Scandali, inchieste e fallimenti offuscano la stella dei cavalieri di Liliana Madeo

Scandali, inchieste e fallimenti offuscano la stella dei cavalieri Come già l'anno scorso, l'onorificenza '81 non verrà assegnata Scandali, inchieste e fallimenti offuscano la stella dei cavalieri Si attendono le nuove norme, con criteri di selezione più severi, dopo gli «infortuni» degli ultimi anni (da Caltagirone a Musselli) - Il segretario della Federazione: «L'Ordine torni a essere un premio per chi ha ben operato» ROMA — Nessun 'Cavaliere del lavoro» edizione 1981. E' il secondo anno che accade. Gli ultimi decreti di nomina sono del '79: li emise Per tini. Dicono al Quirinale: «/I Presidente fece fare alcuni controlli sulla lista dei candidati che gli era stata sottoposta. Qualche cancellazione fu fatta.. Proprio quell'anno la stella al merito è andata, fra gli altri, ad Arcangelo Belli, vicepresidente e consigliere delegato della immobiliare-Sogenc, finito in galera per ordine del giudice Alibrandi. E' stata l'unica volta che il presidente Pertlni ha avallato la concessione dell'alta onorificenza. Nella primavera dell'80 il ministro dell'Industria — che per legge è presidente dell'Ordine dei cavalieri del lavoro — si recò al Quirinale e venne deciso di sospendere le nuove nomine, in attesa di un nuovo provvedimento che prevedesse controlli più rigorosi sui candidati. Il disegno di legge fu presentato da Bisaglia nell'agosto di quell'an¬ no. Una sola volta, il 12 novembre, la commissione Industria del Senato lo prese in esame, per decidere di rinviarne la discussione. L'ondata degli scandali che avevano investito autorevoli personaggi insigniti dell'onoreficenza si era fatta impetuosa dopo il '77. Quell'anno fu nominato cavaliere il «palazzinaro» Gaetano Caltagirone. Il personaggio era già chiacchierato. Alla riunione del consiglio dell'Ordine, quando si trattò di discutere la sua candidatura, ci furono proteste e malumori. Ministro dell'Industria era Donat-Cattin. Aveva proposto, scelto e sostenuto tanti valenti imprenditori. Aveva anche bocciato la candidatura di Andrea Rizzoli, che dovette aspettare un altro anno prima di essere insignito. Ma nei confronti di Caltagirone il suo orientamento era di deciso sostegno. Durante la riunione venne ventilata l'esistenza di una lettera di Andreotti — presidente del Consiglio — che segnalava i meriti di Cai- tagirone. Caltagirone divenne cavaliere. Il «palazzinaro» romano offrì agli amici un ricevimento sontuoso. Per la nobile istituzione dei cavalieri del lavoro — nati nel 1901 con regio decreto, e riconosciuti dalla Repubblica italiana con una legge del 1952 — era appena l'inizio di una se¬ rie di avvilenti coinvolgimen-1 ti. Attualmente, fra i 400 che ne fanno parte e rappresentano l'elite dell'imprenditoria italiana, si può contare un alto numero di implicati in scandali, brutte storie di evasioni fiscali, latitanze, clamorosi ordini di cattura. Per ordine di Alibrandi sono via via finiti in carcere l'ex presidente della Cariplo Giordano dell'Amore, gli industriali Felice Fossati Bellani e Luigi Maraldi. Sono stati raggiunti da pesanti accuse il presidente della Sir Nino Rovelli, il presidente della Liquichimica Raffaele Ursini, l'industriale romano Raffaele Nistri (per esportazione illecita di valuta), Vincenzo Cazzaniga (citato dalla Esso di cui era presidente per rispondere di circa 40 miliardi). Alessandro Alexandri presidente della Socogen (inchiesta sui «fondi bianchi» de intanasse), l'ex presidente dell'Imi Giorgio Cappon . (scandalo Sir), Mario Einaudi ex presidente dell'Egam (citato a giudizio di responsabilità davanti alla Corte dei conti), Pietro Barilla (condannato dalla Cassazione civile a risarcire tre miliardi e mezzo al ministero del Tesoro per esportazione illecita di valuta), Italo Gemini ex presidente dell'Agis (finito nell'inchiesta sulle stime gonfiate dell'Ufficio tecnico erariale per le «regalie» a Gaetano Caltagirone), il petroliere Bruno Musseili (scandalo petroli). Non meno nutrito l'elenco dei cavalieri che, al momento della denuncia dei redditi, sono risultati poco meno che nullatenenti o a capo di imprese che facevano acqua da tutte le parti. Belli, nel '77. poteva contare su un reddito di 6 milioni, nel '76 poco più di 5. nel '75 4 milioni e 600 mila lire. Fra i «palazzinari», nel '77, Leonardo Castelli dichiarava un reddito inferiore ai 7 milioni, Aldo Samaritani di 5 milioni e mezzo, Serafino Scarrozza 9, Gastone Bazzocchi 14. Col tempo la situazione si è fatta sempre più imbarazzante, fra gli uomini del «palazzo della civiltà del lavoro», all'Eur. Un anno fa il presidente della Federazione, Bruno Velani, convocava una conferenza stampa pei prendere le porti sulle candidature sono distanze dalle «pecore nere» e sottolineare i criteri in base ai quali avvengono le nomine, quella «discrezionalità» del potere politico (la responsabilità finale della scelta spetta al ministro dell'Industria, mentre le «rose» dei nomi vengono fornite dalle strutture regionali dell'Ordine, i rap- istruiti dai prefetti), discrezionalità cui far risalire appunto le nomine «più chiacchierate». Già nel '77 la Federazione dei cavalieri si era mossa per segnalare il proprio disappunto: in una lettera al ministro dell'Industria esprimeva perplessità per «l'esame superficiale» di ogni candidato. Il dott. Giorgio Gicca Palli, da trentanni segretario generale della Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro, dice: «Ho visto entrare fior di gente, qui. Mi auguro che l'Ordine torni ad essere quello di prima, un premio per chi ha bene operato, e anche un incentivopergli altri». Liliana Madeo

Luoghi citati: Caltagirone, Musselli, Roma