Inchiesta P2s il col. Viezzer e Labruno si tendano pesanti accuse eli spionaggio di Giuseppe Zaccaria

Inchiesta P2s il col. Viezzer e Labruno si tendano pesanti accuse eli spionaggio I due ufficiali dell'ex Sid interrogati ieri dal magistrato che conduce le indagini su Gelli Inchiesta P2s il col. Viezzer e Labruno si tendano pesanti accuse eli spionaggio Il capitano è stato sentito come testimone: «Chi dice che collaboravo col Kgb è pazzo; non avevo accesso ai documenti sequestrati a Gelli» - Tra le carte recuperate in Toscana anche recenti rapporti dei servizi segreti? ROMA — L'unica indiscrezione che per ora è filtrata, sui documenti recuperati in Toscana, rende la vicenda «P2» ancora più preoccupante: tra i documenti, oltre a lunghe analisi storiche del giornalista Coppetti, ci sarebbero altri rapporti dei servizi segreti riferiti a episodi piuttosto recenti. Il che significa che quei rapporti sarebbero usciti non solo dal vecchio Sid. ma anche dai «servizi, appena riformati. Non occorrono grossi sforzi di immaginazione per rendersi conto di quali complicazioni questo elemento può inserire in un'inchiesta già cosi intricata. Ma se dei nuovi servizi di sicurezza si parlerà presto, per il momento gli ufficiali che sono già coinvolti nell'ipotesi di spionaggio continuano a parlare delle vecchie strutture. Antonio Viezzer continua a insinuare pesanti sospetti sul capitano Labruna. il capitano risponde che la spia della «P2» nel Sid era Viezzer. L'inchiesta sul contributo di organi dello Stato alla creazione de!l'«archivio Gelli», e sull'uso di quelle informazioni, sembra ancorata a questa contrapposizione. Qualcuno in carcere, è forse disposto ad ammettere qualche responsabilità per la «fuga» di un vecchio fascicolo, o di poche notizie senza importanza. Ma l'etichetta di spia dei russi non l'accetta nessuno. E' vero che collaborava al Kgb?. è stato domandato a Labruna durante il nuovo interrogatorio che si è svolto ieri. L'affermazione veniva da un teste sentito negli ultimi giorni. -Chi dice queste cose può solo essere pazzo-, è stata la secca risposta. E più tardi, esaurita la testimonianza, è stato il difensore del capitano. Rinaldo Taddei, a sottolineare allarmato che Labruna -come teste, sa molte cose, e Ila intenzione di dirle-. Frase che può essere interpretata come una dichiarazione di disponibilità, ma anche come un avvertimento: tinche rimane testimone, cioè. Labruna è disposto a collaborare. Nel caso in cui la sua posizione dovesse mutare, potrebbe anche cucirsi la bocca. Chi questo problema dovrebbe averlo ormai superato, è il colonnello Viezzer. Nel tardo pomeriggio di ieri è toccato nuovamente anche a lui: il giudice Domenico Sica è tornato nel carcere di Regina Coeli per il secondo interro¬ gatorio, rinviato più volte negli ultimi giorni. Grazie alle prime ammissioni dell'arrestato, il magistrato aveva potuto recuperare altri documenti di Gelli nel misterioso studio professionale della Toscana. L'esame di quelle carte gli ha fornito adesso altri elementi, completati poi da quello che Labruna ha detto nell'interrogatorio della mattinata. Il capitano continua a sostenere di non aver mai avuto accesso ai documenti di cui oggi si parla, né a quello (l'ormai famoso -M.Fo. Biali. sullo scandalo del petrolio) sul quale Sica stava indagando prima ancora che lo scandalo «P2» esplodesse. Anche su questo punto il contrasto tra i due ex ufficiali del Sid è completo: e visto che al centro di questo vorticoso traffico di documenti, appare costantemente anche il giornalista Mino Pecorelli. ucciso dopo la rottura co", «venerabi- j le maestro», anche i rapporti col direttore di OP diventano occasione per uno scambio di accuse. Viezzer dice che Labruna, pochi mesi prima dell'omicidio, gli aveva detto di aver «agganciato» il giornalista. Labruna ribatte che le ultime accuse lanciate da Pecorelli su OP. furono proprio contro Viezzer. Per il momento, è il capitano che sembra uscire vincente da questa contrapposizione: il bilancio (e le prime concrete indicazioni sui responsabili di una sistematica violazione del segreto di Stato) potrà aversi solo quando, con la formalizzazione. Sica formulerà anche una serie di richieste. Quella sarà forse l'occasione per cercare di sapere qualcosa in più sui documenti sequestrati nei giorni scorsi in Toscana. In procura si continua a definirli -di estremo interesse- e del valore che viene attribuito al loro contenuto è testimonianza anche l'assoluto riserbo. Per comprendere gli sviluppi di questa indagine che continua a gonfiarsi, e comprende ormai massoni e spie, petroli e pallottole, bisognerà attendere dunque ancora qualche giorno. Già definiti sono invece gli sviluppi di un'altra inchiesta che era stata riaperta sul filone «P2», quella sul contratto Eni-Petromin per la fornitura di petrolio saudita. Ieri il sostituto procuratore Orazio Savia ha trasmesso all'Inquirente il re.socondo degli ultimi accertamenti. Al dottor Sica resta invece un'altra appendice della vicenda: quella che nasce dal ritrovamento nell'archivio di Gelli di documenti riservati sull'affare, usciti dal ministero del Commercio con l'estero. Per questa ennesima «fuga» di materiale restano indiziati di spionaggio tre ex collaboratori del ministro Staminali: Bisignani. Battista e Davoli. Ma della «P2», del gigantesco intrico di complicità che la loggia nascondeva, si potrebbe parlare presto anche in un altra sede, quella parlamentare. Il pei. con una proposta di legge dei deputati Fracchia, Cecchi, Chiovini e Pochetti, ha chiesto ieri l'istituzione di una commissione Darlament^re d'inchiesta Ieri sera è stato interrogato come testimone anche il gen. Romeo, successore di Maletti a capo dell'ufficio «D» del Sid. Giuseppe Zaccaria

Luoghi citati: La Loggia, Roma, Toscana