema: la sospensione a zero ore per tre mesi di 585 operai. Una trattativa difficile che è proseguita per tutto il giorno con un alternarsi di riunioni congiunte e «momenti di riflessione» in salette separate. A sera non si intravedeva ancora la possibilità d! sbloccare la vertenza. Il caso è scoppiato lunedi mattina quando gli oltre 500 dipendenti per t quali partiva la cassa a zero ore (sarebbero dovuto rientrare in azienda,, tenendo conto delle ferie, il 5 ottobre) si sono presentati regolarmente ai cancelli. Sono entrati ed hanno timbrato il cartellino, non quello abituale «giallo ocra» che l'Alfa aveva ritirato, ma uno identico di colore verde, fatto stampare dal consiglio di fabbrica. La stessa cosa si è ripetuta ieri. Questa sfida riapre uno scontro duro, a soli dieci giorni dalla firma di un verbale sottoscritto da Intersind, Alfa Romeo, Firn, consiglio di fabbrica. In quel documento le parti riconoscevano ia necessità di ricorrere alla Cassa per la situazione del mercato (alcuni modelli non «tiravano») e per eliminare il crescente numero di auto non vendute che riempivano i piazzali. Di conseguenza veniva deciso di sospendere 7800 dipendenti a rotazione fra il 1" giugno e l'inizio di ottobre. Per 285 di questi, direttamente impegnati nella produzione, veniva accettata dal sindacato anche la Cassa a zero ore. Non tutti i delegati erano però d'accordo. Una parte (per lo più Fim-Cisl) aveva sostenuto fino in fondo la linea dura del rifiuto, ed era stata battuta ai voti: una trentina contro 160. Restava aperto il problema degli indiretti, cioè dei dipendenti addetti ai servizi, per i quali il numero non era stato precisato. E' stato questo a ridar fuoco alle polveri. Quando l'azienda ha detto ad oltre 500 che dovevano restare a casa, senza rotazione, la Firn ha risposto accusando l'Alfa di stravolgere l'accordo e rifiutando .questa sorta di lista di proscrizione». La parola d'ordine è stata: tutti in fabbrica. L'azienda prima ha diffidato gli interessati a passare i cancelli, poi ha accettato. E le parti ieri si sono sedute intorno ad un tavolo per discutere. Fin dalle prime battute è parso chiaro che tra i delegati prevaleva la linea del «no» pregiudiziale alla sospensione a zero ore, considerata una discriminazione. Più d'uno ha urlato: .Rotazioneper tutti». Questo atteggiamento ha fatto irrigidire l'azienda: .Non si vede la ragione di praticare una discriminazione all'inverso — ha detto un portavoce dell'Alfa — nel senso di tenere in fabbrica assenteisti cronici e di sospendere quelli che lavorano con impegno. Né si possono escludere dal provvedimento i sindacalisti, attribuendo loro questo ulteriore privilegio». La rottura è stata evitata in extremis e le delegazioni, a ranghi ristretti, sono tornate ad incontrarsi in serata. Francesco Bullo

Luoghi citati: Arese, Milano, Torino